Le Macchiole: anteprima 2007

Adoro Cinzia Campolmi. In un’altra vita le avrei sicuramente fatto una corte sfrenata. In questa, mi limito a bere i suoi vini. Ed è una piacevolissima limitazione.
Martedì scorso ho partecipato all’anteprima 2007 dei suoi tre cavalli di battaglia: Paleo (Cabernet Franc), Scrio (Syrah), Messorio (Merlot). Tutti in purezza. Tutti giganti. Tutti a lei somiglianti. E al marito.
Dell’azienda Le Macchiole ho parlato in un capitolo intero de Il vino degli altri. Non mi ripeterò, o proverò a non farlo.
Cinzia ha organizzato un’anteprima in quattro tappe, ognuna delle quali vedeva uno chef straniero (Belgio, Svizzera, Inghilterra, Stati Uniti) abbinare i suoi piatti ai vini delle Macchiole. A me è toccato il pranzo inglese e ho mangiato benissimo (e vegetariano: ho le prove, casomai invio il filmato a chi lo desidera o mi faccio firmare una dichiarazione di Cinzia in merito).
I vini.
Lo stacco, rispetto agli anni passati, è costituito dallo Scrio. Syrah in purezza. La sfida del marito, ben sapendo che il Syrah è un’uva che deve soffrire per dare il massimo e per questo non molto indicata a Bolgheri. Nel libro, Cinzia mi aveva detto di come lo Scrio fosse il “figlio” che meno le somigliava. C’era da lavorare. L’annata 2007 costituisce un innegabile passo in avanti. Bolgheri è un territorio che marca molto e soffoca il varietale del Syrah; in cantina è il vino che convince di meno. Eppure c’è stato un deciso miglioramento (e la 2008 sarà ancora migliore, mi dicono). Classica nota balsamica iniziale, poi pepe, un po’ di vaniglia. Meno legno, più eleganza. Unico aspetto negativo, è un vino prodotto in quantità così esigua (sulle 3mila bottiglie) da avere un prezzo poco accessibile: 70 euro.
Il Messorio è quello più indietro: nornale, accade ogni anno. Uno dei migliori Merlot italiani. Per ora parte seduto e la nota alcolica copre il frutto, ma l’affinamento in bottiglia lo renderà morbido come si deve. Un vino perfetto (ma non furbo), caratterizzato pure lui da una dose minore di legno (che ovviamente c’è, come sempre a Bolgheri). Non è l’uva della mia vita, e non ci spenderei 120 euro, ma è giustamente tra i grandi vanti dell’enologia italiana.
Il mio preferito, va da sé, è il Paleo. Cabernet Franc in purezza. Un vino portentoso, da 50-55 euro in enoteca. Lo ritengo un capolavoro e la 2007 – sebbene giovanissima – non delude. Anzi. Peperone giallo, nota grigliata, mineralità. Grande dinamicità, progressione. Un rosso scontroso, riottoso, che non si concede, che si fa inseguire. Splendido.
Dopo la visita in vigna (da anni biologica e ultimamente con un avvicinamento al biodinamico), in cantina e le solite chiacchiere (due terzi della produzione vanno all’estero), c’è stata una seconda degustazione. Una verticale di Paleo: ’95, ’99, ’01, ’04. Nella 95, quella che ho amato di meno ma che durante il pranzo si è adattata benissimo ai cibi, il Paleo era ancora un blend classico di Cabernet Sauvignon (90%), Sangiovese (5%) e per la prima volta Cabernet Franc (5%).
Nella ’99 si abbandonava il Sangiovese, incrementando il Franc (dal 5 al 15%).
La 2001 è l’annata del primo Paleo in purezza Cabernet Franc. Un prodigio che al tempo non venne capito: servirono addirittura 600 bottiglie come campioni degustativi, per avvicinare critica e mercato a quell’azzardo. La diffidenza è durata per anni.
La 2004, secondo Cinzia, è la perfezione del Cabernet Franc a Bolgheri. Una recensione impegnativa, ma pertinente (anche se oggi la 2001 è più in forma).
C’è stato poi spazio anche per il Paleo Bianco (maggioranza Sauvignon Blanc) e per il Bolgheri Rosso, l’unico ottenuto da blend. I vini base dell’azienda, onesti e del tutto dignitosi per serate non impegnative (anche nel senso del prezzo).
Concludendo, e ringraziando, trovo che Le Macchiole sia l’azienda che a Bolgheri più cerca, e ottiene, una piena corrispondenza tra ideali, filosofia (di vita) e vino. E’ come se il Paleo fosse lo specchio di Cinzia e del suo staff.
Accade solo nelle aziende migliori.

