Bourbon Whisky: si può?

Gli amanti del whisky sono perfino più snob, e netti, di quelli del vino. Esiste solo il whisky scozzese, Single Malt e possibilmente non troppo torbato. Siamo d’accordo (fino a un certo punto), ma ogni tanto è bello spaziare.
Ho più volte scritto che i miei whisky preferiti sono sì scozzesi, ma decisamente marini e torbati. E spesso Vatted (Blended) e non Single Malt.
Ho provato dei whisky giapponesi discreti, ad esempio il mediamente celebre Nikka, mentre sono ignorante su quelli irlandesi (che si chiamano “whiskey” con la “e”).
Il whisky inaccettabile, per gli esperti, è il Bourbon (o “whisky rye“, whisky di granturco). Quello americano. In effetti, come gusto, è un po’ un’americanata. Più facile, più dolciastro, più obeso. Dipende in gran parte dal cereale maggiormente usato: non l’orzo, ma in larga parte mais/granturco (di solito il 70 percento, comunque non meno del 51).
Il Bourbon che rispetta le regole, ed è stato invecchiato per almeno due anni, può chiamarsi Straight Bourbon. Quello che è invecchiato almeno un anno nel Kentucky, la patria del Bourbon (ma non l’unico luogo dove si fa), è definito Kentucky Bourbon.
Tutti, o quasi, hanno provato il Jack Daniels (che è un Tennessee Whisky). Ogni tanto lo bevo ancora, addirittura on the rocks, quando ho voglia di trash. Non ho mai amato il Southern Comfort, sorta di Morellino di Scansano dei whisky, superalcolico perfetto per la ventenne che “non amo il whisky ma questo mi piace perché è dolce e profuma“: infatti non è neanche un whisky, ma un liquore.
Qualche giorno fa, alla Compagnia del Taglio di Modena, ho provato il (lo?) Knob Creek. Non lo conoscevo. In Internet si trova sui 42-43 euro, in qualche duty free addirittura a 20. Cinquanta gradi alcolici (è un 100 proof, che dà vita a whisky più alcolici del canonico Bourbon 80 proof da 43 gradi). Un Kentucky Straight Bourbon. Non è il prodotto di punta della James B. Bean Distilling, che produce anche Booker’s (70 euro), Baker’sBasil Hayden’s. E’ nato nel 1988. Invecchiato nove anni (non poco, per un Bourbon). Nel 2010 è stata messa in commercio anche la versione Reserve (120 proof). Il (lo?) Knob Creek è uno small batch, che mette cioè insieme barili diversi e li assembla, mentre il Reserve è un Single Barrel.
E’ piacevolissimo. Non troppo dolce, poco ruffiano, accattivante quanto basta, discretamente complesso. Mi sa che lo riproverò.

P.S. Quello stesso giorno ho bevuto anche un sorso di Ardbeg Blasda. Prodotti non paragonabili, ma ovviamente un altro mondo.

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17 Responses to “Bourbon Whisky: si può?”

  1. Marco Parlato ha detto:

    Eccomi, snob per gusto, più che atteggiamento. Il podio (insidiato dall’Irlanda): Glenfiddich, Macallan/Lagavulin e Oban/Caol Ila.
    Il Southern Comfort magari col tonic, per bilanciare il gusto dolce.

    Se avrò la possibilità, assaggerò questo Knob Creek.

    Hic!
    M.P.

  2. Mattia ha detto:

    Ciao Andrea. Il (lo?) Knob Creek è stato anche per me il primo esperimento di bourbon americano. Io l’ho trovato piacevole, un po’ troppo piatto forse per giustificare i suoi 50 gradi. Diciamo che in casa, tra quelli che ho attualmente, viene bevuto con più fretta rispetto agli scozzesi. In Usa è considerato un entry-level assieme al Maker’s Mark e ai duty free viene venduto alla modicissima cifra di 20$. Visto che passi spesso da Modena, che è anche la mia città, posso suggerirti di fare un salto – probabilmente lo conoscerai già – da Whisky Antique a Formigine (10km da Mo): importatori diretti, selezionatori di botti con il marchio Silver Seal, hanno un negozio-paradiso con qualcosa come 20ma bottiglie di whisky, ma anche rhum. Merita davvero una visita!

