Metodo Classico Brut Velenosi

Toh, un Metodo Classico marchigiano, da un’azienda di Ascoli Piceno. Che, già che c’è, fa anche altre bollicine – con Metodo Charmat – a base Passerina.
Parlo della crescente Azienda Velenosi.
Ne avevo solo sentito parlare. Sabato scorso, dopo la presentazione a Carrù con Marco Travaglio, un lettore – Gennaro – ha avuto la bontà di regalarmi un vino, premettendo che “forse per i tuoi gusti è un po’ smanettone”.
La bottiglia era la Gran Cuvèe Brut di Velenosi. Un Metodo Classico con uve Chardonnay e Pinot Nero. Sosta 36 mesi sui lieviti. L’ho bevuto due sere fa.
Colore importante, giallo paglierino quasi dorato, vivo e vivido. Davvero bello al naso, ricco e intrigante, forse un po’ furbino ma bello nellla sua frutta gialla tropicale, crosta di pane e uvaspina (quest’ultima l’ho sbirciata dal sito).
Forse il punto debole è all’esame gustativo. E’ corretto, riuscito, equilibrato. Ho però avvertito una certa fatica – da eccessivo “smanettamento” – durante la degustazione. Bene il primo sorso, meno gli altri. Non sto scrivendo che è uno Champagne ipermoderno, ma un po’ moderno sì. Per i miei gusti è sin troppo morbido e con spina dorsale acida non indimenticabile. Un Metodo Classico di talento, ma (per far rima) anche abbastanza opulento.
Non conosco con esattezza il costo e non posso commentare il rapporto qualità/prezzo.
Se lo provate, ditemi che sensazioni avete avuto. E grazie ancora al lettore Gennaro.

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11 Responses to “Metodo Classico Brut Velenosi”

  1. armando ha detto:

    A me la passerina mi scovolge…sia con le bollicine che ferma…
    scusate ma era irresistibile…

  2. armando ha detto:

    aiuto…adesso frau Ciancio mi suona come un tamburo

  3. Claudio ha detto:

    Provato poco tempo fa, ho avuto anch’io sensazioni simili alle tue. Un pò meglio il loro metodo classico Rosè ma non da strapparsi i capelli. Approfitto anch’io della sezione commenti per consigliarti un’etichetta che con le bolle centra poco ma che sicuramente “a Parker non sarebbe piaciuta”. E’ l’azienda siciliana Guccione, di Monreale, lavora in biodinamica e fa due bianchi da Trebbiano macerati sulle bucce assolutamente interessanti: il Veruzza (niente legno) e il Lolik (passaggio in botte). Mi fa impazzire il fatto che siano incredibilmente versatili nell’abbinamento, io li ho provati con pasta cacio e pepe, carne bianca e formaggi di capra, riuscivano a tener testa a tutto, lasciando sempre un ottimo ricordo. Fanno anche altri vini, sia bianchi (Catarratto) che rossi (Perricone in purezza) che devo ancora provare. Se ti capita sotto mano, fammi sapere cosa pensi, per quanto mi riguarda è una delle migliori novità dell’ultimo anno (e sottolineo che normalmente non sono un grande fan nè del trebbiano nè dei bianchi siciliani che non siano carricante).

  4. Luca Miraglia ha detto:

    Andrea, credimi, per chi è faticosamente giunto a capire (forse) il pàs dosè di Haderburg o il Puro di Movia è molto difficile tornare sulla terra…

  5. Gennaro Castelnuovo ha detto:

    Ciao Andrea,
    sono contento che alla fine tu l’abbia bevuto, credevo che data la mia premessa, lo regalassi a Chef Cumino;). Concordo pienamente con te sull’opulenza di questo metodo classico, che rispecchia un po’ chi lo fa, – Angela Velenosi – che di talento ed opulenza ne ha in abbondanza:) confermando, ancora una volta, la teoria secondo cui “un vino somiglia sempre al produttore” (Scanzi-Carrù docet). Restando in tema di bollicine, ieri dopo una settimana “apocalittica” ho bevuto un Herbert Beaufort cart d’or tradition, che non sarà il tuo amato Jacques, ma mi ha condotto ugualmente sulla via della “rettitudine”.

    Saluti
    Gennaro

  6. Antonio ha detto:

    @Claudio, Guccione è un’azienda che da un paio di anni sta lavorando benissimo e se non hai ancora provatol’Arturo di Lanzeria (perricone)sappi che assaggerai il loro prodotto migliore!
    E se hai la fortuna di trovarlo devi provare il loro Perpetuo di Cerasa che altro non è che il frutto di colmature annuali di vino (trebbiano)nuovo nelle botti di vino dell’anno precedente.
    Per ricrederti sulla Sicilia bianchista non etnea ti consiglio di provare il Porta del vento Catarratto di Porta del Vento!!Che vino!
    @Andrea Scanzi, mai provato il pas dosè di D’Araprì (da uve BOMBINO!!!con Pinot noir)bollicine che provengono nientemeno che da S.Severo provincia di Foggia?
    http://www.darapri.it/pasdose.htm
    Non ti lascerà di certo indifferenti!

  7. benux ha detto:

    Buona cantina quella di velenosi tra quelle delle mie parti è una delle migliori, la passerina Brut è molto buona.
    Comunque il loro vino migliore è il ROggio del Filare un rosso piceno superiore veramente ben fatto venduto a 25 euro circa in enoteca.

  8. Andrea Scanzi ha detto:

    @Antonio. Certo che conosco il D’Araprì, l’ho scoperto leggendo Pignataro e lo cito nel capitolo sui Vini Outtake. Grazie a te e Claudio per la dritta su Guccione.
    @Benux. Proverò il Roggio del Filare.
    @Gennaro. L’ho bevuto non molto tempo fa, il Carte d’Or di Herbert Beaufort. Buonissimo Champagne, hai ragione. Non il vino della vita, ma buono sì. Grazie ancora per il regalo (Chef Cumino non c’era alla cena del Brut Velenosi, ma lo vedrò mercoledì e zimbellerò anche a nome tuo).

  9. Claudio ha detto:

    @Gennaro: grazie dei consigli, in effetti mi era rimasta la curiosità di provare le altre etichette Guccione e lo farò presto! del Porta del Vento avevo già sentito parlar bene, a questo punto più indizi cominciano a fare una prova…vedrò di reperire anche questo.

  10. simone ha detto:

    Ciao Andrea,
    i rossi Ludi e Roggio sempre dei Velenosi li hai mai provati?ero interessato a un tuo giudizio in merito.ciao simone

  11. Andrea Scanzi ha detto:

    Non li ho sentiti, Simone, ma poco sopra Benux parla molto bene del Roggio.

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