La replica di Brancaia (e poi la mia)

Ho appena saputo di aver vinto il Premio Durruti 2010. Il libro è partito bene: piace, si vende, fa parlare. Stasera farò di nuovo la pasta in casa, toccando una volta di più con mano il potere terapeutico e catartico della cucina.
Va tutto bene. Ed è proprio in questi casi che arriva qualcosa a disturbarti il quasi-Nirvana. Funziona così, occorre far media.
Franco Ziliani ha pubblicato – nel suo blog Vino al Vino – la replica dell’azienda di Brancaia al mio libro. Cioè, no: all’unica pagina che (forse) hanno letto.
La pubblico anch’io. E poi, con la consueta dovizia, la commento.
Brancaia scrive:

A causa di una pubblicazione del giornalista Andrea Scanzi questa settimana, ci sentiamo obbligati a fare una comunicazione formale.
Da molti anni lavoriamo con passione e con tanta energia per produrre il miglior vino possibile dal nostro terroir – con il massimo rispetto per tutte le risorse della natura e con una dedizione totale da parte del nostro team. Produciamo tre vini di punta: Brancaia IL BLU (IGT), Brancaia Chianti Classico (DOCG) e ILATRAIA (IGT).
Per questi vini utilizziamo soltanto uve prodotte nei nostri vigneti – provenienti dai 25 ettari vitati della nostra proprietà nel Chianti Classico e dai 40 ettari vitati della nostra proprietà in Maremma.
Il nostro vino di pronta beva, Brancaia TRE (IGT), comprende tutte le uve che non possono essere selezionate per i nostri vini di punta.
Visto il successo e la richiesta di Brancaia TRE, in aggiunta alle uve di nostra produzione, da qualche tempo acquistiamo uve e vino sfuso (entrambi a IGT Toscana). Questo non è un segreto e decisamente non è un reato.
Ecco i fatti:
– Due commercianti toscani di vini sfusi sono indagati per aver venduto vini con falsa documentazione (frode).
– Di conseguenza, tutti i vini sfusi, anche già ceduti a produttori, sono stati bloccati.
– Poiché avevamo acquistato in buona fede da questi commercianti, il vino che è stato utilizzato per Brancaia TRE è stato bloccato.
– Durante i controlli abbiamo esibito tutti i documenti richiesti e risposto a tutte le domande.
– Al termine dei controlli, Brancaia TRE è stato sbloccato.
– Acquistiamo solo una piccola quantità di vino sfuso e solo per Brancaia TRE.
– La selezione di uve acquistate e di vino sfuso è prevista dalla legge e basata su alti standard qualitativi.
– Tutti gli altri nostri vini sono fatti solo con uve di nostra produzione. Riteniamo di esserci comportati sempre correttamente e chiaramente rifiutiamo le affermazioni di Massimo D’Alessandro così come riportate da Andrea Scanzi.
In ordine a tali affermazioni, peraltro, ci riserviamo di tutelare il nostro buon nome e la nostra professionalità in tutte le sedi competenti.
Barbara e Martin Kronenberg Widmer

