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Recensione: L’acquaBuona

giovedì, Novembre 4th, 2010

La cosa più bella delle presentazioni non è vendere libri, ma conoscere nuove persone. Che ti leggono, che (forse) ti stimano, che (soprattutto) hanno in comune con te ideali, passioni, aspetattive.
La serata di ieri a Tortona, non ha fatto eccezione. Tanti produttori – Walter Massa, Ezio Cerruti, Elisa Semino -, un’apparizione fugace del professor Attilio Scienza, la relatrice Marina della Compagnia del Taglio che sfoggia il tacco 12 come concessione all’autore (e gia che c’è mi regala il cioccolato bianco e – ahhhhhh – un cd di Vecchioni), una bella libreria (Namastè), la Vineria storica di Tortona come luogo per cena. Le chiacchiere, i vini aperti uno dopo l’altro, Tavira che sopporta stoicamente anche questa trasferta.
Di questo si vive, e di tanto altro ancora (cit). Grazie. 
E si vive anche di recensioni. Questa è del blog AcquaBuona.
La pubblico, insieme ad alcune foto della serata di ieri.

“Una delle letture più piacevoli dell’ultima estate è stata il Il vino degli altri, nuova pubblicazione del poliedrico giornalista/scrittore de La Stampa Andrea Scanzi, che dopo il successo di Elogio dell’invecchiamento, pubblicato sempre da Mondadori nel 2007, torna a cimentarsi con il vino e i suoi protagonisti.  E lo fa a modo suo, con ironia e leggerezza, con passione e competenza,  con una scrittura fluida e mai noiosa.
Il libro è un viaggio tra vignaioli, vitigni e territori guidato dalla ricerca di un possibile accostamento tra i più noti e apprezzati vini stranieri (Champagne, Borgogna, Riesling, Rioja, Tokaj, Rodano nord, Loira, Bordeaux) e alcuni grandi corrispettivi del nostro paese (Franciacorta, Etna, Bolgheri, Sagrantino, Garganega, Montalcino, Schiacchetrà  delle Cinque Terre,Trebbiano d’Abruzzo di Valentini). E così, attraverso i vini di casa nostra, alla fine si finisce per saperne di più anche sui “vini degli altri”, rifuggendo improbabili confronti qualitativi, ma riflettendo su affinità e caratteristiche peculiari che li rendono assai più vicini di quanto si possa immaginare.
Nei trenta capitoli del libro Scanzi parla dei suoi viaggi, delle visite in cantina, degli assaggi intimi e “di gruppo”, dei personaggi che lo hanno emozionato, di quelli che lo hanno lasciato indifferente, e lo fa sempre con un giusto compromesso  tra rigore tecnico e un’innata vocazione al “cazzeggio”. E proprio qui sta, a mio avviso , il punto di forza del libro: è un testo per tutti. Per addetti ai lavori, che potrebbero rendersi conto che si può parlare di vino anche in maniera meno seriosa e paludata di quanto regolarmente accade, e per neofiti appassionati, che troveranno nelle 330 pagine di Scanzi tante informazioni utili, aneddoti e “dritte” con cui avvicinarsi a questo fantastico mondo.
Non mancano gli spunti polemici e le battute al vetriolo che rendono ancor più intrigante la lettura. Passaggi “scomodi” che hanno attirato sull’autore le critiche negative di diversi rappresentanti dell’establishment enologico (ai quali ha saputo rispondere per le rime), magari infastiditi dall’inaspettato successo di questo giovane e sfrontato giornalista, che non ha le pretese di insegnare niente a nessuno (effettivamente anche lui qualche “toppa” la prende nel libro!), ma almeno ha il coraggio di schierarsi e di raccontare come stanno veramente le cose.
E alla fine le chiacchiere stanno a zero! Scanzi è bravo e Il vino degli altri è la più frizzante novità editoriale del settore” (Franco Santini).