Pipparello 2005 – Paolo Bea

Ieri sera, con alcuni amici, ho bevuto un vino che avevo da più di due anni. Il Pipparello 2005 dell’Azienda Agricola Paolo Bea, ora gestita dal figlio Giampiero, voce narrante di uno dei capitoli de Il vino degli altri.
Quando visitai l’azienda, fu uno dei rossi che più mi colpì. Il Pipparello è un Montefalco Rosso Riserva Doc, 8500 bottiglie prodotte ogni anno. Vino importante anche nel prezzo, in rete si trova a 70 euro (qui) e in ogni caso temo sia arduo reperirlo sotto i 50-60 al ristorante (ma qui la 2006 si trova a 32). E’ un blend: Sangiovese 60%, Montepulciano 25% e Sagrantino 15%.
Nonostante i due traslochi subiti, l’ho trovato in ottima ferma. E’ stato bevuto al termine della serata, a cena quasi finita, praticamente come “vino da meditazione” (definizione che ho sempre trovato ridicola: si medita recitando i mantra, non bevendo vino).
E’ ormai noto che io beva quasi solo vini bianchi. L’apertura del rosso è stata una concessione agli amici.
Il Pipparello è un rosso molto impegnativo, e non solo per la discreta percentuale di Sagrantino di Montefalco, notoriamente tannico e carico. La macerazione sulle bucce, qui, è addirittura di 42 giorni. Poi maturazione di 12 mesi in acciaio, seguita da 24 mesi in grandi botti di rovere. Dopo l’imbottigliamento, ulteriore affinamento di 12 mesi in cantina prima della commercializzazione. Una buona recensione la trovate qui.
E’ un gran rosso, nessun dubbio. Qualsiasi perplessità legata alla lavorazione naturale – Bea è uno dei leader di ViniVeri – è prontamente fugata. Non solo non ha difetti, ma a 7 anni dalla vendemmia colpiva per l’acidità (tipica del Sangiovese), l’allungo e la discreta mineralità. Aveva ancora molta vita davanti.
Ovviamente non è un vino facile da bere. Di colore quasi impenetrabile, fitto e denso, oltremodo materico. Struttura decisamente opulenta, e considerati vitigni e lavorazione non poteva essere altrimenti. Un po’ rustico, chiaramente tannico, dotato però di una sua complicata eleganza. Avendolo bevuto quasi senza cibo, le “difficoltà” nel berlo sono emerse. Ma non su tutti: su di me.
Cosa ne consegue? Che non sono più adatto a certi vini. Lo sapevo, e me la sono andata felicemente a cercare, ma ne ho avuta conferma. Al di là del mio poco amore per il Sangiovese, che mai mi ha rapito fino in fondo e mai lo farà (fatti saldi alcuni casi, su tutti Montevertine), il punto è che io non riesco quasi più a bere vini che non abbiano come prima caratteristica la “drittezza”.
Se penso a rossi che bevo con piacere, ormai, o dico Pinot Nero, o dico certi Nebbiolo iperclassici e longevi, o certi vini dell’Etna, o – per contrasto – rossi quotidiani come Lambrusco e Gutturnio (frizzante). Un po’ è l’evoluzione del gusto, un po’ la soggettività del palato, un po’ che sono vegetariano. E un po’ che, ormai, alla digeribilità e bevibilità do un’importanza primaria.
Concludendo: il Pipparello è un gran bel rosso. Forse è un po’ caro, ma merita. Molto semplicemente, io non sono più adatto a lui (e viceversa).

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11 Responses to “Pipparello 2005 – Paolo Bea”

  1. claudioT ha detto:

    Io ne bevo ancora di rossi e ti dirò che il Pipparello ha un’anima terrigna in un corpo da culturista, un vino molto naturista ed emozionale, poco mentale e molto di pelle, ma per il quale non spenderei 70,00 con tutto il rispetto per il luminare Bea!!!

  2. Roberto Giuliani ha detto:

    Caro Andrea,
    non sei il solo a non essere adato a certi tipi di vino. Per carità, nulla da dire sull’esecuzione, anche perché Bea è davvero in gamba (il prezzo però è proprio fuori misura), ma diciamo che 42 giorni di macerazione se li può permettere un nebbiolo e solo in rari casi il sangiovese, ma montepulciano e sagrantino proprio no, a meno che non si voglia un iperconcentrato di colore, struttura e tannini.
    Una perplessità sulla tua visione del sangiovese, citi giustamente Montevertine che sicuramente è uno dei must, ma a Montalcino ci sono fior di sangiovese come Case Basse, Salvioni, Sesti, Col d’Orcia, Lisini, Caparzo, Il Colle solo per citarne alcuni, per non parlare dei più recenti Stella di Campalto, Campi di Fonterenza, Pian dell’Orino, Sanlorenzo, Paradiso di Manfredi. E questo solo in ambito Ilcinese, ma anche fuori di quell’areale ci sono fior di vini…

  3. Claudio ha detto:

    Non ho bevuto mai questo vino di Bea ma scrivo il commento perchè in questo momento della mia vita sono al tuo stesso identico punto al livello di rapporto con il vino, e beviamo esattamente le stesse tipologie. Ed ora a casa mi ritrovo parecchi rossi “pesanti” presi anni fa che non ho voglia di aprire….