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27 Responses to “Le Macchiole: anteprima 2007”

  1. Cecilia ha detto:

    I vini che citi non li abbiamo assaggiati ma il Bolgheri rosso le Macchiole è da lacrime agli occhi (e sorrisi nei portafogli!) 🙂

  2. Marco ha detto:

    ma come scrive Scanzi! (parafrasando M.Mosca)

  3. armando ha detto:

    Andrea scusa se ti disturbo, ma ho appena letto un commento di Mauro Erro su un altro blog a proposito di Le Macchiole che riporto:”
    Se torniamo a vini de Le Macchiole, se vogliamo fare un’informazione corretta allora bisognerebbe dire che nella verticale a cui abbiamo partecipato io e Cossater tutte le bottiglie di Messorio della ‘95 erano ossidate, la ‘99 e la ‘01 siamo stati costretti ad aprirne diverse perché molto variabili, la 2005 buona, la 2007 in divenire. Quanto è che costa?”
    Dato che ho un’altissima stima per la tua persona, te lo segnalo per sapere se eri al corrente del questo problema…
    Sai Andrea io diffido sempre un po’ dalle corazzate che fanno vini (internazionali? levigati? sboroni? poco territoriali? 600 bottiglie in degustazione… ma daiiiiiiiiii o il vino faceva schifo o hanno “convinto” i critici a suono di bottiglie omaggio)
    Un saluto, Armando

  4. Andrea Scanzi ha detto:

    @Armando. Tu fai riferimento a una degustazione a cui non ho partecipato. Ognuno doveva scegliere una data e io ho scelto quella “inglese”, durante la quale la verticale era di Paleo e non di Messorio. Non posso rispondere di quanto scritto da Erro, visto che non ero presente. Né ero al corrente di quanto da lui affermato (e di cui non ho alcun motivo di dubitare).
    Posso dirti, questo sì, che le ultime annate delle Macchiole sono molto migliori delle primissime (ma è notorio).
    La Paleo ’95 è la bottiglia “peggiore” che ho bevuto quel giorno, anche se poi durante il pranzo si è parzialmente rivalutata. Di sicuro Paleo 2001 e 2004 erano pazzesche, altro che ossidate. Nessun problema di quel tipo, altrimenti lo avrei scritto.
    Non ritengo affatto Le Macchiole una corazzata, infatti è l’unica azienda di Bolgheri che sento veramente vicina (pur non amando Merlot e i blend bordolesi). E’ un’eccezione in una terra quasi sempre deludente – e mercantile – sotto il profilo umano.
    Riguardo ai prezzi, durante la degustazione sono stato l’unico che ha chiesto a Cinzia i prezzi esatti, proprio per riportarli e segnalarli ai lettori. E’ un aspetto fondamentale e ritengo che Scrio e Messorio costino troppo, mentre il Paleo (il meno caro dei tre prodotti di punta) vale pienamente la cifra che costa, che anzi è quasi “economica” se penso alla sua incredibile qualità.
    Va da sé (cit) che i miei sono solo gusti, e opinioni, altamente personali.
    Cinzia sta sicuramente leggendo e, se vorrà, interverrà.
    Ti ringrazio della stima.

