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Vini ostinati e contrari: Fiero Bianco Cantina Margò

lunedì, Dicembre 22nd, 2014

cantinamargoCome spesso capita ai vini ostinati e contrari, il difetto non risiede nella qualità ma nella quantità. Nel senso che, non di rado, le aziende sono così piccole da produrre pochissime bottiglie. Che, fatalmente, finiscono subito. E’ anche il caso di Cantina Margò, nata neanche cinque anni fa alle porte di Perugia. Il giovane produttore, Carlo Tabarrini, ha cominciato a fare vino quasi come se inseguisse una doppia vita: di notte operaio alla Perugina e di giorno a inseguire gusti antichi in cantina. L’inseguimento ha avuto buon esito e oggi (anzitutto) i suoi bianchi sono meravigliosamente gradevoli. Vini glou glou, come si suole chiamare in Rete quelle bottiglie che hanno la loro cifra distintiva nella bevibilità.
Il Fiero Bianco è il vino che racconta meglio il lavoro del vulcanico Tabarrini, oggi membro esuberante di VinNatur. Grechetto in purezza, macerazione di 3 giorni a tino aperto e senza temperatura controllata. Lieviti autoctoni e passaggio in legno usatissimo per il 30% della parte in riduzione. Tremila bottiglie prodotte delle 8mila complessive: pochissime. Cantina Margò (il nome della figlia) vinifica anche Trebbiano e Sangiovese, rosato e spumante sui lieviti, vendemmia tardiva e muffato. “Da bambino aiutavo il nonno e il papà che coltivavano per conto terzi”, racconta Tabarrini. Il suo sogno, fin dal 2000, era avere una vigna tutta sua, per poter realizzare vini così personali da somigliargli. Alla fine, con la sua microcantina, ce l’ha fatta (Il Fatto Quotidiano, 22 dicembre 2014. Sesto numero della rubrica “Vini ostinati e contrari”. Ogni lunedì in edicola)