La musica di ieri suona molto meglio di quella di oggi (L’eterno successo di Roger Waters e David Gilmour)

rogerWatersSi sono fermati vent’anni fa, al di là di una reunion al Live8 nel 2005 e un disco prescindibile uscito un anno fa, eppure i Pink Floyd sono più vivi che mai. Ad attestarlo non è solo larga parte della loro prodigiosa discografia, ma le classifiche attuali: i due leader della band, Roger Waters e David Gilmour, dominano la scena. Il prezzo del biglietto era maggiorato e in fondo lui suona quel disco – ininterrottamente – da quasi quarant’anni, ma il successo al cinema di “Roger Waters – The Wall” è stato enorme. Più sorprendente l’exploit di “Rattle That Lock”, il nuovo album di David Gilmour. Il disco è primo in sette paesi europei, compresi Italia e Francia. Diretto da Waters con Sean Evans, “The Wall” è opera notevole. Il film non propone solo una delle date del tour del 2013, ma anche le immagini del viaggio di Waters in Francia e Italia, compresi i luoghi vicino ad Anzio dove morì il padre durante la Seconda Guerra Mondiale. Se “The Wall” del 1979 (regia di Alan Parker) esplicitava l’alienazione di un artista tormentato che di lì a poco sarebbe uscito dal gruppo e decretandone la fine creativa, l’opera attuale vira verso un ispirato e commosso pacifismo tout court. La sola versione di Mother vale la visione: prima il Waters del 1979 e poi quello di oggi, in un duetto immaginifico che sottolinea un insistito continuum artistico. L’album di Gilmour non raggiunge tali vette, ma ha il pregio raro del garbo. Non pretende di inventare nulla, anche perché i Pink Floyd in questo senso hanno già dato tantissimo. Il Gilmour attuale trae piuttosto forza dalla sua prevedibilità: dal fare quello che gli altri si aspettano da lui, e dal farlo bene. Waters e Gilmour sono sempre stati separati in casa, un po’ come Lennon e McCartney: lunare e visionario il primo, ponderato e calcolatore il secondo. Troppo bravi e troppo diversi. Quando hanno deciso – sul serio – di unire le loro sensibilità, grazie anche a Nick Mason e Richard Wright (scomparso nel 2008), sono nati gli Atom Heart Mother e i Dark Side Of The Moon. Sono nati i capolavori inauditi. Oggi Waters ha 72 anni e Gilmour 69. Sono passati cinquant’anni dai loro inizi, il diamante pazzo Syd Barrett si è dissolto anzitempo e il live di Pompei sembra appartenere a un’era lontanissima. Eppure funzionano ancora, vendono ancora, emozionano ancora. Perché? C’è una spiegazione anagrafica: molti di coloro che vanno ancora al cinema e comprano ancora dischi

