Gaber se ascoltasse Scanzi

Gaber se fosse Gaber continua il suo cammino. Qui trovate le prossime date.
A seguito del successo, abbiamo deciso che andremo avanti per tutto il 2013, almeno fino a dicembre (e nel frattempo sto scrivendo nuove cose e già esiste Le cattive strade, con Giulio Casale, dedicato a Fabrizio De André).
Negli ultimi quattro giorni abbiamo fatto cinque repliche, sempre tutto esaurito, con l’emozione viva dei 600 paganti al Ponchielli di Cremona.
Sono uscite molte recensioni. Ne pubblico una delle tante. Una delle più belle, a firma Michele Cosentini.

“Se Gaber continua così, arriverà a scrivere l’inno di Forza Italia”: questa acuta osservazione (che cito a memoria) era contenuta all’interno di un articolo di Luca Canali, pubblicato sull’Unità, nella seconda metà degli anni ’90. Non ricordo a proposito di quale spettacolo: forse “Un’idiozia conquistata a fatica”, ma potrei sbagliarmi. Ho rimosso i dettagli. Ricordo solo che per la prima volta nella mia vita mi trovai d’accordo con Veltroni, che invece difese il cantautore. Uno dei tanti miracoli che Gaber era in grado di compiere.
Era già una ventina d’anni che il signor G. era salito sulle palle a molti soloni della sinistra ufficiale: gli stessi che avevano già cominciato a fare rivoltare Berlinguer nella tomba e che, dopo un’altra quindicina d’anni, si sarebbero ritrovati al governo insieme al Pdl. I “grigi compagni del PCI” (citando Gaber) e coloro che vengono da lì hanno sempre avuto una radicale avversione nei confronti dei liberi pensatori: difficilmente riconducibili a una delle caselline di cui l’ortodossia ha sempre disperatamente bisogno. Il fascista prima e il berlusconiano poi è un nemico riconoscibile e facilmente avversabile. I Pasolini, i Gaber (o anche, cambiando categoria, i Guzzanti) scombussolano le certezze: proprio perché seminano il dubbio. E nella rivoluzione (quella che “oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente”, sempre citando Gaber) per i dubbi non c’è posto.
Il mio approccio con Gaber avvenne verso la fine del liceo, quando uno dei pochi compagni di classe non paninari mi fece ascoltare la meravigliosa invettiva “Io se fossi Dio”. Sentire quel pezzo così politicamente scorretto in piena epoca reaganian-craxiana fu un salutare cazzotto nello stomaco. “Una delle canzoni più censurate della storia” mi aveva detto il mio amico “ti piacerà”, anche se non avevo ancora provato l’ebbrezza della censura. Il primo concerto live lo vidi nel ’92: “Il Teatro Canzone”, quindi -tra gli altri capolavori- “Qualcuno era comunista”. A costo di sembrare retorico, ammetto che piansi spudoratamente. Stavo per diplomarmi in accademia e quindi ero anche incantato dalla tecnica, dalle pause, dalle espressioni del volto. Gaber era, per me, la prova vivente che fare teatro dovesse significare porsi delle domande, esprimere un’idea o, appunto, seminare dei dubbi. Pensare e far pensare.
Insomma, piansi. E anche ieri -pur senza arrivare fisicamente alle lacrime- mi sono commosso. Sono andato vedere, a San Giovanni in Persiceto, “Gaber se fosse Gaber”, straordinaria ri-evocazione compiuta da Andrea Scanzi. Non pago di essere uno dei migliori giornalisti italiani (oltre che scrittore,  politologo, esperto di vino, di tennis e altre mille cose che fanno sospettare che si serva di qualche clone), Scanzi sta portando in tournée questo delizioso esempio di teatro di narrazione, in cui attraversa tutto il percorso artistico e politico di Gaber e -naturalmente- del grande Luporini, perché -come dice all’inizio- non si può parlare di Gaber senza parlare di Luporini, e viceversa.
In scena, una sedia e un cappello, che lo scrittore indosserà solo alla fine, rievocando una delle ultime immagini di Gaber: è l’unica concessione alla “teatralità”. Per il resto, Scanzi ti prende per mano con l’umiltà degli intelligenti e ti accompagna alla scoperta (o riscoperta) dell’ultimo grande intellettuale che abbiamo avuto. Qualche volta lascia parlare le immagini o i video, uscendo materialmente di scena: ti lascia solo per qualche minuto, come sentendosi di troppo quando parla il grande Gaber. Non c’è un attimo di stanchezza, non c’è un solo momento in cui non ti avvolga con la passione di chi -pur facendo un altro mestiere- dalla filosofia gaberiana ha imparato molto.
Assieme a me, c’erano alcuni amici che Gaber lo conoscevano poco (e ora lo conoscono molto di più). Lo spettacolo arriva al cuore e al cervello di gaberiani e non gaberiani. Strike. “Gaber se fosse Gaber” ha anche compiuto il miracolo di commuovermi, cosa che da una decina d’anni, nel desolante panorama italiano, non mi accadeva né nel vedere né nel fare teatro. E, di conseguenza, anche il miracolo di farmi scrivere, dopo tanto tempo, la recensione di uno spettacolo. Grazie, Andrea. (grazie a te, Michele Cosentini). 