Ringrazio i signori Widmer per l’attenzione (per interposta persona, visto che a me non è stato spedito nulla). Mi preme però dirgli subito che tale replica è del tutto pleonastica, al di là di una media piacevolezza dello scritto, ribadendo in tutto quello che ho riportato nel libro (in merito a Brancaia, almeno) e confutando al tempo stesso tutto ciò che nel libro non c’è scritto.
Nel caso migliore è la classica smentita che non smentisce, in quello meno desiderabile un esempio (l’ennesimo) di toppa peggio del buco.
Ricordando ai coniugi Widmer, cognome curiosamente vicino all’ineffabile Charles Widmore di Lost, che “la pubblicazione del giornalista Andrea Scanzi” è in realtà un libro, Il vino degli altri, edito da Mondadori (non da Scaramacai), uscito non “questa settimana” ma il 6 aprile e ideale seguito del bestseller Elogio dell’invecchiamento, desidero rimembrar loro che nell’unica pagina che (forse) hanno letto o sbirciato, non faccio che riportare  i commenti del produttore Massimo D’Alessandro (peraltro amico dei coniugi Widmer).
In tali commenti, a pagina 131, D’Alessandro non lancia accuse o dà sentenze, ma informa me e i lettori di una inchiesta che riguarda anche l’enologo Carlo Ferrini (della cui consulenza si avvale Brancaia).
Nello specifico, e sintetizzando, D’Alessandro dice che: 1) esiste un’inchiesta atta ad accertare irregolarità nella fattura di alcuni vini toscani; 2) alcuni commercianti sono sotto inchiesta per frode; 3) alcune bottiglie sono state sequestrate.
Tali punti, in toto, vengono confermati dai coniugi Widmer nella loro replica.
Il libro nomina Brancaia solo in un passaggio: “Sono stati fatti sequestri ovunque (parla D’Alessandro). Sono amico di Brancaia, mi hanno detto che da loro hanno sequestrato 75mila bottiglie già vendute agli americani”. Fine. Su Brancaia non c’è altro. E sottolineo null’altro. Non ho mai scritto (né D’Alessandro mai detto) che l’azienda Brancaia fosse giuridicamente colpevole o non innocente.
Tali parole vengono appunto confermate dai coniugi Widmer: “Due commercianti toscani di vini sfusi sono indagati per aver venduto vini con falsa documentazione (frode). – Di conseguenza, tutti i vini sfusi, anche già ceduti a produttori, sono stati bloccati. – Poiché avevamo acquistato in buona fede da questi commercianti, il vino che è stato utilizzato per Brancaia TRE è stato bloccato“.
Appunto. Quindi: 1) esiste un’inchiesta; 2) l’inchiesta parla di vini toscani contraffatti; 3) l’inchiesta ha riguardato e/o riguarda (anche) Carlo Ferrini e l’azienda Brancaia.
Appunto.
L’unica differenza è nel chiamare “bloccate” delle bottiglie “sequestrate”. Questione di semantica. O di scaltrezza.
Non ho mai scritto, né D’Alessandro ha mai detto, che tali bottiglie sono state buttate al macero o distrutte.
Prendo comunque atto di tale smentita, nella quale peraltro si ammette candidamente di acquistare disinvoltamente (“in buona fede”, ovvio) del vino sfuso proveniente dall’esterno dell’azienda. Una bella notizia per i consumatori (e peraltro a buon mercato).
Un’ultima cosa. I libri, gentili coniugi Widmer, constano di molte pagine. Non solo di una. Se aveste avuto la bontà e la pazienza di leggerlo tutto, o anche solo il capitolo che incidentalmente cita la vostra gloriosa nonché sommamente stentorea azienza, avreste potuto leggere come finisce il passaggio.
Lo scrivo qui, a vostro (e non solo vostro) uso e consumo:
“E’ anche per queste parole, caro Gigi Garanzini, cari amici lettori, che mi sento un toscano apolide. A prescindere dalle implicazioni giuridiche, dalle persone direttamente coinvolte. Tutti, fino a prova contraria, sono innocenti“.
E più avanti, dopo aver parlato di Carlo Ferrini e di una sua intervista alla rivista Sommelier Toscana, chiudo così: “Massimo rispetto (per Ferrini e le sue aziende, NdA), ma mi permetto di guardare altrove. Come, se non ho capito male, guarda altrove Massimo D’Alessandro”.

Se non vi crea troppo dispiacere, gentile famiglia Widmer, permetta che “il giornalista Andrea Scanzi” abbia l’ardire e professi l’eresia di guardare altrove. Ancor più dopo questa vostra replica.

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47 Responses to “La replica di Brancaia (e poi la mia)”

  1. Vincenzo ha detto:

    Il Premio Durruti è meritatissimo, motivazioni che condivido al 100%. Sono veramente contento. Complimenti di cuore.

