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San Fereolo (1920-2011)

martedì, Dicembre 27th, 2011

Non ho passato un bel Natale. Febbre, nausea, digiuno. E il solito rompimento di palle che mi danno le feste. L’unica cosa bella è stato dire in tivù a Minzolini quello che quasi tutta l’Italia voleva e vorrebbe dirgli. Son soddisfazioni (cit).
Poi è arrivata la notizia della morte di Giorgio Bocca. Non ho fatto in tempo a dolermene che, sul web, è montata la rumenta degli insulti grevi e irricevibili. Uno dei momenti più bassi nella storia recente di questo paese.
Della vicenda ho già scritto, non voglio ripetermi e non amo le santificazioni. Soprattutto degli “antitaliani” che hanno provocato – costruttivamente – una vita intera. Non le hanno mai volute.
Da qui all’insulto, però, ce ne passa. E l’insulto, ancor più postumo, è imperdonabile.
Nicoletta Bocca è figlia di Giorgio. L’ho vista la prima volta all’Hotel Columbus, due anni fa, Roma, per il raduno dei vini naturali. L’ho rivista, e ci ho parlato un po’ più, neanche due mesi fa a Dogliani per la rassegna di vino e cortometraggi.
Immagino che non ne possa più di essere ritenuta la “figlia di”. Posso intuire che un padre così sia stato a volte difficile. E non so se nemmeno l’effetto che ha fatto, a Giorgio Bocca, vedere sua figlia protagonista di Senza trucco, il film di Giulia Graglia che vive di capitoli femminili – e il più vero è proprio quello che riguarda Nicoletta.
Non so nulla di tutto questo.
So però che, stasera, quando tornerò a bere vino, berrò San Fereolo. Perché ho sempre amato i suoi vini (più i bianchi dei rossi: un mio limite, ormai). Perché mi piacciono le persone libere.
E perché un partigiano – io credo – si saluta con un brindisi. Un brindisi fatto bene, in solitario. Con l’unico vino possibile.