  5. armando ha detto:

    grazie Andrea… 6 sempre limpido

  6. Cinzia Merli ha detto:

    Buonasera Armando. Non vorrei entrare in merito alle degustazioni dei vini. Credo che sia un diritto indissolubile esprimere i propri gusti e le proprie opinioni circa le degustazioni e i prezzi dei vini. E come ogni produttore mi prendo sia le lodi che le critiche, rispettandole sempre.
    Vorrei contestualizzare invece la questione relativa all’utilizzo delle 600 bottiglie di Paleo Rosso 2001 aperte per la presentazione del cambio di uvaggio. In realtà queste bottiglie sono state tutte usate per degustazioni con enotecari, ristoratori, appassionati, giornalisti e clienti in generale, perché per noi era particolarmente importante far comprendere il perché di un cambiamento così radicale. Tutto questo, naturalmente, su scala mondiale e non certamente solo in Italia.
    Inoltre non credo che Le Macchiole possa essere ritenuta una corazzata ma, anzi, un’azienda familiare che ha sempre contato sulle sue forze. Se ha piacere di venirci a trovare sarò ben felice di mostrarle la nostra realtà ed assaggiare con lei i nostri vini

  7. Gabriele Sala ha detto:

    Se ci legge, la Sig.ra Cinzia, sarebbe interessante capire la politica dei prezzi della sua azienda.

    Pur amando molto i vini delle Macchiole trovo che abbiano dei prezzi veramente alti, e in un mercato come quello attuale, con la recessione, il gusto dei critici molto “spostato” sugli autoctoni, perchè uno dovrebbe comprare il Messorio e non un Pomerol?

  8. Giulio ha detto:

    Io stancamente sto finendo una cassa di paleo 2003 che ho acquistato ormai qualche anno fa. Ho anche una magnum ed i vostri discorsi su ossidazioni precoci mi ha sollevato più di un dubbio. Domenica apro una bottiglia.

  9. Claudio ha detto:

    Andrea, domanda a bruciapelo che non pretende di essere necessariamente opportuna: spenderesti volentieri più i 55 euro per il Paleo o i 30 circa – a volte anche meno – con i quali si prendono in un enoteca italiana i migliori Cabernet Franc di Loira?
    Io personalmente ancora devo trovare un CF migliore del Chinon Les Clos Guillot di Bernard Baudry, seguito a ruota dai Saumur-Champigny del Domaine Roches Neuves…sono troppo filofrancese?

  10. Antonio ha detto:

    Il Paleo (rosso)per me è il miglior vino di Bolgheri.E’ il miglior cabernet tra Franc(meglio) e Sauvignon (peggio) d’Italia, è il miglior rapporto qualità prezzo di Bolgheri dato che spendere 12 € per Le Volte è un furto!E’ il miglior vino dell’azienda.
    Costa però tra i 50 ed i 60 Euri!!!
    E non li giustifico!
    AntiBolgheri.W il raboso del Piave, la Tintilia molisana!
    e il Cacchione.

  11. Giovanni Corazzol ha detto:

    Sarò diventato un ultraliberista senza accorgermene che trovo sta faccenda del prezzo giusto del vino un pò stucchevole?
    se ti piace lo compri, se non ti piace non lo compri, se trovi offensivo il prezzo intavoli una trattativa con la tua coscienza e decidi il da farsi. perchè prendersela con chi lo vende a quella cifra? si vede che può farlo. Oddio Giannino si è impossessato del mio corpo!

  12. armando ha detto:

    Gantile sig.ra Cinzia, grazie per la cortese risposta. Magari l’anno prox. (purtroppo vivo all’estero) scendendo in macchina in Italia faro’ un salto da voi. Buona lavoro, Armando

  13. Andrea Scanzi ha detto:

    @Claudio. E’ un quesito che mi pongo anche nel libro. I migliori Paleo non hanno nulla da invidiare ai migliori Saumur-Champigny. Secondo me, chiaro. Sui prezzi, dipende che Saumur acquisti e dove. Io adoro il Clos de Rougeard, ma in Italia lo trovo sui 40-45 e dipende dall’annata, non è necessariamente superiore al Paleo (anzi).
    Ci sono regioni della Francia che trovo insuperabili – Borgogna, Champagne, Loira sui bianchi, Syrah nel Rodano Settentrionale, i migliori Bordeaux – ma anche in quei casi conosco realtà italiane che gli stanno molto vicine. E spesso (non sempre) sono anche più economiche. Bolgheri, sicuramente, non è economica. 🙂

