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Una piccola azienda dal grande talento: Angol d’amig

sabato, Marzo 14th, 2020

97b74a77-1b05-4b5b-989d-1d64fb65ca58Ultimo tra tanti, dopo tanto sentirne parlare mi sono finalmente imbattuto nell’azienda Angol d’amig. Tanti me ne avevano parlato, tutti bene: avevano ragione. Eccome.
Angol d’amig fa parte di Vini veri. Siamo a Vaciglio, provincia di Modena. Azienda fondata nel 2013, 15mila bottiglie prodotte. Soprattutto Lambrusco (Sorbara ma non solo) e Trebbiano di Spagna, una tipologia che di solito a Modena viene “declassata” per fare l’aceto balsamico tradizionale, ma che qui (per fortuna) dà vita a strepitosi rifermentati e spumanti.
Angol d’amig vuol dire “angolo dell’amico” ed è un progetto di Marco Lanzotti, che dopo anni nel settore della ristorazione ha deciso di tentare l’avventura del vino. E’ arrivato a Castelvetro di Modena dall’azienda biologica San Polo, ha affittato un piccolo appezzamento di terra e ci ha provato. Così, qualche anno fa, ne ha parlato Barbara Brandoli: “Vinificare come atto di contrasto all’indifferenza. Conosco Marco Lanzotti da alcuni anni, allora lavorava in sala nel mio ristorante preferito di Modena e capitava spesso che, finita la cena, m’intrattenessi con lui ad assaggiare e a parlare di vini prolungando l’orario di chiusura del locale. Di Marco mi colpirono la spontaneità quasi ingenua e la curiosità innata che sapeva trasformare in entusiasmo contagioso. Un ragazzo f1c89849-ba5f-4e0b-979d-f699256455b1speciale che, come me, ha sempre avuto la passione per il vino, in particolare per quello naturale. E così, di passione in passione, non mi ha stupito apprendere che dopo aver lasciato il lavoro in sala, un paio d’anni fa, Marco ha avuto la fortunata intuizione di provare a fare un vino tutto suo. Una bellissima storia di vita, incontri, viaggi e assaggi in cantine in giro per l’Italia. Un’ esperienza vissuta in prima persona, con l’anima e il cuore aperto che, non potevano che portare ad una consapevolezza chiara come quella di sentirsi pronto per diventare prima viticultore e poi piccolo produttore. Così, quando hai un sogno nel quale credi fortemente, la vita ti aiuta a realizzarlo e ti crea le condizioni favorevoli perché ciò si avveri. Per Marco ha significato arrivare a Castelvetro di Modena nell’azienda agricola a coltivazione biologica San Polo e poter affittare un pezzo di vigna da curare e un angolo di cantina dove vinificare. Il progetto prenderà poi il nome di “Angol d’Amig” (l’angolo dell’amico) che sarà a tutti gli effetti un posto che permetterà a Marco di esprimersi attraverso il suo lavoro in vigna, il suo raccolto e la vinificazione che avverrà in giare di terracotta”.
Scoprire i vini che produce Lanzotti non è facile: non c’è un sito. E neanche è facile reperire i suoi vini: sono pochi. Come dicevo all’inizio, li si può dividere da una parte in frizzanti e rifermentati, la cosiddetta linea base, e dall’altra in spumanti Metodo Classico, che Marco vende ancora da sboccare: devi tenerli a testa in giù in frigo, tramite un contenitore ad hoc che ti vende lui, e poi devi aprirli seguendo poche facili accortezze (ci riesco anch’io, tranquilli!) per eliminare le “fecce” depositatesi nel frattempo nel collo della bottiglia.
Dell prima categoria fa parte il Rosso, assemblaggio di Lambrusco Grasparossa, Maestri e Trebbiano di Spagna. Lanzotti lo faceva già nel 2013, sua prima annata, e non so se nel tempo abbia cambiato nome. C’è poi il Sandrone, un assemblaggio di Lambrusco Grasparossa, Sorbara e Salamino equamente divisi (tutti al 33.3%). Mi hanno ben parlato anche dello Scaramusc, che ha lo stesso uvaggio del Sandrone e potrebbe dunque essere lo stesso vino con un nuovo nome nell’annata 2018. Alla fine sono riuscito a farmelo spedire dalla Enoteca Galli di Senigallia: davvero splendido. Un Lambrusco schietto e “animale”, alla maniera di Vittorio Graziano, con una gradazione alcolica davvero bassa (10.5%).
Io ho avuto modo di provare, grazie ai ristoranti La pieve e Lievito madre di Arezzo, i due spumanti Metodo Classico. Il primo è il Qui e ora, un Trebbiano di Spagna in purezza: l’ho trovato prodigioso, conturbante e alieno. Per fare un vino così, servono talento a chili e follia mediamente alta. Non meno meritevole di lode mi è parso La Banda, un Lambrusco di Sorbara in purezza riletto attraverso il Metodo Classico. Grande eleganza, grande beva: e purtroppo pochissime bottiglie (nel 2016 erano solo 665).
Sicuramente l’avete scoperto prima di me, ma Marco Lanzotti è bravo parecchio.