5 Comments

  1. Avendoti visto più volte nella trasmissione della Gruber, ho avuto modo di apprezzare i tuoi interventi sempre assolutamente condivisibili, concisi e brillanti.
    In particolare modo grande plauso per essere riuscito a mantenerti nei toni di una contenuta polemica con quel personaggio ineffabile che s’atteggia a grande pensatore(ogni volta ricorda la sua laurea in Legge) e che scatena irritazione, ilarità e sbalordimento: parlo della signorina Biancofiore!
    Grandi doti di giornalista e grandi bevute di camomilla per frenare i comprensibili impulsi aggressivi?
    Grazie comunque ancora, per farti interprete del sentire di tanti italiani Paolo

  2. d’accordissimo, ho visto lo spettacolo ieri sera ad Alba, in un clima attento e complice.
    Scanzi è stato bravo, molto, a trasferire l’umanità, l’umiltà, la bellezza di quel grande che è stato, è, e sarà Gaber.

    Per quanti lo amano, grazie.

  3. Ciao Andrea,stasera faziofabio, come direbbe quel genio di Antonio Albanese, dedica a Gaber un’intera puntata su Rai 3. Non ho letto il tuo nome tra gli ospiti…forse ho letto male?!.
    Ho visto il tuo spettacolo e nessuno meglio di te,finora,ha saputo raccontare Gaber. Perchè allora non sei stato invitato? Ci saranno anche Emma e Arisa..superfli i commenti!! Non capisco o meglio temo di aver capito e non mi piace! Grazie davvero per averci emozionato col tuo spettacolo. La passione e l’amore con cui lo racconti,sono certa avrebbero emozionato anche lui.
    Ciao,collega;-) sono anch’io sommelier AIS

    Eliana

    • Gentile Eliana,
      il perchè è molto semplice: leggi qui (http://temi.repubblica.it/micromega-online/fabio-fazio-e-non-solo-i-santini-del-veltronismo/) e capirai da sola. O anche qui (http://scanzi-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/10/27/fabio-fazio-lintervistatore-senza-domande/).
      Detto questo, la serata per Gaber è stata talmente orrenda (bastava conoscere la scaletta degli ospiti in anticipo: pensare di celebrare Gaber assieme a politicanti come Veltroni e Bertinotti significa non avere capito nulla – nulla: il vuoto pneumatico – di Gaber) che non credo che Scanzi avrebbe partecipato: è vanitoso, Scanzi, ma non credo fino a questo punto. E poi il suo spettacolino per i più piccini su Gaber pare funzioni: spero lui sappia (ma non ci giurerei) che per questo deve solo ringraziare la dilagante imbecillità (cit.), ma pare funzioni (lui stesso sottolinea “l’emozione viva dei 600 paganti al Ponchielli di Cremona”: urca, 600 (seicento), e pure paganti – neanche un imbucato?).
      Per finire: continuo a pensare che gli omaggi a Gaber siano un insulto a Gaber: per celebrarlo degnamente, basterebbero un teatro e uno schermo, sul quale vedere Gaber che interpreta tre brani – tre a caso: Io se fossi Dio, Il granoturco e Quando lo vedi anche.
      E poi andare a casa, o discutere in strada, o camminare al buio – le lacrime appartengono alla notte.
      Altro che Scanzi e i suoi capelli un po’ lunghi (cit.)
      Michele

    • Gentile Eliana,

      il perchè è molto semplice: leggi qui (http://temi.repubblica.it/micromega-online/fabio-fazio-e-non-solo-i-santini-del-veltronismo/) e capirai da sola. O anche qui (http://scanzi-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/10/27/fabio-fazio-lintervistatore-senza-domande/).

      Detto questo, la serata per Gaber è stata talmente orrenda (bastava conoscere la scaletta degli ospiti in anticipo: pensare di celebrare Gaber assieme a politicanti come Veltroni e Bertinotti significa non avere capito nulla – nulla: il vuoto pneumatico – di Gaber) che non credo che Scanzi avrebbe partecipato: è vanitoso, Scanzi, ma non credo fino a questo punto. E poi il suo spettacolino per i più piccini su Gaber pare funzioni: spero lui sappia (ma non ci giurerei) che per questo deve solo ringraziare la dilagante imbecillità (cit.), ma pare funzioni (lui stesso sottolinea “l’emozione viva dei 600 paganti al Ponchielli di Cremona”: urca, 600 (seicento), e pure paganti – neanche un imbucato?).

      Per finire: continuo a pensare che gli omaggi a Gaber siano un insulto a Gaber: per celebrarlo degnamente, basterebbero un teatro e uno schermo, sul quale vedere Gaber che interpreta tre brani – tre a caso: Io se fossi Dio, Il granoturco e Quando lo vedi anche.

      E poi andare a casa, o discutere in strada, o camminare al buio – le lacrime appartengono alla notte.

      Altro che Scanzi e i suoi capelli un po’ lunghi (cit.)

      Michele

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