  2. Luca ha detto:

    Complimenti di vero cuore, lo meriti

  3. Roberto ha detto:

    Complimenti Andrea: un premio ampiamente meritato e motivato con ragioni che mi sento di sottoscrivere pienamente. 🙂

  4. Lorenzo ha detto:

    complimenti Andrea! Motivazione del premio azzeccatissima, anche se l’ho capita solo leggendone la tua trascrizione, visto che nel video vengo totalmente ipnotizzato da quella sorta di kimono indossato da Abbate. Il 6 Maggio ci sarà anche Fede? 🙂

  5. Ombretta ha detto:

    Bravissimo!!! Congratulazioni Andrea – Ciao Ombretta

  6. Evelina ha detto:

    Andrea Scanzi, Fulvio Abbate, Fulvio Grimaldi…voci fuori dal coro…che bellezza! Grazie a Voi,

  7. Irene ha detto:

    “Grazie ad Andrea Scanzi, la narrazione, il giornalismo, anzi, il dovere dell’opinione, mantiene un valore di libertà e di vero amor proprio, ma anche di piacere individuale, ciò che dovrebbe essere l’essenza stessa dell’informazione, della voglia di raccontare il mondo, forse perfino di sognarne la chiusura fino a nuove disposizioni, nell’attesa di un nuovo futuro aprile.” un inchino a chi ha scritto queste parole!

    Complimenti Scanzi, te lo meriti.

  8. Maicon ha detto:

    Questi di Brancaia sono pazzi, questa replica è molto peggio di quanto (poco) c’è scritto su di loro nel libro.

  9. Paola ha detto:

    La motivazione del premio e la data che viene riportata nella descrizione nel video dicono tutto.
    “Le giovani promesse” diventano realtà. E te lo meriti Andrea, “sei una persona libera”, congratulazioni.

  10. Giusy ha detto:

    io mi sentirei orgogliosa soprattutto per questa parte della motivazione:

    se solo si riuscisse a diffondere quanto più possibile esattamente questo certo modo di vedere la realtà, che ti hanno riconosciuto, si potrebbe sperare di vivere in una società migliore di questa!
    bravo Andrea!

  11. Remigio ha detto:

    Complimenti Andrea sei il migliore

  12. Claudia ha detto:

    vengo anch’io! (a piazza farnese)_ premio cult, auguri…

  13. Francesco ha detto:

    […] il talento può mantenere un volto umano, e talvolta perfino rigorosamente fiammeggiante e antagonistico rispetto all’arroganza dilagante del luogo comune, con le sue ambizioni e le sue banalità condivise[…]

    Credo che il miglior merito di Andrea sia proprio questo: il talento, immenso, col volto umano, che ho avuto modo di vivere in prima persona in occasione della presentazione del suo ultimo libro a Verona.
    Complimenti, Andrea.

  14. Andrea Scanzi ha detto:

    Grazie per i complimenti riguardanti il premio.
    La premiazione del Durruti 2010 sarà il 6 maggio alle ore 18 Giovedì 6 maggio al Camponeschi Wine Bar, Piazza Farnese 50, Roma.
    Insieme allo scrittore Fulvio Abbate interverranno: Federico Mello, Aurelio Picca, Francesca Reggiani e
    Andrea Scanzi, vincitore del Premio Durruti 2010. È prevista una postazione di Teledurruti, la televisione monolocale dello scrittore Fulvio Abbate. Per l’occasione, verrà assegnato il Premio Durruti.
    Il cantautore Flavio Giurato, vincitore dell’edizione del 2002, eseguirà due brani del suo repertorio per poi consegnare il trofeo al nuovo premiato, Andrea Scanzi, giornalista, scrittore ed esperto di vini, di sport e di musica.
    Così la motivazione (ma vedo che la conoscete già):

    “Il suo lavoro testimonia che il talento può mantenere un volto umano, e talvolta perfino rigorosamente fiammeggiante e antagonistico rispetto all’arroganza dilagante del luogo comune, con le sue ambizioni e le sue banalità condivise. Grazie ad Andrea Scanzi, la narrazione, il giornalismo, anzi, il dovere dell’opinione, mantiene un valore di libertà e di vero amor proprio, ma anche di piacere individuale, ciò che dovrebbe essere l’essenza stessa dell’informazione, della voglia di raccontare il mondo, forse perfino di sognarne la chiusura fino a nuove disposizioni, nell’attesa di un nuovo futuro aprile.”

