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Foradori – Fontanasanta 2010

domenica, Agosto 5th, 2012

Per uno strano caso, non ho praticamente mai parlato – libri a parte – dei vini di Elisabetta Foradori.
Non c’è, ovviamente, alcuna strategia. Foradori è un punto fermo del vino italiano – basta pensare al Granato – e la maniera migliore di conoscerla rimane, a mio avviso, guardare Senza Trucco di Giulia Graglia. Il suo capitolo, e quello di Nicoletta Bocca, sono i più coinvolgenti del (bel) film.
Più di un mese fa ho finalmente provato il Fontanasanta 2010. La Nosiola di Elisabetta Foradori. Fermentazione con macerazione sulle anfore per 8 mesi, successivo affinamento in botti di acacia e rovere per altri due. La 2010 è la seconda annata. Ottomila bottiglie prodotte, in rete si trova attorno ai 25 euro. Un prezzo molto onesto.
E’ un vino che mi ha fatto assaggiare Marina Bersani della Compagnia del Taglio, a Modena. Me lo ha magnificato con convinzione, e dopo averlo bevuto -ho capito perché. Marina è una grande esperta di vini, che tratta anche i vini naturali – biodinamici e no – con un approccio di “educata diffidenza” superiore al mio. Lei è più scettica, io più convinto (anche se per molti naturalisti fideisti passo per troppo critico: è la Legge della Curva, direbbe Vinicio Capossela).
Ritengo Marina, anche per questo, una delle figure enologiche che più sa incarnare il “giusto mezzo” tra modernità (per quel che vuol dire) e antagonismo (per quel che vuol dire).
Il Fontanasanta, pur essendo un orange wine “spinto” – otto mesi, anfore, lieviti indigeni, non filtrato, vitigno autoctono non facile – è un vino di estrema eleganza. Ha spigoli smussati, colore invitante, profumi (abbastanza) complessi che ammaliano. E’ garbato, pulito, un po’ bipartisan. Non può non piacere al vinoverista talebano, non può dispiacere al novizio diffidente.
Equilibrato, buona persistenza, fresco, minerale. Sapienza artigianale encomiabile. Se non lo avete già provato, fatelo.
Rimango maggiormente colpito da orange wine più caratteriali e “spietati”: ad esempio quelli di Gravner, Skerk, Zidarich, Vodopivec o il miglior Podversic (altri vitigni, lo so; altre terre, lo so). E credo che il Fontanasanta crescerà tanto nei prossimi anni.
Questa ennesima sfida di Elisabetta Foradori, mi pare però una sontuosa entry level per chi vuole avvicinarsi ai bianchi macerativi. Per apprezzare questa tipologia, non si può cominciare meglio. Poi – probabilmente – non vi fermerete qui, ma da qui dovete passare.