  14. Giovanni Corazzol ha detto:

    chiedo scusa mi rileggo e non mi trovo del tutto d’accordo. Va ben Giannino e l’ultraliberismo, però è ovvio che per piacerti un vino prima lo devi bere e prima di berlo lo devi pagare. Pertanto credo sia ben lecito fare delle considerazioni sui prezzi dei vini, trovo forse sbagliato il gioco dei raffronti. Ma anche su questo potrei mica trovarmi poi tanto d’accordo, soprattutto se venissi contraddetto da persone come Cinzia Merli che m’è sembrata, leggendo il suo post e vedendo la foto, di modi e sorrisi tanto gentili. Banderuola, sì, e mi basta anche un alito di vento.

  15. armando ha detto:

    Non lo so… io raramente spendo oltre 20 eur per una bottiglia soprattutto poiché in numerosi casi in cui l’ho fatto M sono sentito turlupinato…la zona in questione è molto mercantile, i produttori volgion vendere tanto soprattuto all’estero ad una clientela di alta gamma… fecessero pure…tanto meglio per tutti. Solo vorrei aggiungere che questa non è la mia filosofia… per intenderci anche se avessi tanti soldi mi pacrebbe trovare un gioiello nascosto a 15 euro di una vallata tedesca on in un paesino dell’Etna piuttosto che vincere facile spendendo 55 eur…

  16. Andrea Scanzi ha detto:

    La questione prezzi è giusta e ci porta lontano. Ognuno ha i suoi budget e le sue regole.
    Io spero di avere ormai una sufficiente conoscenza, tale da permettermi di bere bene, e con trasporto anche emotivo (non solo “bene tecnicamente”), stando sotto le 40-50 euro al ristorante, le 40 in enoteca e le 30 franco cantina.
    Poi chiaramente ci sono le eccezioni, ma è rarissimo che compri una bottiglia sopra le 50 euro.
    Di solito mi concedo più margine sullo Champagne, ma anche lì, se sei smaliziato e magari acquisti in Francia, sotto le 50 trovi cose monumentali.
    L’Italia poi è piena di prodotti meravigliosi che non costano nulla. E non solo l’Italia. I bianchi di Vouvray sono da cortei eterni.
    Il Paleo è uno dei vini “margine” che bevo, a livello di prezzo. Un altro è il Pergole Torte di Montevertine. E cito volutamente due rossi perché ne bevo sempre meno. Un altro è (sono) i Barolo di Citrico Rinaldi.

  17. Francesco ha detto:

    ciao,
    avevo sollevato anch’io delle perplessità sulla tenuta di questi vini, leggendo proprio i post di erro e cossater. devo dire che la mia esperienza diretta è però stata assolutamente fortunata e, tra tutti quelli bevuti, del paleo 2002 conservo ancora un ottimo ricordo. Concordo nel considerare Le Macchiole l’azienda più interessante di Bolgheri (Andrea, insieme a Tenuta San Guido, non dimentichiamlo) e tutto è tranne che una corazzata. tra quelle ancorate a bolgheri fa la figura della scialuppa ( e lo dico con affetto, e poi io tifavo per gli indiani, mica per i cowboys)
    ciao
    @andrea vado fuori tema, conosci un’azienda che si chiama Calabretta (non mi dire anceh questa volta che l’hai già recensita) Beh, ho bevuto un rosato dell’etna di 11 anni 11 che quai baroleggiava.
    E’ morto anche il grande solomon, stasera mi consolerò con un rosso delle macchiole sparando a palla il vecchio “the bishop rides south” (è un disco, ma son sicuro che neppure questo piaace a rp, troppo di terroir)

