Archive for Gennaio 28th, 2012

Esempio di vino naturale (debole)

sabato, Gennaio 28th, 2012

Ieri sera ho bevuto un vino francese, importato da Arkè, la distribuzione della famiglia Maule e di VinNatur. E’ il Cyril Le Moing, Grolleau Noir 2009. Costo di 16.40 Euro nel sito di Arkè.
Il Grolleau Noir è un vitigno della zona della Loira, autoctono, utilizzato soprattutto come rosato nel Rose d’Anjou. Ha una grande acidità e una bassa resa alcolica. Un vitigno francese rosso minore, che Cyril Le Moing lavora – Martigne’ Briand – in regime biologico e naturale, da vigneti di 60 anni di età. Pochi trattamenti, pochi interventi (non manca un 10% di tisana d’ortica). Niente chiarifica o filtrazione.
Il suolo è calcare (70 percento) e argilla (30). Il Vin de Table che ho bevuto è Grolleau Noir in purezza, chiamato nell’etichetta (senza annata, ma è la 2009: si capisce dalla sigla in alto a sinistra) “Grolle Noir”. Era un Triple A, adesso è passato ad Arkè.
Lo recensisco non perché mi abbia entusiasmato, ma perché è il classico vino naturale rosso “debole”. Non ha difetti, né al naso né in bocca. E questo non è poco. Ha il giusto prezzo. E’ il tentativo di nobilitare un vitigno minore(tra i produttori più noti si può citare l’Anjou Rosè di Mark Angeli).
Lo definisco vino naturale “classico” perché ha i canonici – canonizzati? – requisiti della naturalità: gran bella beva, digeribilità, acidità, una tendenza chiara a essere snello. Un vino che non vuole essere grasso: che non stanca, che mira alla piacevolezza quotidiana del bere. Oh yes.
Tutto bene, dunque? No, perché il Grolle Noir di Le Moing ha anche il difetto tipico di alcuni rossi naturali (mi viene in mente il “base” di Bellotti): è sì naturale, e snello, e bevibile. Ma non ha carattere. L’anelito lodevole alla “magrezza” è in parte vanificato da una sostanziale povertà di grinta, spigoli, emozioni. Il vino pecca in personalità. E’ neutro, scolastico: il classico 6 politico. A differenza di altri (non pochi) vini naturali rossi pienamente riusciti ed emozionanti.
La mineralità, decantata in alcune recensioni, c’è ma non quanto dicono. La bevibilità è innegabile, ma più che di drittezza è giusto parlare di esilità.
Pur ricordando la specificità di un vitigno che ha potenzialità limitate (un motivo ci sarà se quasi tutti lo vinificano come rosato), questi vini rossi naturali (ribadisco: scolastici) sono innegabilmente sani, ma peccano di carattere, profumi, progressione.
Mi ricordano un po’ un’acqua rossa, però con l’alcol. Lodevoli. Genuini. Ma l’emozione è un’altra cosa.