  4. Valerio Rosati ha detto:

    @Claudio: anch’io sono pieno di bottiglie comprate anni fa che oggi non ho più voglia di bere. Si tratta in massima parte di rossi “parkerizzati” acquistati per fare lo sborone all’inizio del mio cammino di appassionato. Normalmente le riciclo per fare regali, tanto più che alcune di quelle bottiglie sono ancora molto pompate dalle guide istituzionali e ci faccio pure un figurone…

  5. silvano ha detto:

    mi iscrivo, mio malgrado, al club di quelli che preferiscono fare un giro di valzer con la Fracci che partecipare ad una esibizione di culturisti:insomma bevo alla Scanzi. Un pò ne sono addolorato, escludiamo l’altra metà del cielo, ma ormai è più fatica che piacere. Più ancora (succede anche a voi?): ho subito un calo di giudizio critico sereno nei confronti di
    questi vini, quasi uno scontro tra volume ed eleganza, con il primo che mi impedisce di vedere il secondo. Un limite mio, ma sono il solo?

  6. Michele ha detto:

    Ciao Andrea!! se vuoi provare un bel sangiovese ti consiglio Paolo Francesconi.. in particolare Le Iadi (la sua riserva). Secondo me è un vino che potrebbe interessarti.. ottima q/p (costa intorno ai 13-14€) e in piu il produttore lavora con metodi naturali.. so che ti piacciono tanto.. 🙂 cmq molto interessanti tutti i suoi vini! Un saluto!!

  7. […] prevedevo, il post sul Pipparello 2005 mi ha fatto arrivare scomuniche dai carnivori, robe tipo “Non sai goderti la vita”, […]

  8. gianni ha detto:

    CIAO ANDREA SONO GIANNI DI MILANO TI CONFESSO DI AVERE BEVUTO SOLO IL SAGRANTINO DI BEA ANNI FA E RIMASI COLPITO IN SENSO POSITIVO POICHè ERA UN VINO CARATTERIALE E INTRIGANTE.COMUNQUE PER CORRETTEZZA MI RISULTA CHE IL PIPPARELLO 2005 DI BEA COSTA INTORNO LE 35 EURO NON COME SCRIVI INTORNO LE 60!!SALUTI GIANNI G.

  9. Gabriele ha detto:

    Cominciamo a bere jura ?

  10. lele77 ha detto:

    Andrea ti segnalo un sito italiano che vende il Pipparello (annata 2006) a 32€, quindi meno della metà di quanto da te segnalato. Non male direi!
    http://www.attoadivenire.com/product.php?id_product=30
    ciao
    Lele

  11. paolo enrica ha detto:

    io non ho mai bevuto vini… mai!!! i vini TUTTI mi fanno skifo perché appena messi in bocca mi danno una svampata di alcool ke mi fanno tossire tre minuti di fila allora perché dovrei berli? mejo ke bevo l’acqua la cosa più buona e semplice ke esiste in natura!!! mejo ke bevo la coca cola una skifezza nata per essere skifezza, ma da quando ho conosciuto Giampiero ho iniziato a apprezzare (non bere!!!) il vino, quello VERO, che per me significa “basta berne un millimetro sul fondo del bicchiere per essere veramente soddisfatto”. Sono esigente? sono matto? sono diventato intenditore con la puzza sotto il naso? no!!!!! vado matto per le cose semplici senza tanti miskiaticci per farle apparire più belle e di sicuro meno buone, vado matto per le tegliatelle fatte in casa, per un pollo arrosto ruspante, per il torcolo inzuppato nel latte e caffe, per tutte quelle cose ke nella loro semplicità sono VERE! (anche per la moje che non si trucca!)
    Per questo mi piace il VINO della CANTINA BEA perché dietro a quel goccio di spremuta d’uva io ci leggo questo! Grazie a Giampiero ke ha dato voce al nostro desiderio di verità (io e l’enrica ci siamo innamorati anke grazie a questo FRUTTO)

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