  18. Francesco ha detto:

    @Armando, sotto i 15 puoi fare il pieno con il mio amtissimo pian del ciampolo (montevertine) o con grandi chinati classico che, giustamente, qualla farsa di guida che è diventato il gambero, non premia:
    bibbiano
    rodano
    villa rosa
    val delle corti
    monteraponi
    riecine
    caparsa
    vecchie terre di montefili
    felsina
    san giusto
    rampolla (forse supera i 15..)
    fontodi
    selvapiana (grande, grandissima azienda troppo spesso trascurata, ottimo il base 2008, da bere “a gargana” e la riserva yuhmmmm. prezzi correttissimi. bravi, ma bravi veramente. Andrea , mi permetto di dirti che dovresti scriverci un pezzo, sono in zona marginale, fanno vini di territorio, sono eccellenti, non se la tirano, che si vuole di più?)

    se vai sui 20-25 eurini i taurasi e gli aglianici (specie in basilicata, ma anche mastroberardino è li) li becchi quasi tutti, e sono commoventi. Anche in zona Barbaresco con questa cifra prendi cose meravigliose (cortese, produttori, castello di neive, rizzi etc.)
    concordo che il segreto è bere bene spendendo il giusto, ed al paleo, personalmente qualche soldino lo do volentieri.

  19. armando ha detto:

    Grazie a tutti per le indicazioni… per adesso copio e incollo poi con calma comprero’ (soprattutto 2008, l’anno di nascita di mia figlia, per bottiglie che devo sotterrare per almeno 15 anni in cantina)

  20. Francesco ha detto:

    @armando, beh allora su selvapiana riserva vai sul tranquillo e lo stesso val x i barbaresco. comunque la scusa di accumulare bottiglie per i figli (3) mia moglie non la beve più…
    ciao

  21. Andrea Scanzi ha detto:

    Degli ottimi nomi fatti da Francesco, accendo soprattutto:

    @pian del ciampolo (montevertine), bibbiano, monteraponi, san giusto, fontodi, selvapiana e aggiungo pacina (colli senesi, ma a un’unghia dalla zona del classico.
    Dei Chianti Colli Aretini, Paterna uber alles e certe perle iper-autoctone di Mannucci Droandi.
    Dei Syrah della mia zona, il Cortona base di D’Alessandro ha un rapporto qualità/prezzo inarrivabile nel vitigno (non ho detto che è il miglior Syrah d’Italia, assolutamente no, ma il base costa davvero poco per quanto è buono).
    La Basilicata signoreggia, incontrastata.
    Dei Barbaresco, vino un po’ troppo femmina per cavarmi i sensi e devastarmi dentro, a oggi dico soprattutto Teobaldo Rivella.

  22. Giovanni Corazzol ha detto:

    ho pagato vini mediocri 15 euri e mi sono andati giù amari perchè mi sembrava un furto e di ogni sorso calcolavo il costo. Mi sono comprato una bottiglia di Camille Giraud Cote de Beaune Villages del 1989 a 80 euri e mentre lo bevevo ululavo alla luna con le lacrime agli occhi senza pensare minimamente all’esborso.
    Ho scoperto casualmente il signor Franchino che fa un Gattinara meraviglioso a 9 euri e calcolando il costo a sorso ululavo di piacere.
    Insomma dipende.

  23. Giovanni Corazzol ha detto:

    Basilicata: fatto salvo che il Don Anselmo è straripante non credete che il Vigna Caselle di D’angelo a 10 euri in meno sia una specie di miracolo?

  24. Giovanni Corazzol ha detto:

    D’Angelo Canneto, scusate

  25. Francesco ha detto:

    @giovanni,lo credo lo credo.ho ancora un paio di riserva 2001 che centellino piano piano. ne ho stappata una sabato scorso, sostituendo un riserva 99 di mastroberardino che purtroppo sapeva di tappo. beh, era una goduria e la sai una cosa? quel geccetto avanzato il giorno dopo era ancora più buono (rodano in questo caso migliora al cubo), e questa è una cosa che risocntro in tanti vini “poco lavorati”
    @andrea domenica sono a castelvetro, hai qualche lambrusco da consigliarmi alla voleè? mia cognata mi riempie la cantina con il base e la vigna del re della coop settecani, che non è per niente male, ma vorrei qualcosa di più,come dire, verace, alla townes van zandt, per intenderci