  15. Nic Marsèl ha detto:

    Incredibile !!! Questi hanno 40 ettari di proprietà e comprano vino sfuso per allungare il loro !!! Alla faccia della qualità !!! E come faccio a non mettere i punti esclamativi ?

  16. Franco Ziliani ha detto:

    Andrea, ho segnalato anche sul mio blog la tua controreplica alla precisazione dei proprietari di Brancaia. Se vorrai intervenire anche su Vino al Vino sei il benvenuto

  17. Alessandro ha detto:

    Grandi complimenti ad Andrea per il meritatissimo premio, direi più che azzeccata la motivazione !!!

    P.S. Ero particolarmente curioso di assaggiare Il Blu di Brancaia, ma dopo aver letto la replica dei coniugi Widmer eviterò di acquistare del loro vino.

  18. Paola ha detto:

    Andrea, oltre all’abilità dell’uso delle parole, hai un sorprendente rispetto della dignità e soprattutto della verità !… ma bisogna essere pazzi per andarti contro! 😉

  19. Stefano ha detto:

    Questi di Brancaia sono pazzi. Ho letto con piacere il libro e neanche mi ricordavo che li avevi citati. Invece così si sono fatti autogol e hanno prestato il fianco alle critiche. E poi andar contro Scanzi, sul piano dialettico, è un suicidio.
    Comunque i loro vini non sono nulla di che, sopraviveremo.

  20. Elisabetta ha detto:

    Ora che in Toscana si debba farci insegnare dagli svizzeri a fare il vino,mi sembra grave,ma ancora più grave è che “si stizzino” se beccati!!! Mi tocca comprare il libro..hai acceso la mia curiosità!!!! grazie……

  21. Vincenzo Reda ha detto:

    Troppo buono Scanzi, troppo buono… se uno si fa male da solo e va dicendo in giro che è idiota, ribadirglielo a chiare lettere è il meno che si possa fare, senza aver paura di parere maleducato.

  22. Alessandro Dalla Corte ha detto:

    quoto la tua risposta, ormai la moda dilagante è fare smentite che non smentiscono nulla o,addirittura, confermano in toto le affermazioni da smentire.
    Mah.

  23. Gengis ha detto:

    Comunque se mi consentite voglio chiedervi una cosa, perché queste verità tipo l’acquisto di uve consentite dalla legge vengono sempre fuori e soltanto quando vengono beccati?
    C’è sempre un pò di malizia dai, oppure c’è un modo per saperlo, una classificazione che permetta di identificare le uve inserite nella bottiglia, se autoctone oppure no?
    Sarebbe per me molto interessante capirlo
    Grazie mille

  24. Marco ha detto:

    tra l’altro ‘sto vinello “di pronta beva” fatto con le uve di scarto di Brancaia e con altre uve (e vino sfuso!) di oscura origine costicchia i suoi buoni 15 euri, non direi che proprio che lo regalino

  25. Vincenzo R. ha detto:

    Non ho ancora avuto tempo di leggere il libro – faccenda che cercherò di risolvere al più presto – ma ho preso visione di quanto c’era da conoscere su questa pustolina (il caso brancaia): per davvero, investiamo il nostro tempo (che è poco, dio se è poco) in questioni di altra specie. Ne approfitto per suggerirlo anche a me.

