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Alcol e alcolismo

sabato, Maggio 17th, 2014

alcolNel numero di lunedì 12 maggio, Il Fatto Quotidiano ha fatto un’inchiesta accurata sui danni provocati dall’alcol. Al suo interno, ho scritto un piccolo commento per sottolineare come l’alcol (e più specificamente il vino) non può essere certo ridotto meramente e ottusamente a “dipendenza” o droga. Di seguito vi riporto il mio articolo e, poi, quello di un caro amico musicista, Sergio Marazzi, che trovo particolarmente arguto.
L’alcol fa male. Per certi versi persino più male di tabacco e droghe. Crea dipendenze non meno minori. Demonizzarlo tout court è però un approccio stupidamente bacchettone. Ancor più in Italia. Tralasciando virtù paradossalmente terapeutiche di prodotti come il vino, che contengono sostanze benefiche come il resveratrolo, l’Italia vanta eccellenze autentiche. Produttori prodigiosi, unicità preziose, varietà ampelografiche inarrivabili. L’Italia è seconda solo alla Francia in fatto di vino, e talora le è addirittura davanti in alcune tipologie. Crescono anche birre artigianali e più ancora distillati, basta pensare a un artigiano rigoroso e folle come Gianni Capovilla a Rosà. Il vino, più di qualsiasi altro prodotto alcolico, è poi decisivo nella convivialità: un propellente inimitabile nelle relazioni quotidiane, come pure nell’arte. Senza vino, e senza alcol, Fabrizio De André non avrebbe mai scritto Amico fragile. Senza vino, e senza alcol, Vinicio Capossela avrebbe verosimilmente scelto un altro lavoro. Per quanto banale, l’unica morale possibile è quella arcinota: bere poco, ma bere bene. Per esempio alcol 2scegliendo vini naturali, con poche sostanze chimiche, e comunque tenendo a mente che se un Barbaresco costa 5-10 euro un motivo c’è. La qualità, ahinoi, si paga. L’alcol fa male, ma il buon vino fa bene. Mette a nudo e allontana le finzioni: in vino veritas, si sa. Come si sa cosa amasse ripetere Baudelaire: “Gli astemi hanno qualcosa da nascondere”. Mica aveva tutti i torti” (Andrea Scanzi, Il Fatto Quotidiano, 12 maggio 2014).
La droga non esiste. Esistono sostanze più o meno dannose. Anche la liquirizia è dannosa. Il concetto di droga è un’invenzione: basta andare a riguardare come trasformarono negli anni trenta, con una strategia deliberata e calcolata,  la canapa (cannabis) in sostanza illegale e criminale. Esiste soltanto una pulsione di morte autodistruttiva (che eternamente si oppone alla pulsione di vita. Questa è la coreografia che ci ritroviamo a ballare ogni giorno della nostra vita), che si manifesta e si incanala attraverso un oggetto. O una sostanza. In una motocicletta, se vado a 180 km/h sulla Aurelia o la Romea (le due strade più pericolose d’Italia), con un’alta percentuale di probabilità di infilarmi sotto un camion. In una pasticceria, se ordino 10 vassoi di bombe fritte con la crema e me le pappo tutte; con un’alta percentuale di entrare in coma epatico. (Confesso a voi, amici miei, che se deciderò di suicidarmi, lo farò da McDonald’s, ordinando 23 “Big Tasty menù grande”). La droga non esiste. Siamo noi che ci droghiamo. Siamo noi che sfidiamo la nostra pulsione di morte, facendoci male. O morendo davvero. Questa è la ragione che mi rende assolutamente e convintamente antiproibizionista”. (Sergio Marazzi, 13 maggio 2014).