Falanghina- Nifo Sarrapochiello

Questo è uno dei vini più saturi di carattere e personalità che abbia mai bevuto. E non è neanche il prodotto di punta dell’azienda.
Lorenzo Nifo, che non conosco personalmente, è stato collaboratore di Luigi Moio alla Cantina del Taburno. Da anni coltiva, in regime rigorosamente biologico certificato, dodici ettari di vigneto sulle pendici del monte Pèntime, nel beneventano.
Il suo capolavoro riconosciuto è l’Aglianico del Taburno D’Erasmo Riserva, premiato dalla Guida Espresso come miglior rosso campano. Un vino incredibile a 14-17 euro. 4mila bottiglie – dicono – d’incanto. Lo proverò presto e vi dirò.
Ieri sera, per la prima cena nella casa nuova, ho aperto una Falanghina Taburno 2009 Nifo Sarrapochiello. Un vino giovanissimo, che non avrei scoperto (non subito, almeno) da Mauro Piantedosi. E’ un gioiello incredibile. Un capolavoro a otto euro.
Giallo intenso, quasi dorato. Al naso ti colpisce con una frutta inizialmente tropicale – mango -, poi tutta l’eleganza dei fiori gialli. Una mineralità prodigiosa. Un che di balsamico.
Al gusto non c’è nulla che non vada. Oltremodo sapido, praticamente salato. Mineralità esplosiva, come all’esame olfattivo. Fresco ma non volgarmente acido, morbidezza sottile e giusta. Equilibrato ma non bagascia, persistente che non ci credi. Ancora sapido (e sassoso) per retrolfazione. Fine, elegante.
Provatelo subito.

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24 Responses to “Falanghina- Nifo Sarrapochiello”

  1. Luca Miraglia ha detto:

    Andrea, da campano (ancorchè “quasi” casentinese), ti consiglio caldamente di approfondire la conoscenza con i vini dell’areale beneventano i quali, proprio nelle tipologie altrove spesso appiattite su un gusto prettamente commerciale (Falanghina, Aglianico, Piedirosso, Coda di Volpe), mostrano un carattere molto peculiare ed una personalità spiccata.
    Ne è esempio il vino da te bevuto, ma ne potrei citare a decine, tutti pregevoli e ben identificabili; d’altronde, il territorio vede impegnati sul campo enologi di rango, anche se giovani, come Vincenzo Mercurio, ed i produttori, specialmente in alcune zone quali l’enclave di Torrecuso, mostrano un dinamismo altrove sconosciuto.

  2. Gennaro Castelnuovo ha detto:

    Ciao Andrea,
    ho letto entrambi i tuoi libri(perciò mi permetto il “tu”:) e li ho trovati godibili ed interessanti, sia per il modo di scrivere non prosaico,(come direbbe il nostro amico Paul) che per la completezza delle informazioni(i refusi secondo me sono un modo per vedere se il lettore è attento:D). Inoltre “conoscendoti” ho scoperto con piacere una serie di affinità (la passione per il signor G, Saramago, Benjamin Malaussene, moto gp, i labrador, per non parlare della mosella e delle langhe). E un vero piacere leggerti, mentre racconti con scanziana maestria e sincero entusiasmo un vino. A mio parere la falanghina troppo spesso è bistrattata e relegata al ruolo di vino “pop”, invece tu giustamente sottolinei che la differenza la fanno quasi sempre i produttori bravi, quando possono contare su un ambiente pedoclimatico ideale e quello beneventano lo é(a mio mosdesto parere).
    In conclusione, continua cosi ed io ti seguirò(forse suona troppo biblico, ma rende l’idea del mio apprezzamento per ciò che fai).
    Un saluto a presto(magari a Lodi).