  26. Jonsi ha detto:

    Qualsiasi cosa tu abbia scritto, anche non capendone assolutamente nulla di vini, vigneti, annate, mazzi, armi e ritagli (cit.), hai ragione tu.
    Anche perchè la lettera piccata arrivatati (?) lo denota chiaramente (non riesco a finire la frase)(la termino con il punto, non fateci caso).

  27. Luca ha detto:

    No ma questi son pazzi. Invece di starsene zitti, vanno a provocare il più cagacazzi dei giornalisti italiani, che quando lo provocano ti massacra a suon di iperbole e metafore. 🙂
    Poveretti, mi fanno quasi pena.

  28. Franco Ziliani ha detto:

    @ Luca: mi scusi, ma chi sarebbe “il più cagacazzi dei giornalisti italiani”, come lei lo definisce? Tanto per capire meglio…

  29. Antonella ha detto:

    Stamattina ho letto e sono davvero felice per te…un premio che secondo me è un vero riconoscimento al tuo modo di scrivere che a me personalmente piace da morire e devo dire di essere anche un p… Mostra tuttoò invidiosa del tuo stile….magari saper scrivere come fai tu che fai sembrare il tuo stile satirico come fosse la cosa più semplice di questa terra!!!…ma non lo è….ci vuole aver letto e studiato un bel pò di cervelli fini per arrivare ai tuoi livelli linguistici….e Fulvio Abbate non poteva non accorgersene…e poi molto ha influito secondo me la scena di Fede che va via da Santoro a causa di un bel trasandato….;-)

  30. Mena ha detto:

    Nella loro lettera ho particolarmente apprezzato questo passaggio: “visto il successo e la richiesta di Brancaia TRE, in aggiunta alle uve di nostra produzione, da qualche tempo acquistiamo uve e vino sfuso”. Ma ci sono o ci fanno? O forse testano massivamente i loro prodotti?

  31. Andrea Scanzi ha detto:

    Credo ce l’avesse con me, Franco. 😉

  32. Agostino ha detto:

    Caro Andrea, per uscire un pò dall’argomento, ma anche no, ho appena stappato un Dolcetto di Dogliani “San Luigi 2008” di Pecchenino e mentre lo bevevo pensavo alla tua frase “preferisco guardare altrove” (parole sante). Uno di questi giorni mi dovrò decidere a stappare anche il “Sirì d’Jermu 2007” e il 7/8/9/10 maggio di nuovo in Langa a fare rifornimento.
    Complimenti ancora per il libro, purtroppo sono fermo a pagina 180, non ho tempo mannaggia al lavoro e a chi l’ha inventato.

  33. Ezio ha detto:

    Il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina. (Sant’Agostino)

  34. Livia ha detto:

    Ciao Andrea, volevo solo farti i complimenti per Il vino degli altri. Avevo già letto Elogio dell’invecchiamento e, da aspirante sommelier AIS (sto finendo il secondo livello), mi hai fatto fare grandi risate. Ho amato quel libro, ironico e piacevolissimo, e ora sto amando anche questo secondo. Grazie e complimenti.

  35. Fabio ha detto:

    Poche volte ho assistito a un autogol così clamoroso come quello di Brancaia. Facevano molto meglio a stare zitti. Questa “replica” è tristissima.

  36. Nic Marsèl ha detto:

    Tra i toscani di mio gradimento ti segnalo l’azienda Lolmaia (da non confondere con quelli della birra) a Monte San Savino (credo sia dalle tue parti). Più o meno un ettaro di vigna gestite con passione da Dario, un friulano arrivato in toscana via San Francisco. Il Nerolmo (Snagiovese e Canaiolo) e il Biancolmo (Trebbiano e Malvasia) sono vini artigianali di bella beva secondo me da provare.