David Gilmour
David Gilmour

hanno l’età dei Pink Floyd, o comunque hanno fatto in tempo a goderne. Capaci di attrarre i coetanei come i giovanissimi, i Pink Floyd hanno sempre saputo rappresentare al meglio le inquietudini del vivere, nonché quel senso talora compiaciuto di malessere esistenziale, e ciò li rende ideali come colonna sonora dell’adolescenza. C’è poi la quantità considerevole di evergreen: chi non conosce Wish You Were Here? Chi non ha ben presente l’assolo in Shine On You Crazy Diamond? Chi non si commuove – sempre, anche al 600esimo ascolto – ascoltando il dialogo tra Waters e Gilmour in Comfortably Numb? I Pink Floyd sono intrisi di epica solennità, piacciono ai perfezionisti (che impazziscono per i virtuosismi) come pure a chi chiede emozioni (fino al punto da soffrirne). Oltretutto Waters, per quanto sideralmente lunatico, nel suo percorso solista ha regalato apici inattesi: l’epifania Amused To Death, il live In the flesh, il duetto con Eddie Vedder in Comfortably numb. E’ invecchiato bene, come lui per primo non avrebbe immaginato e forse neanche voluto. Tutto questo, però, non basta a spiegare una tale longevità commerciale. Il rischio è quello della nostalgia facile, ma gli eroi di ieri – per quanto ammaccati e imbiancati – appaiono ancora inarrivabili: spesso, quasi sempre inarrivabili. E non è (solo) perché ci ricordano che a quei tempi eravamo giovani come loro, ma proprio perché oggettivamente erano (e sono) più bravi. Non vale solo per i Pink Floyd: d’estate è gravitato in Italia Mark Knopfler, e pure lui è parso di un altro pianeta. E poi Neil Young. E poi gli Stones. Eccetera. Accade anche in Italia: perché, a 70 anni o giù di lì, Battiato e De Gregori sembrano ancora così necessari e preziosi? Forse basta rispondere a una domanda: qual è stata l’ultima band che potremmo definire in qualche modo epica? I Radiohead, il cui Ok Computer è comunque vecchio quasi vent’anni. Certo che oggi esistono artisti, e band, di qualità. Certo che il mondo va avanti. Certo che nulla si può più inventare, perché le note son sempre quelle. Certo. E’ però – anche e soprattutto – questione di talento. Chi spende ancora soldi per Waters e Gilmour non lo fa (solo) per rammentare il bel tempo che fu: lo fa perché, oggi come ieri, non riesce a trovare di meglio. Lo cerca, ma non lo trova. E tutto sommato gli va bene così. (Il Fatto Quotidiano, 11 ottobre 2015)

12 Comments

  1. Bravo Scanzi , un’omaggio ad una delle piu’ grandi band di sempre , un’articolo illuminante e che descrive il sentimento e la spiritualita’ di chi ascolta i P.F.come me da adolescente in piena era “The Wall” ; sai bene che il prossimo 8 gennaio , data del suo 69mo compleanno , David Bowie pubblica il suo nuovo “Blackstar” , sara’ la riprova che il rock e sopratutto la migliore musica , e’ ancora una volta per over 60.

  2. bisogna chiedersi perchè nel campo jazzistico si va in cerca di veri talenti, si pubblicizzano corsi di musica, vengono recensiti dischi pubblicati ( non in streaming o su you tube). se provate a sfogliare periodici come “musica Jazz”, o “jazz.it” vi farete le stesse domande, e noterete una grande quantità di giovani leve. perchè questo non capita nella musica rock e pop?
    Michele Lenzi

  3. Non sono più giovanissimo, ma da musicista scarso, e da buon ascoltatore credo di poter avere la capacità di esporre un mio parere.
    Ascolto musica da oltre 45 anni, e la cosa che mi colpisce sempre è vedere che ai concerti di artisti come quelli citati nell’articolo si incontrano da 4 a 5 diverse generazioni, mentre oggi il mercato musicale sforna meteore che non riescono a superare i 5 anni di carriera. Oppure incontri il chitarrista quindicenne che ti suona l’intro di Wish You Were Here. La musica quando trasmette emozioni, lo fa per sempre.

  4. Una volta esistevano dei filtri naturali, contro ciarlatani, incapaci e falsoni.
    I filtri erano causati dalla mancanza di PC e di internet.
    Volevi incidere un brano?
    Dovevi pagare o avere talento.
    Ti serviva, quasi sempre, una band.
    Ora, non per fare il vecchio scoreggione di turno, basta veramente un PC, anche mediocre.
    Volevi fare un video?
    Non ti bastava YouTube.
    Lo dice uno che fa musica con PC e attrezzi virtuali ma che almeno non rompe la uallera in radio o in televisione.
    E poi l’aspirazione del musicista in erba (lasciamo stare facili allusioni) era quella di suonare in un locale di livello.
    Di essere pubblicato da un’etichetta e starci per un po’ di tempo, non solo per il tipico primo album e poi il nulla.

    L’aspirazione era quella di fare arte.

    Non di avere un like in più.