  3. giovanni ha detto:

    Ciao Andre,

    Ho letto i tuoi libri e vorrei farti alcune domande.
    So che non è lecito vinificare uva da tavola. Sai perchè ?
    Forse perche se ne otterrebbe un vino con tenore alcolico troppo basso o troppo alto ?
    L’una da tavola ha un contenuto zuccherino superiore o inferiore a quello dell’ uva da vino ?
    Secondo me molta uva da tavola finisce comunque dritta dritta in bottiglia.
    Gradirei tuo parere.

    Grazio Gio.

  4. Armando ha detto:

    Sono cresciuto a dieci Km dall’azienda che segnali e ho appena passato l’estate in quei luoghi passandoci in bici un decina di volte, un amico inoltre mi aveva anche parlato di questo produttore ma lui (l’amico intendo) è di poche parole e per descivere un vino dice: è buono 🙂 Ho compreto un settantina di bottiglie da prouttori vari ed a prezzi anche più esosi.
    Adesso sono a Bruxelles e tornero’ nel Sannio solo a primavera.
    Ergo mi sto: mangiando le mani, rodendo il fegato, strappando i capelli, stracciando le vesti e…qualcuno conosce un’altra metafora del genere?
    Grazie per la segnalazione. Ti aspettiamo nel Sannio. 😉

  5. benux ha detto:

    nella nuova casa sei riuscito ad avere una bella cantina o un buon posto dove conservare i vini?

  6. benux ha detto:

    Per giovanni

    Una volta mio zio provò a vinificare un po’ di uva da tavola che gli avanzo’ ma venne un vino bianco quasi insignificante e dalla gradazione bassina meno di 10 gradi

  7. giovanni ha detto:

    Grazie della tua informazione benux.

    Questo significa che il contenuto zuccherino è inferiore ?
    Non l’averi mai detto. L’uva regina sembrerebbe dolcissima.

    Gio

  8. Antonio ha detto:

    Andrea posso segnalarti un’azienda sannita interessantissima?Direi la migliore della zona beneventana:
    I Pentri (strepitosa falanghina, ancora meglio l’aglianico base!!)
    Magari gia la conosci!!

  9. Della ha detto:

    @giovanni
    Anche io credevo che l’uva da tavola fosse dolcissima, ma la scorsa settimana, in vacanza a Sant’Antioco, ho assaggiato la LORO uva da tavola, una caramella!! Grandiosa! Là non piove quasi mai e c’è sempre il sole, ne consegue una concentrazione zuccherina incredibile…

  10. benux ha detto:

    se non sbaglio mio zio come uva aveva usato dell’uva italia, che è dolce ma non dolcissima, poi io sono delle marche magari in sicilia o al sud viene meglio

  11. Ivana Limata ha detto:

    Ho passato molte serate di questa estate bevendo il Rosato di Lorenzo Nifo che conosco personalmente. Bella persona, bella vigna (biologica). Nonostante sono una Bourgougnona, ci credo nelle potenzialità di vini come Falanghina e Aglianico Taburno al punto che mi sono messa a fare enoturismo nel Sannio Beneventano. Quindi caro Andrea, quando vuoi venire, sarei lieta di farti da guida e di ospitarti nel B&B che gestisco.
    P.S. Grazie per i tuoi libri!

  12. Francesco ha detto:

    Gent.mo Andrea, ti prendo in parola.
    Ti seguiamo (io e mia moglie)da quando hai pubblicato Elogio dell’invecchiamento, e pensiamo di averti incontrato in quel di Egna qualche edizione fa (era il 2007 con Gottardi?)
    Ci siamo sempre sentiti in linea con te riguardo i
    commenti, i giudizi, le osservazioni espressi e svolti nei tuoi scritti, blog compresi.
    Ti segnaliamo come vino outtake(ma forse lo conoscerai già) un piccolo
    vignaiolo, Hartmann Donà di Merano con cantina ad Ora.
    Abbiamo passato con lui, dopo lunga ricerca, lo scorso anno, in una pausa della manifestazione del Pinot, due ore nei suoi vigneti (ora ne
    ha affittati alcuni alla periferia di Merano in un posto incantevole): è un
    vero idealista, purista, competente, affabile e preparato viticoltore.
    I suoi vini ci permettiamo di segnalarteli: Donà Rouge (schiava e lagrein),
    Donà Blanc (chardonnay e pinot bianco) e Donà Noir (pinot nero). Piccole
    produzioni dal grande carattere e fascino.
    Cordialità
    Francesco e Rosanna

