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Schiopetto – Collio Tocai Friulano 2003

venerdì, Luglio 29th, 2011

Non so se è capitato anche a voi, ma i primi bianchi “d’autore” a cui mi sono avvicinato sono stati quelli friulani. i Tre Bicchieri fissi. Jermann, Livio Felluga, Mario Schiopetto, Vie di Romans.
Parlo ormai di quindici anni fa.
L’altra sera, alla Bottega del Vino di Castiglion Fiorentino, mi sono imbattuto in una bottiglia del passato. Mio e suo. Un Collio Tocai Friulano (ancora si poteva chiamare così) del 2003. Uno dei migliori Friulano in commercio. Marco, il proprietario, me l’ha praticamente offerta.
Di quei bianchi, all’inizio, come bevitore poco smaliziato, mi piaceva la loro elegante facilità: fruttati, morbidi, piacioni, ben fatti. Poi sono cambiato io (loro no). Si sa, l’evoluzione del gusto.
Quel 2003 era ancora così. Nulla era mutato rispetto alla memoria che avevo di quei bianchi ben vestiti e premiatissimi.
Da un lato c’erano un bel giallo dorato vivo e un’acidità che aveva tenuto per otto anni. Non è poco e non molti bianchi italiani possono permettersi tale longevità. Oltretutto la 2003 è stata molto calda anche in Friuli.
Dall’altro, nonostante l’età, il legno si sentiva ancora. L’alcolicità era temperata dalla freschezza, ma si sentiva. La morbidezza, per i miei gusti, era ancora un po’ ingombrante. Nocciola, mandorla tostata e un finale dolciastro e non troppo lineare.
Mi chiedo: è davvero necessario che la tecnica, anche nelle cantine migliori, sia così ingombrante (per quanto bene usata)? Domanda retorica, temo. Figlia di un approccio ormai geneticamente e antropologicamente mutato – il mio – negli anni. Pardon, decenni.