    Ora qual’è il punto più alto a cui molti, non tutti fortunatamente, aspirano?
    X factor?
    X factor culla i sogni di divismo di vari personaggi, non culla il talento.
    C’è qualche bravo cantante?
    Certo.
    Anche al karaoke sotto casa mia.
    Poi qui stiamo parlando di Waters, Gilmour ecc.
    Lasciamo perdere (impossibili) confronti.

    Io la penso così, ma essendo un signor nessuno, non prendetemi troppo sul serio.

    • ..hai fottutamente ragione Marco , troppa tecnologia a costo zero ha sterilizzato molti talenti , se poi ci metti il tritacarne dei media tv come x-factor , ad oggi possiamo tranquillamente decretare la fine del miglior periodo del rock (1965-1995) , una lenta agonia iniziata con la morte di John Lennon sino a quella di Kurt Cobain.

  5. Sottoscrivo in pieno. Aggiungo che l u Nico vero grande rimpianto è che se i pink Floyd fossero stati più in armonia avrebbero potuto fare molto tanto di più, visto l enorme potenziale di waters ma anche di Richard Wright, oltre naturalmente s gilmour

  6. Andrea Scanzi.
    Uno dei nostri.
    Che dire……la musica parla da sola.
    Rimarco il mio concetto espresso nel post su fbk.
    Per fortuna o per intelligenza,i PF come gruppo e singolarmente come solisti,parla la loro carriera,i loro capolavori, con alti e bassi ,e non il gossip che nulla a che vedere con L’ARTE.
    E questo non è poco.

  7. La musica di ieri suona molto meglio di quella di oggi…perchè oggi non è paragonabile a ieri, oggi è solo oggi, perchè ieri era il tempo di chi pur vivendo poco ha dato tantissimo alla musica ed oggi continuano a farlo e lo fanno ancora i più bravi in asoluto appartenuti ad un 0periodo storico, musicalmente parlando ovvio, in cui è stato dato tutto da gente assolutamente geniale. In Italia vale la stessa cosa.

  8. The Wall – Richiamo odierno di tristezza, protesta, rabbia….e finalmente di disperazione per un sistema scolastico non adeguato ed un inno degli studenti del Sud Africa nel lontano 1980 contro la propaganda razziale .Stupendo brano riproposto oggi nella scuola moderna ma sempre più conservatrice di canoni assurdi e di professori bravi ,ma troppo ottusi nel proporre cose diverse e visionarie per i loro studenti.

    We don’t need no education,
    We don’t need no thought control,
    No dark sarcasm in the classroom,
    Teachers,leave the kids alone!
    Hey,teachers leave the kids alone!!

    Richiamo di Roger Waters è oggi anche un richiamo a un “nuovo” valore, che dovrebbe essere ricercato per aggiungere un altro mattone nel muro della formazione ed istruzione! Ma questo cambiamento richiesto da Roger Waters non deve essere uno spreco di energia individuale soltanto, ma un sentimento che unisce tutti e che potrebbe partire anche da un’idea e volontà unica.

    Stupendo quest’articolo (nel titolo toglierei molto e metterei solo meglio) non solo per il contenuto, ma per l’idea del testo di Pink Floyd, come proposta di miglioramento collettivo. Se il Fatto Quotidiano pubblicherebbe questi articoli, piuttosto quelli sui vibratori trovati nel ufficio “lost and found” del EXPO,direi che il mondo potrebbe girare meglio,forse!

