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Vini ostinati e contrari: Stella Retica ArPePe

lunedì, Febbraio 16th, 2015

arpepeLa chiamano viticoltura eroica, e c’è un motivo. Vigneti a strapiombo, più o meno intatti, che costringono l’uomo a una lavorazione quasi sempre manuale. Capita in Liguria, capita sull’Etna. E capita anche in Valtellina, dove il Nebbiolo ha saputo adattarsi al clima particolarissimo fino a trovare massima espressione con il nome Chiavennasca. Le guide parlano soprattutto dello Sfursat, sorta – semplificando – di Amarone della Valtellina, ma i vini migliori sono quelli che alla muscolatura preferiscono l’eleganza. Per esempio quelli della giovane azienda Dirupi. E più ancora la pioniera ArPePe. L’azienda è nata nel 1984: un’intuizione di Arturo Pelizzetti Perego, il cui lavoro è oggi proseguito – con analoga tradizione e ispirazione – dai figli. Rossi personali, di grande bevibilità e ancor più grande classe. Vigne di più di 50 anni, 70mila bottiglie prodotte. La cantina è scavata nella montagna alle porte di Sondrio. Le etichette sono molte, dalla sottozona Inferno a quella Grumello, ma le tre bottiglie più prodotte sono il “base” Rosso di Valtellina (30mila bottiglie), il Sassella Stella Retica (24mila) e il Rocce Rosse (18mila). Il base costa 15 euro in cantina ed è uno dei vini “quotidiani” più ispirati d’Italia. Si sale, di prezzo e complessità, con la Stella Retica (la Riserva più giovane) e con il Rocce Rosse, che migliora di anno in anno (anzi decennio). I vini di ArPePe sono i classici rossi che piacciono anche a chi di solito preferisce bere bianchi. Imperdibili. (Il Fatto Quotidiano, 16 febbraio 2015. Quattordicesimo numero della rubrica “Vini ostinati e contrari”. Ogni lunedì in edicola)