  26. flachi10 ha detto:

    @ francesco: Calabretta Jr. lo conosco di persona, è stato lui ad indirizzarmi verso l’Università di Ingegneria… persona molto competente e produttore appassionato. Il loro Rosso dell’Etna da uve nerello mascalese e nerello cappuccio è già molto famoso ed apprezzato… fascia di prezzo 8/10€.
    Visto che la questione costo/qualità mi appassiona molto, da buon genovese, mi permetto di consigliarvi le seguenti bottiglie:

    Spigau Crociata 2005 e 2006 – Rocche del Gatto – in cantina 8€ (Pigato 100%)

    Cappellaccio 2004 – Rivera – in cantina 12€ (Aglianico 100%)

    Contado di Majo Norante 2002 – (Aglianico 100%) enoteche online circa 10€

    Brunello di Montalcino UgolForte 2005 – Fattoria San Giorgio – in enoteca a Genova intorno 20€

    e per far ricredere chi pensa i vini di Bordeaux come non adatti alle proprie tasche qualche consiglio a buon mercato…

    Château D’ESCURAC 2004 e 2005 – Mèdoc – (merlot 50%, cabernet Sauvignon 50%)- costo dal mio provider preferito 13,5€ http://www.dubecq.com

    Château BARDE-HAUT 2001 – Saint Emilion – 26€ provider come sopra

    e per finire…

    TARDIEU-LAURENT CÔTES-DU-LUBERON “Domaine de la Bastide de Rhodarès” 2003 – con un pò di culo 12,5€

  27. Mauro Erro ha detto:

    Scusate se intervengo solo ora ma sono stato impegolato in questi giorni convulsi per le uscite delle guide di settore. Anche se in ritardo devo una precisazione visto che sono stato citato e non vorrei si potesse fraintendere il virgolettato perchè decontestualizzato. L’intervento che è stato citato si riferiva ad un articolo che aveva come argomento il Cabernet e il territorio in Italia.
    Già la prima osservazione riguarda i numeri, quelli di Le Macchiole sono talmente piccoli, il 70% delle bottiglie finisce sul mercato estero tra l’altro, che l’argomento dovrebbe interessare pochi eletti (considerando anche i prezzi) e diviene, invece, spesso argomento di costume perchè spesso scontro di “ideologie” opposte.
    Per questo è meglio chiarire subito che quando la bottiglia era giusta io ho bevuto (non assaggiato, ma proprio bevuto grazie a Cinzia) dei sontuosi Messorio ’99, Messorio ’01, Messorio ’05 e un Paleo ’07 molto promettente. Un’esperienza per il sottoscritto molto istruttiva in ogni caso e di cui spero di poter scrivere appena avrò un attimo di tempo.

    Il mio lavoro di giornalista specializzato mi porta però a dover approfondire certe questioni, ed in questo caso le questioni riguardano l’esplosione di una zona vitivinicola relativamente giovane che sta costruendo la sua tradizione e oggi conta 1200 ettari. è per questo che, al di là di qualche parallelo di carattere organolettico, mi riesce difficile fare paragoni con zone come la Loira o con aziende come Clos rougeard perchè ci mancano semplicemente i dati per fare certe affermazioni con un buon grado di certezza. Il potenziale d’invecchiamento – cosa non da poco per vini che si pongono in una fascia qualitativa di eccellenza, di prezzo di vendita molto alta – ad esempio, è tutto da vagliare (tranne le solite eccezioni, vedi Sassicaia, che non fanno e non possono fare l’intero comprensorio).

    è, quella di Bolgheri, una sorta di crocevia culturale, nel suo sviluppo da adesso ai prossimi vent’anni, tanto quanto Montalcino, del vino Italiano.

    Scusate le lungaggini, un saluto a tutti a Cinzia ed Andrea che seguo sempre con molto piacere.

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