Pinot Grigio ramato (due esempi riusciti)

Schermata 2019-06-02 alle 19.04.57Il Pinot Grigio è uno dei vini più bevuti in Italia e non solo in Italia: in Inghilterra, per esempio, lo adorano. Il paradosso che non tutti conoscono è che lo beviamo deliberatamente rinunciando a molto del suo potenziale. Uva non a bacca bianca ma – appunto – rosato-grigia come la buccia di certe cipolle, se non la sottoponi a macerazione anche solo leggera di fatto un po’ la snaturi. Ecco allora il Pinot Grigio “ramato”, che non è altro che un Pinot Grigio – non per nulla parente del Pinot Nero – sottoposto a macerazione. Definirlo orange wine qui è inesatto: va proprio chiamato “ramato”. Il Pinot Grigio, in questa veste, apparirà del tutto diverso e molto più emozionante, sebbene esistano ovviamente dei Pinot Grigio “bianchi” (perdonate il bisticcio cromatico) splendidi.
I Pinot Grigio ramati, oltre al colore caratteristico, hanno alcuni tratti distintivi, per esempio le note agrumate e un’accentuata nota balsamica. Citerò qui due esempi che mi hanno convinto. Il primo viene dall’azienda Flaibani. L’ho scoperto acquistandola dal carnier di Luca Martini. Flaibani è un’azienda di 5 ettari situata a Cividale del Friuli nei Colli Orientali, con vigne terrazzate posizionate su colline molto ripide. E’ in fase di conversione biologica e in vigna utilizza dall’annata 2012 i preparati biodinamici. Sono poche Schermata 2019-06-02 alle 19.05.36le bottiglie prodotte: attorno alle 15mila. Il Ramato che ho provato era il 2016. Ne esistono più o meno 3mila bottiglie. La (crio)macerazione non è eccessiva, mi pare di aver capito attorno alle 6 ore. Che bastano comunque per dargli un carattere spiccato. Bello “denso” con archetti fitti, una spina dorsale acida che inizialmente fa fatica a mostrarsi appieno ma poi arriva, è un vino che migliora coi minuti e anzi con le ore: la sera dopo era ancora più convincente. Non abbiate fretta a berlo. Ci senti tanto il pompelmo e più ancora il melone. Assai agrumato e ancor più balsamico. Bella mineralità, gran persistenza. Finale sapido che asciuga e ripulisce. Mediamente elegante e certo equilibrato. In enoteca lo trovate (a fatica) sui 15/20 euro. Li vale.
Vi consiglio poi il Guastafeste di Villa Job. Pozzuolo del Friuli (Udine). Anche qui le dimensioni sono piccole: sulle 20mila bottiglie annue. Di queste, il Guastafeste ne conta 2500: è il Pinot Grigio ramato. Sempre annata 2016, sempre “vino naturale”, sempre azienda biologica che va verso il biodinamico. Macerazione qui più sostenuta, prezzo più o meno analogo. In questo caso ne ho bevuto solo un bicchiere (alla Formaggeria de’ Redi di Arezzo). Era un aperitivo e non so dirvi se il secondo e terzo bicchiere sarebbero stati migliori al primo: probabile. Vino splendido, “divertente”, di carattere e pienamente riuscito. Consiglio anche questo senza indugio.

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2 Responses to “Pinot Grigio ramato (due esempi riusciti)”

  1. Lanegano ha detto:

    Mi permetto di suggerire anche il Vis Uvae del Carpino (from Oslavia with love…), in giro si trova l’annata 2015 e forse ormai anche la 2016.
    Ottimo potenziale di invecchiamento (ho bevuto da poco un 2007 da saltare di gioia) e prezzo sui 23 euro in enoteca.
    Menzione d’obbligo anche per il Pinot Draga di Janko Stekar.
    Saluti e salute.

  2. Paolo Latini ha detto:

    Ho avuto il piacere e la fortuna di conoscere i Flaibani tanti anni fa. Una comune amica mi portò in azienda e mi accorsi di aver incontrato persone fuori dal comune. Parlavano del loro progetto aziendale con grande calore, oltre quello che era il grande impegno profuso. Poi mi fecero assaggiare i loro vini, con semplicità, senza enfasi, quasi a rimettersi in discussione, a voler migliorare. Quando misi il naso nel Pinot Grigio Ramato, ebbi un sussulto, non mi aspettavo un vino che mi coinvolgesse così tanto. Fu amore a prima vista e negli anni è rimasto il vino che lei ha magistralmente descritto e che riesce ad emozionare ad ogni bicchiere.

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