  13. Alessandro ha detto:

    Ciao Andrea , ti ringrazio per i consigli. Sono stato nelle langhe lo scorso w end e mi sono trovato benissimo. In particolare ho molto apprezzato la cena alla Cascina Schiavenza a Serralunga. A questo proposito mi permetto di consigliarti un produttore di Barolo (oltre che barbera e Dolcetto) che sta a 300 metri dalla Cascina Schiavenza: Guido Porro. Produce un barolo molto interessante a mio giudizio, venduto in cantina a 15 €. Secondo me ottimo rapporto qualità-prezzo.

    Saluti

  14. Juri ha detto:

    gentilissimo andrea
    ho letto con molto interesse il suo ultimo libro e devo dire che l’ho trovato molto interessante,visto che da qualche mese sto scoprendo la bellezza del mondo vino..
    mi permetta di farle notare solo una piccolo errore a pag. 93,dove lei scrive che il pouilly-fumé è della zona del maconais ,borgogna…ma il pouille-fumé non è un sauvignon blanc della loira come lei scrive a pag 46???
    grazie per la sua attenzione

  15. Armando ha detto:

    Vabbé non ho resistito alla tentazione di sapientino:
    1) l’uva da tavola deve pesare tanto, quindi è piena di acqua e darebbe un vino leggero
    2) vi sono uve da tavola che danno vini ottimi come il moscato e lo Chasselas
    3) vi sono alcune uve da tavola come l’uva fragola che si possono vinificare in privato ma che per ragioni commerciali internazionali (contrastare la concorrenza al mercato vinicolo europeo da parte di vini prodotti con uve non europee) è vietato vinificare per la vendita. Inoltre fattore concomitante e giustificativo delle norme restrittive, è sempre stato evidenziato, nel fermentato di uva fragola, il fatto che conterrebbe maggiori quantità di metanolo, che ha attività tossica, rispetto alle viti europee. Tale fatto è oggettivamente vero, ma le differenze rispetto alla vite europea sono marginali, e si riducono o si annullano se la vinificazione avviene con cure particolari che curino di non coinvolgere in fermentazione le bucce, i vinaccioli e soprattutto il graspo
    4) la stessa cosa vale per il Clinton che oltretutto è disgustoso
    5) caro Giovanni volevo segnarti che puoi trovare da solo molte altre risposte sull’Internet
    6) comunque la prox. volta che ti viene in mente un domanda del piffero come questa non mancare di avvisarmi:-)
    7) per ricambiare non è che mi faresti sapere come mai non si mangia la carne dei gabbiani e dei corvi? E’ un quesito che mo tormenta da anni…Grazie, Armando

  16. Marco ha detto:

    E così ci sono cascato anche io, eppure ero convinto di poterlo evitare sempre, e invece non ci sono riuscito: ho fatto il nome del potente di turno, una raccomandazione, e le porte del Paradiso si sono spalancate…….ho detto Andrea Scanzi e ho trovato un posto libero alla Tana degli Orsi 🙂
    Scherzi a parte, grazie per avermi consigliato questo ristorante: ieri sera ci sono stato con un paio di amici ed il risultato è stato eccellente, cibo sopraffino e vino ottimo (un Pinot nero e un Barbaresco, consigliati perchè uscendo dalla Toscana non sappiamo niente!).
    Grazie Grazie Grazie

  17. giovanni ha detto:

