Granè di Gillardi

Giacolino Gillardi è uno dei produttori più noti – e discussi – della zona di Dogliani. E’ anche enologo di Ceretto.
L’ho conosciuto una settimana fa alla presentazione di Carrù, era il relatore. A cena siamo andati al Moderno, dopo la presentazione.
Abbiamo bevuto uno Champagne che importa lui, Delamotte, fratello minore (ma anche molto meno costoso) di Salon, e poi i suoi vini in purezza da uve internazionali.
Prima l’Harys, cioè Syrah. Poi Merlò, cioè Merlot (questa era più facile). Due vitigni che rispetto ma non amo, due vini ben fatti ma non dell’anima.
L’altra sera ho bevuto l’altro vino che Giacolino mi ha regalato, una (rara) Magnum del suo Grané. Granaccia in purezza. Annata 2005. Prima si chiamava “Granaccio” (l’etichetta pubbicata in questo post).
L’ho bevuto con grande piacere tra amici ed è, tra i tre vini internazionali fatti da Gillardi, quello che più mi ha colpito e convinto.
La Grenache è un vitigno che attraversa tutta l’Europa, dalla Spagna fino ai posti più impensabili d’Italia, cambiando nome dal Friuli alla Sardegna, passando per la Provenza.
In Italia raramente tocca vette straordinarie. Di solito dà il meglio in Liguria, naturale prosecuzione del terroir provenzale.
Non so se il Granè sia indimenricabile, ma certo ha giusto muscolo e buona beva, profumi accattivanti (ma veri) e bell’equilibrio. Persistenza non comune. Una Granaccia langarola, in apparenza un ossimoro, che però funziona.

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10 Responses to “Granè di Gillardi”

  1. benux ha detto:

    a proposito di grenache dovresti provare la nuova bottiglia dell’oasi degli angeli (quelli del kurni) con il kupra ne ho una bottiglia in cantina, visto il costo credo ci rimarrà a lungo.

  2. flachi10 ha detto:

    Ho sentito parlare spesso di “Delamotte”… non hai scritto nulla su come l’hai trovato! Vorrei sapere un parere! Inoltre a proposito della Granaccia Ligure… sapresti indicarmi qualche nome o cantina che ne produce di rilievo? Io avevo sentito parlare di una buona Granaccia di Quiliano ma non ne so nulla di preciso… Grazie!

  3. Andrea Scanzi ha detto:

    @Benux. Di Oasi degli Angeli ho degustato solo il Kurni. L’ho anche citato. Particolare (cit) @Flachi10. In realtà l’ho recensito (molto velocemente) nel post Un bel weekend. Un Salon in diminutio, molto meno indimenticabile ma anche molto meno costoso. Non mi ha cambiato la vita, l’ho bevuto con piacere. 6.5 pieno. Non ho ancora trovato una Granaccia Ligure capace di farmi impazzire, se non quella di Walter De Batté di cui parlo nel libro (ma per me i suoi capolavori sono Sciacchetrà e bianchi).

  4. gianmarco ha detto:

    sto leggendo anch’io tachis, l’ho quasi finito. ma il titolo è sbagliato: doveva chiamarsi “sapere di legno”

  5. benux ha detto:

    si ricordo la tua descrizione del kurni nell’elogio, ma visto che parlavi di vette straordinarie per l’uva grenache in italia non potevi non assaggiare il loro nuovo prodotto il Kupra.
    Visto però il prezzo folle oltre 200 euro io lo custodisco in cantina, ci sono dei vini non vecchi di altre aziende che raggiungono queste vette di prezzo?

  6. Marco ha detto:

    Mi piacerebbe sapere cosa ti sei bevuto per poter resistere accanto a Malgioglio per 2 ore!! 🙂

  7. Della ha detto:

    Ciao Andrea, proprio ieri ho assaggiato un Dolcetto di Dogliani di Gilardi, a pranzo dal “tuo” Maurizio a Cravanzana (e da lui consigliatomi). Mi è sembrato un buon vino, con un’acidità leggermente maggiore rispetto a quello (d’Alba) assaggiato da Roddolo il giorno prima (eh si, il mio week nelle Langhe prevedeva una tappa anche dal buon Flavio, direi obbligata dopo aver letto le tue innumerevoli e lodevoli recensioni, che al mio rientro mi sento di sottoscrivere pienamente), e con un pizzico di tannicità e corpo in meno….
    Gran bel giro questo nelle Langhe, che dopo Roddolo ha avuto seguito da Mascarello (la figlia mi è parsa una persona di grande personalità, forse proprio come i suoi vini) e, il giorno seguente (ieri, ndr) al Forteto della Luja, per conoscere il Loazzolo (qui fanno anche un brachetto passito, esperimento che , a mio parere, ancora non ai livelli del moscato), con un piccolo intermezzo in un’azienda produttrice di nocciole, sempre a Cravanzana. Ho solo dimenticato di lanciare una monetina nel Tanaro, per essere poi sicuro di tornarci…. 😉

  8. Fabrizio ha detto:

    Resto stupito che tu non abbia citato manco di striscio un cannonau sardo!!! Si tratta di Grenache, spesso in purezza al 100%. Il Tuderi di Dettori, il Turriga, i vini di Mamojada di Giuseppe Sedilesu, il Nepente di Oliena, il Dule di Giuseppe Gabbas…sono tutti vini straordinari, e costano molto meno del Kurni di Oasi degli Angeli, per cui non paghero’ mai 200 euro. Ma siamo matti? E ancora, vi consiglio l’Alicante Querciolaia di Mantellassi, anch’esso grfenache, maremmano pero’, o il Colpizzarda, tocai rosso del Veneto, senza dimenticare Le Fourches, di Charrere, ottimo esempio di produzione valdaostana.

  9. Andrea Scanzi ha detto:

    Più che altro non ho citato altre Grenache perché parlavo del vino di Gillardi. Non era un catalogo di Granacce italiane. 🙂
    Ho poi ricordato che la Grenache è un’uva che attraversa anche il nostro paese, cambiando nome.
    Grazie dei nomi fatti, tutti ottimi e meritori.

  10. andrea li calzi ha detto:

    Ciao Andrea,se non hai mai assaggiato una granaccia ligure che ti abbia mai fatto impazzire prova assolutamente l’azienda Cascina Praiè di Andora eccola “sciurbì”

    http://www.cascinapraievini.it/vino-ligure/vino-sciurbi.htm

    ho provato tutti i loro vini in azienda lo scorso Aprile,assolutamente di livello dal pigato al vermentino e una piacevolissima lumassina versione charmat,odio gli charmat ma questo spacca,hanno anche un rosato in stile provenzale davvero notevole,ottimo rapp qualità prezzo.saluti

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