  9. “Lo cerca, ma non lo trova” è una frase che non mi convince affatto. Ci sono molti artisti, musicisti capaci e di talento. Scoprirli non è difficile, oggi internet da molte possibilità. Quello che manca è la voglia di cercare e l’inefficienza dei media che, per avere risalto nelle notizie pubblicate, non fanno altro che andare sul sicuro scrivendo di gruppi già conosciuti. è il mito che interessa, quello che si va a riprendere con il cellulare, nei concerti eventi dove è fondamentale dire “io c’ero” e la qualità, pur se esiste, non è la componente essenziale per determinare la scelta di vedere (non ho usato il verbo ascoltare di proposito) un artista piuttosto che un altro. Poi c’è considerare che gruppi come i Pink Floyd, Rolling Stone etc..sono nati in un momento di evoluzione musicale, in un periodo in cui c’era la speranza di cambiare le cose: la musica era un veicolo eccezionale che alimentava questo sentimento. Oggi questo non esiste, perchè c’è stato un fallimento generazionale: i sessantottini che andavano ai concerti e avevano voglia di cambiamento con il tempo hanno dovuto fare i conti con quell’utopia fallimentare. Magari oggi fanno i manager di qualche multinazionale. Per quanto riguarda l’evoluzione musicale, oggi, c’è poco da inventare visto che è stato proposto di tutto. De Gregori si lamenta perchè non riesce a far ascoltare brani nuovi. Vogliono sentire sempre le solite canzoni, quelle degli anni ’70. Non credo affatto che non sia riuscito a fare qualcosa degno di attenzione nei 40 anni successivi.
    Manca attenzione, non mancano artisti di buona qualità. E la si trova anche a bassi prezzi, non ci vogliono biglietti da oltre 100 euro per ascoltare buona musica.

    • Sono d’accordo in parte.
      Premesso che ognuno ha i suoi canoni musicali anche in funzione dell’età.
      Nella storia della musica sono sempre esistite le meteore,ma negli ultimi anni,purtroppo,se non si passa attraverso qualche talent televisivo,ammesso di arrivarci,vuoi per fortuna o per qualche raccomandazione e indubbiamente anche per delle capacità,oppure grazie a you tube,tanti giovani talenti non emergono,e anche quei pochi che ottengono dei veloci successi grazie alla televisione,non tutti sono dei veri talenti.
      Ragion per cui i gruppi o artisti che sono diventati famosi e ricchi in anni in cui esisteva solo la gavetta,il suonare in pub piuttosto che in qualche manifestazione musicale,hanno a mio parere meriti maggiori,ovviamente non vale per tutti.
      Ora i personaggi vengono confezionati ad hoc,per i gusti del pubblico.
      Gruppi che nel giro di tre mesi passano dal suonare alla sagra della cipolla,al forum di Assago,facendo il tutto esaurito!!
      Qualcosa non mi torna.
      Nessuno vuole togliere meriti artistici ma non credo che siano tali da giustificare un successo così.
      Come sempre il tempo sarà il vero giudice,chi riuscirà ad evolversi chi continuerà a fare musica allora avrà la mia stima,a prescindere che possa piacermi o meno.

      • Danilo mi trovi perfettamente d’accordo per quanto riguardo il trend odierno che tralascia la qualità per dare spazio a fenomeni che poco hanno a che fare con la buona musica (talent e cose varie). Il punto è un altro: ci sono tanti musicisti che hanno studiato, hanno anni di gavetta e propongono ottima musica inedita ma al di fuori del cosidetto mainstream. Prima le radio erano degli ottimi suggeritori, oggi no, quindi bisogna battere la pigrizia e andare alla ricerca di artisti meritevoli. Ti faccio un esempio. A me piace il blues e l’altro giorno ho scoperto un gruppo americano, The Wood Brothers, ascoltando una canzone su Spotify. Mi sono piaciuti e ho avuto modo di sentire album interi. Non è stato necessario conoscere nè le loro facce, nè le loro storie, nè il numero di visualizzazioni su Youtube ma semplicemente ho ascoltato la loro musica e mi è piaciuta un casino. Poi ho fatto una ricerca sul web italiano e non ho trovato nessuna recensione, nessun articolo che parlasse di loro e molto probabilmente nessuna radio o televisione manda in onda la loro musica ma non per questo si può dire che la musica di qualità si faceva prima e adesso no. Io ascolto blues ma non per questo esiste solo Eric Clapton. I talenti esistono anche oggi ma non vanno di moda.

Rispondi a AdrianoCancel Reply