    Caro Armando,

    Grazie per le tue precisazioni.
    La carne dei gabbiani e dei corvi è commestibile.
    Puoi trovare da solo molte gustose ricette “sull’internet”.
    Grazie
    Giò

  18. Alessandro ha detto:

    Anche se nomini troppo spesso locali e distribuzioni della tua regione (pane e vino ed Heres) il libro è veramente ben fatto; hai fatto ricerca e studiato molto pur appoggiandoti, in alcune tue considerazioni, al grande “porthos”.
    Complimenti ancora! Argomenti autentici e mai scontati!
    Se passi a Gubbio hai una bevuta offerta!!
    Accetti amicizia?

  19. armando ha detto:

    Caro Giovanni, tu ciurli nel manico, meni il can per l’aia, svicoli e scantoni…fai l’indiano, ha mangiato la foglia e fai pure l’ironico…non ci siamo proprio…
    Io intanto non t’ho chiesto se quel carne era commestibile ma perché non era consumata… quindi non sei stato per nulla cortese, e poi visto i tuoi gusti raffinati la prox. volta ti invito a cena menu: vino da uva da tavola Italia e corvo ripieno di interiora di gabbiano… non appena trovo la ricetta ti scrivo d’accordo?
    P.S. qualcuno sa perché non si fa il vino con l’olio esausto e con le pose del caffé?

  20. giovanni ha detto:

    Armando,

    Io sono stato cortese esattamente tanto quanto lo sei stato tu.
    Nessuno ti ha chiesto niente; tantomeno di stabilire se ci siamo o se non ci siamo.
    E siccome, a quanto pare, le ironie le puoi fare solo tu, ti invito la prossima volta a farle con qualcun altro.

    Giò

    p.s.
    ogni ulteriore tuo messaggio non sarà de me letto
    evita di rispondermi

  21. benux ha detto:

    Per Giovanni:
    Da quello che sò gli uccelli che si nutrono di pesci marini non sono commestibili.
    Anche se un amico cacciatore mi ha raccontato che quando andava a cacciare in puglia un guida del posto era ghiotta di Cormorani!!!!

  22. armando ha detto:

    @ Giovanni, scusami se t’ho offeso. L’ironia la puo fare chiunque su di me e sulle stupidaggini che scrivo. Spero che tu legga questo messaggio. Sinceramente, Armando

  23. Giorgio ha detto:

    Il clinton sara’ disgustoso ma il clinto le bon! ( e non sono sinonimi sono si da vite americana ma varieta’ diverse) grappoli grossi e irregolari per il clinton e grappoli piccoli e regolari per il clinto, quindi occhio che in internet sono scritte cose per sentito dire, inoltre e’ vietata la commercializzazione dagli anni 30, secondo me perche viti americane e all’epoca l’Italia era sotto il fascismo, e per quanto riguarda la tossicita’ nessuno e mai morto per il clinto, anzi non si puo’ vendere ma berlo in proprio si, ah proprio tossico, meno male che ci pensa lo Stato alla nostra salute, cin cin.

  24. Renato ha detto:

    Caro Andrea,
    sono un neofita del vino, non ho frequentato corsi, sto semplicemente assaggiando molti vini. Anche a me piace il tuo approccio schietto e politicamente scorretto. Da buon architetto oserei fare un paragone e definirti il Bruno Zevi del vino.
    I vini di Lorenzo Nifo sono tutti molto buoni, compresi quelli non di punta come la falanghina che hai proposto. Buonissimo anche l’aglianico DOC, ottimo l’aglianico riserva D’Erasmo. Ottimi i prezzi di questi vini da uve biologiche, a dimostrazione che biologico non vuol dire caro. Ottima la politica dell’azienda le cui bottiglie, nonostante i numerosi riconoscimenti, hanno mantenuto sempre prezzi molto bassi.
    Evviva il vino buono, fatto con uve autoctone, bio ed economico!

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