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Tiberi Vini Artigianali

sabato, Maggio 2nd, 2020

Schermata 2020-05-02 alle 12.45.15I vini naturali in Umbria sono, da tempo, una gran bella realtà. Penso a Cantina Margò, a Collecapretta, a Conestabile della Staffa, a Tenuta Baroni Campanino. Alcuni tra questi hanno, per supervisione, quella dell’enoartigiano Danilo Marcucci, che peraltro produce anche etichette tutte sue (non solo in Umbria).
C’è infatti anche Marcucci dietro un’azienda che ho scoperto di recente. Si chiama Tiberi ed è distribuita da Bibo Potabile, una piccola selezione di vini naturali di base nel Valdarno aretino. Ho trovato quei vini al Dietro le quinte di Arezzo, uno dei posti a cui sono più legato nella mia città. Mi hanno incuriosito e li ho acquistati.
Ne ho provati quattro, degli otto da loro prodotti. Da bravo bianchista, non posso quindi dire nulla sui loro tre rossi. Né ho avuto modo di degustare il La Torre Bianco (Malvasia e Grechetto). Ma gli altri quattro sì. E la mia valutazione è decisamente positiva.
Sono partito con Il Tribulato, Trebbiano naturalmente rifermentato in bottiglia, 1800 bottiglie annue prodotte. Adoro la tipologia e Il Tribulato è il classico vino glu glu. Garbato, forse manca di un pizzico di carattere, ma è senz’altro piacevole. Si sale (non nel prezzo, davvero onestissimo per ogni bottiglia dell’azienda) con le due etichette che più mi hanno convinto: ‘l Bianco (2500 bottiglie annue) e Il Bianco di Cesare (1000 bottiglie annue). Il primo, non macerato, è un bianco “base” con Trebbiano e Grechetto. Niente solforosa aggiunta. Gradevolissimo e decisamente riuscito: un ottimo entry level aziendale. Il Bianco di Cesare, più ambizioso ma sempre economico, è un Grechetto in purezza leggermente macerato (due giorni). Si beve che è un piacere, e il varietale si sente tutto. Interessante anche il Musticco, rosato di Gamay in purezza.
L’azienda ha sede a Montepetriolo, in provincia di Perugia. Per quel che vale, hanno tutto il mio plauso.

Ribelle 2018 – Camillo Donati

venerdì, Aprile 24th, 2020

Schermata 2020-04-24 alle 14.31.13Camillo Donati è da anni una garanzia all’interno dei vini naturali. E non solo dei vini naturali. I suoi rifermentati in bottiglia hanno grazia, ispirazione e carattere. E hanno pure un carattere “garbato” che li rende perfetti anche come vini “introduttivi” per far capire ai diffidenti il mondo dei vini naturali. Donati è rigoroso, ma non estremo a caso. C’è, nel suo lavoro, una grande passionalità razionale.
Credo di avere provato almeno una volta ogni sua etichetta. Mai ne sono rimasto deluso: anzi. Mi mancava questa splendida Ribelle, accattivante sin dall’azzurro dell’etichetta. Inizialmente Donati la produceva solo come magnum, ora la realizza anche in bottiglie da 0,75. E’ una Barbera anomala, perché vinificata in bianco. Il contatto con le bucce è minio. Ne risulta un inedito rosato che, sin dal primo bicchiere, esalta e conquista. Camillo la racconta così: “Questo vino nasce da un’idea che ci è venuta nel 2016, osservando e prendendo atto dell’ennesima annata calda e siccitosa. Già da anni “urliamo” ai quattro venti di come il clima sia drasticamente cambiato (..) e di come le viti facciano fatica ad adattarsi a queste nuove stagioni, ma negli ultimi 10 anni, a parte la parentesi 2014, tutto questo è peggiorato ulteriormente, diventando una vera e propria tendenza. Alcuni vitigni stanno rispondendo meglio di altri a questi mutamenti climatici e tra quelli che stanno facendo più “fatica” c’è sicuramente il barbera. (..) Per noi, che tentiamo di fare vini frizzanti, quando ti trovi gradazioni di 15°/16° gradi alcoolici, diventa impossibile pensare che questo vino possa rifermentare in bottiglia. Ecco, quindi Ribelle! Ribelle, avrete già capito, è Barbera! Barbera raccolta molto in anticipo, ancor prima della Malvasia! Pigiamo l’uva direttamente in pressa e solo lo sgrondo prima di pressare, viene utilizzato per Ribelle, lasciandolo poi fermentare spontaneamente, in botte d’acciaio, senza le bucce. Semplicemente tutto qui“.
E ancora: “In questo modo abbiamo ottenuto un vino che ha una gradazione alcolica più bassa, che permetterà ai propri lieviti di portare avanti una rifermentazione in bottiglia, ma cosa ancor più importante, così abbiamo ritrovato la grande bevibilità del barbera che negli ultimi anni era andata perduta! Ovviamente è un barbera molto diverso rispetto al fratello che otteniamo vendemmiandone l’uva 20 giorni dopo e vinificandolo sulle bucce per alcuni giorni, ma a noi il risultato è piaciuto moltissimo, proprio per la sua semplicità ed estrema bevibilità. Ancora una volta Barbera ci ha commossi! Ecco perché il nome di questo vino non poteva essere che Ribelle! Barbera che vuole ribellarsi a questi cambiamenti climatici, Barbera che contro ogni logica apparente si veste di rosa e resiste!”.
Non c’ altro da dire. Anzi una cosa sì: i rifermentati in bottiglia di Camillo Donati andrebbero decretati Patrimonio Unesco.