Due bianchi piemontesi

Una delle regole auree che ti insegnano, quando vai in Langa, è di non bere bianchi piemontesi.
E’ davvero così? Sì e no. Di vini bianchi piemontesi che cambiano la vita, non ne conosco. Men che meno in Langa.
E’ raro che i Metodo Classico mi convincano, è difficile che i bianchi fermi e non macerati vadano oltre la piacevolezza minima. E anche i (pochi) macerati, spesso, sembrano più strani che buoni.
Tranne rari casi, ovviamente. Tra i quali, magari, rientra anche la Nascetta (del futuro; di quelle esistenti, al momento, non ne ho riscontrate di memorabili).
Il mio bianco piemontese preferito è l’Erbaluce di Caluso. Secco, tengo a specificare; niente vendemmia tardiva, o comunque residui zuccherini. A pari merito con i Timorasso migliori (Massa) e certi azzardi di San Fereolo. E davanti a bottiglie pluridecantate (alcune buone) di vitigni alloctoni come Chardonnay e Riesling (Germano, Vajra).
Nei giorni scorsi mi è capitato di provare due bianchi piemontesi. Entrambi regalati.
Uno, noto, era il Brut Metodo Classico di Luigi Coppo. Lo conoscevo e continua a non convincermi appieno. Manca di slancio, di drittezza, di eleganza. Un po’ opulento anche al naso, poca eleganza e non poca grassezza. Mi stanca (ma non ha stancato gli altri commensali, è giusto sottolinearlo. La bottiglia è finita).
L’altro, che non conoscevo, era un Gavi giovanissimo. Annata 2011. Azienda La Scolca. Etichetta Nera, Gavi dei Gavi. Uno dei prodotti di punta.
Tutt’altro che un vino integralista per naturalisti. Sarà stata la sete, sarà stato il buonumore, ma lo abbiamo bevuto con effettivo piacere. Un Gavi non ambisce mai a essere il vino della vita: vuole solo essere gradevole. E quello lo era. Per freschezza, mineralità discreta (per essere un Gavi 2011) e bevibilità.
Per essere un Gavi (Cortese in purezza) non è economico, in Internet si trova attorno ai 25/30 euro.
Non lo ordinerei mai al ristorante, ma sarei molto felice di trovarlo quando chiedo – o mi tocca chiedere – “un bicchiere di bianco”, in quei locali che servono aperitivi senza avere una benché minima carta dei vini. E allora tocca andare alla cieca, sperando di limitare i danni. O addirittura di uscirne mediamente soddisfatto.

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15 Responses to “Due bianchi piemontesi”

  1. kelly ha detto:

    Ciao Andrea, io sono piemontese e quando chiedo un bianco al ristorante scelgo l’Arneis (Blangè Ceretto).
    Su La Scolca, che ti posso dire…è un luogo incantevole, poco lontano da dove vivo io. Scegli una domenica autunnale come questa e fatti un bel giro.
    (il ristorante te lo consiglio io 😉
    Kelly

  2. Valerio Rosati ha detto:

    Hai mai provato il cortese di Andrea Tirelli? Fa una leggera (rispetto ad altri) macerazione sulle bucce di 6 giorni e un lungo affinamento in cemento e bottiglia. L’annata attualmente in vendita è la 2009… Consiglio anche i suoi dolcetto e barbera. Particolare poi che non guasta mai, è una persona squisita.

  3. Berti89 ha detto:

    Ho di recente assaggiato il Riesling di Vajra; resto ancora un po’ scettico sui vini alloctoni, tuttavia devo dire che quel bianco mi era piaciuto. Non mi ha emozionato ( non finirà nello scaffale appositamente pensato per i vini “emozionanti” ), però si è fatto apprezzare, questo certamente, e merita cittadinanza tra le sperimentazioni ( purché rimanga tale ) ben riuscite nel panorama langarolo, dal mio punto di vista.
    Devo ancora assaggiare una bottiglia di erbaluce, devo ammettere di agognarla quasi di più di quanto feci con la mia prima bottiglia di Pinot Nero altoatesino!