  37. Francesco ha detto:

    La replica è buona e raffinata come i loro vini, ch vi aspettavate?
    saluti

  38. filippo ferrari ha detto:

    moltissimi complimenti, spero avremo presto modo di parlare. grazie filippo

  39. Stefano rossi ha detto:

    Hai ragione su tutto,quelli di Brancaia sono ridicoli.
    Complimenti per il libro

  40. Agostino ha detto:

    Ciao Andrea, sono riuscito ad andare avanti di qualche pagina nella lettura del libro, a proposito dei vini outtake citi, a pag. 203, il trebbiano di Tenuta Vitereta definendolo:
    “vino naturale frizzante, nulla a che vedere coi soliti Trebbiano: diventa quasi un sidro, beva piacevolissima.”
    Ho degustato questo vino durante una serata all’azienda cooperativa Paterna e dato che mi ha piacevolmente colpito, nononstante i commenti di alcuni presenti che lo hanno definito non facile da bere, sabato scorso sono stato alla Tenuta Vitereta per acquistarne alcune bottiglie oltre allo Chardonnay e al rosato. Quello che non mi torna però è che tu lo definisci un vino frizzante, ho interpretato male io la lettura o è un lapsus da parte tua?
    Ciao, ora scappo, mi attende tra poco una cena fra amici con tre Barolo di diverse annate (1996/1995/1992),tra cui c’è il tuo amato Roddolo Ravera 1995.

  41. Andrea Scanzi ha detto:

    @Agostino. Non mi riferisco al loro Trebbiano classico, ma a un Trebbiano Naturale (di cui parlo anche in un altro capitolo) che, almeno un anno fa, era un tentativo dell’azienda. Aveva un po’ di bollicine, produzione limitata, neanche 1000 bottiglie (mi pare). Non so se lo fanno ancora, io lo trovavo piacevolissimo. Prezzo sui 10 euro, qualcosa meno.

  42. Agostino ha detto:

    Allora è probabile che non lo producano più, ora hanno in catalogo un solo Trebbiano Toscano fatto con una parte di uve passite che gli dà un colore giallo carico brillante, profumi da vino passito e al gusto rimane secco anche se con un leggero residuo zuccherino, molto particolare.

  43. FM ha detto:

    Caro Andrea,
    ho praticamente divorato il tuo ultimo libro, saltando di palo in frasca (cit), in modo non sistematico. L’effetto è stato ubriacante e divertente anche per un quasi profano come me. Luca Maroni l’hai proprio tritato! Urge visita in libreria a Foligno per riconsacrare l’angolo bar dopo le disquisizioni quantico-enologiche dell’ineffabile Profeta della Fruttuosità. Perorerò la tua causa (cit), ci aggiorniamo!
    FM

  44. Corrado ha detto:

    Un secondo complimento a Scanzi per il libro dove si beve , si magna, non manca di maltrattare ancora il povero Andreas e sottolineare le erre arrotate di Ferrero.

  45. Nic Marsèl ha detto:

    I Coldplay non “commerciali”? Se fossero un vino sarebbero un Prosecco extra-dry da un milione di bottiglie. Possono anche essere piacevoli ma sono fatti per funzionare con i gusti comuni. Il prossimo disco sarà forse “sur lie” e cercheranno di spacciarcelo come innovativo. La voce è notevole ma se non si abbassa la resa per ettaro la vedo dura…

  46. Andrea Scanzi ha detto:

    🙂 Nic, ho detto (stamani su La Stampa) che non sono SOLO commerciali, non che “non lo sono” per niente. Condivido in gran parte le tue critiche, le tue parole esprimono perfettamente le perplessità del pubblico più esigente.
    @In merito poi al caso Brancaia, segnalo l’ottimo articolo di Francesco Arrigoni sul blog del Corriere della Sera, http://webwinefood.corriere.it/2010/04/le_strane_precisazioni_di_bran.html

  47. Cattamax ha detto:

    Ritornando a Brancaia sono rimasto sbigottito, ma non per il vino sfuso acquistato chissà dove o per l’inchiesta in corso, aimè, ma per l’arroganza della replica. Ritengo che la decenza l’abbiano persa e visto i 46 commenti letti fino ad ora, non hanno perso solo quella.

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