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Ardbeg Uigeadail

lunedì, Giugno 20th, 2011

Ho già scritto più volte di quanto detesti la boria con cui i whiskari asseriscano che il vero whisky non è mai torbato. E’ un assioma snob insopportabile.
Mi sono avvicinato alla torba banalmente, bevendo Lagavulin come Fabio Montale. Mi sembrava inarrivabile, il Lagavulin da supermercato.
Poi sono passato al Caol Ila, quindi all’Ardbeg. Acquistavo le bottiglie base. Neanche pensavo che esistessero edizioni limitate.
Ora è passato qualche anno e, come in tutte le cose, il gusto si è evoluto. Affinato. La torba deve avere un tocco particolare, non essere invasiva: impreziosire il tutto.
Quando sali di livello, e incontri capolavori incommensurabili come il Bunnahabhain 1997 Wilson & Morgan Heavy Peat, non torni più indietro.
L’altro giorno, alle Carovaniere di Arezzo, ho acquistato un nuovo whisky. Avevo la tentazione di provare il già provato, ho invece scelto qualcosa che non conoscevo. Edizioni deluxe di Ardbeg.
Il dubbio era tra il Corryvreckan, più morbido, e il Uigeadail. Ho optato per il secondo.
E’ un whisky non tagliato, la gradazione è importante, sopra i 54 gradi. Anche il prezzo è impegnativo, sui 55 euro. Una miscela di tipi diversi di Ardbeg, affinata nelle botti di Sherry. Il nome è quello del lago, “oscuro e misterioso”, da cui proviene l’acqua dell’Ardbeg. E’ stato premiato whisky dell’anno nel 2009.
E’ pieno, oleoso, decisamente affumicato. Chiari sentori di olio di noce, frutta secca. Qualcuno ci ha trovato anche le caramelle alla menta (io no).
Buono, buonissimo. Però, alla fine, la scintilla non è scattata. Mi sembra un Ardbeg pur sempre istituzionale, con pochi spigoli e non troppa anima. Un prodotto di livello assoluto, ma forse ho passato anche la Fase Ardbeg. E indietro non si torna.