  4. michele ha detto:

    In realtà, a mio modesto parere, il Coste di Riavolo di San Fereolo è un bianco piemontese che cambia la vita….ma forse mi sbaglio.

  5. michele ha detto:

    In realtà, a mio modesto parere, il Coste di Riavolo di San Fereolo è un bianco piemonteseda provare

  6. Luca F ha detto:

    Della Scolca mi sento di consigliare caldamente gli spumanti a base cortese, dal brut base dall’ottimo rapporto qualità prezzo (12-14€ in enoteca con minimo 24 mesi sui lieviti), al millesimato d’antan, vero gioiello di casa adatto agli amanti degli spumanti di stile evoluto (visto che apprezzi Faccoli come il sottoscritto, devi almeno provarlo).
    Per il discorso erbaluce invece ti consiglio Orsolani, che sopratutto nella versione passita (perfetta con una toma piemontese) regala quanto di meglio possa offrire questo vitigno.

  7. vinattiere ha detto:

    Per Kelly,

    Sarebbe meglio che facessi ordinare il vino ad altri…….
    Il Blangè di buono ha solo l’etichetta di Coppola.

  8. fabio vedovato ha detto:

    blangè di ceretto, prezzo assurdo e vino assolutamente mediocre…. bravo vinattiere!!!!!

  9. vinattiere ha detto:

    Grazie Fabio,

    Grazie x avermi “spalleggiato”. Se ti piaciono gli Arneis veri, ti consiglio Cecu d’la biunda di Monchiero Carbone e Cornarea, due esempi di qualità.

  10. fabio vedovato ha detto:

    caro vinattiere, personalmente non amo molto i bianchi piemontesi, ma se proprio devo berne uno scelgo un cortese di gavi. ciao, fabio.

  11. Manilo ha detto:

    Beh io amo vini autoctoni, comunque assaggiato Cornarea, ottimo poi del Timorasso oltre a Massa, provate La Colombera.

  12. Francesco Santini ha detto:

    Oltreai citati Vajra, Germano e Massa mi sento sicuramente di segnalare tra gli autoctoni l’Erbaluce di Favaro ed i Gavi di Broglia.
    Tra gli Allcotoni il Sauvignon Viridis di Commerdator G.B. Burlotto.

  13. Angelo Cantù ha detto:

    Amo il Gavi e da anni frequento quel delizioso paese ed i suoi dintorni per conoscere altri produttori. A mio modestissimo parere è molto difficile trovare oggi in Italia bianchi di così gradevole beva ed a prezzi spesso assolutamente convenienti (Nicola Bergaglio, Broglia, Castellari Bergaglio, La Zerba, Castello di Tassarolo, La Raia, Marne Bianche …). Certo se cercate vini potenti e di grande struttura il Gavi non fa per voi, ma se cercate un bianco elegante, fine e verticale e che vi sia gradito compagno a tavola non trascurate questa piccola /grande denominazione.

  14. vinattiere ha detto:

    Allora mi “sfidate”.
    Se lo riuscite a trovare bevete un Bellis Perennis del Castello di Verduno.
    Pelaverga vinificato in bianco, poi mi dite!!!
    Alla prossima.

    Vinattiere

  15. Dario ha detto:

    Scusate, sono d’accordo sul pare del Blangè, avete mai provato il Roero Arneis e non le Lamnghe delle Tenuta Ca’du Russ di Castellinaldo? E’ un vino straordinario per profumi, mineralità e bevibilità! Altro che il Blangè, tra l’altro è anche Bio certificato e descritto sul retro della bottiglia, non è in attesa….di certificazione come molti dicono!
    Provatelo, Roero Arneis Costa delle Rose e fatemi sapere, grazie.

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