  3. Luca Chichizola ha detto:

    Non mi fa impazzire il Knob Creek. Potente, ma non mi convince. Paradossalmente preferisco un più “commerciale” Wild Turkey Rare Breed. Prima o poi dovrò decidermi a comprare un paio di bottiglie di Elijah Craig, che pare sia una meraviglia… anche se non costa poco e a quei prezzi mi è difficile giustificare qualcosa che non sia scozzese…

  4. Andrea Scanzi ha detto:

    Ho scritto questo post anche per fare uscire allo scoperto altri nomi di Bourbon storici. Così le dritte si intensificano. Vi ringrazio.

  5. gianpaolo ha detto:

    Girare con i parocchi e’ sempre controproducente, si rischia di perdere delle cose preziose. Qualche anno fa mi capito di comprare la famosa “Whisky Bible”, dello scozzesissimo Jim Murray, era l’edizione del 2005. Con mia grande sorpresa, il titolo di miglior whisky “overall” del mondo, non era per quell’anno un whisky….ma un bourbon. Si trattava del J.T.Stagg, della distilleria Buffalo Trace. Quasi introvabile da noi, ne trovai un paio di bottiglie in una enoteca di washington qualche mese dopo, acquistate per un quarantina di dollari l’una. Si tratta di un full proof (o double proof, come dicono gli americani), 65 % d’alcol, quindi da diluire con acqua prima di berlo. A mio parere il piu’ complesso distillato bevuto fino ad oggi, di grande ricchezza al palato, come e’ nella tradizione dei bourbon, con gusto di vanilla derivante dall’affinamento per due ann in botti nuove, come da disciplinare, e il caratteristico maple fruit, che viene dal processo di filtrazione in carbone d’acero, ma poi anche toffe, caramello, cereali, bacche, cioccolato, caffe, e un infinita di altri aromi e sapori. Ne conservp ancora un quarto di bottiglia che mi sto centellinando come se fosse un sacro nettare, e ancora dopo diversi anni e’ in grado di stupire molti amanti di whisky che conosco, e farli ricredere su una tipologia spesso sottovalutata e bistrattata. Non tutti i bourbon sono piacioni e scontati (come non tutti i morellini, peraltro…), provare perr credere.
    Per inciso, l’edizione del 2012 della whisky bible mette J.T.Stagg al secondo posto come miglior whisky del mondo http://www.whiskybible.com/2011whiskybibleawards.htm Detto da uno scozzese, vuol dire che qualcosa di vero ci deve essere.

  6. FABIO ha detto:

    BLANTON’S CON CAVALLINO IN METALLO SUL TAPPO, VERAMENTE PIACEVOLE

  7. Stefano ha detto:

    Ho dovuto smettere di bere superalcolici quando ho compiuto i 40, ma ho fatto in tempo – essendomi trasferito in USA – a frequentare un locale di “conoscitori alternativi” (nel senso che entravi ed erano tutti tatuati e multi-perforati in varie zone del corpo, ma sulla competenza non si discuteva). Avevano una quantità di bourbon serissimi, ed erano ben felici di farti degustazioni guidate se dimostravi di prenderli sul serio. Credo davvero che, se ti è piaciuto il Knob Creek, scoprirai cose anche migliori se ti fai un giro qui e vai in uno di questi posti

  8. riccardo meconi ha detto:

    Per quanto riguarda i bourbon di questa fascia il Buffalo Trace lo ritengo migliore.

  9. mimmotron ha detto:

    Sicuramente da assaggiare e facilemente reperibile il Maker’s Mark, molto piu’ difficile da trovare, ma assolutamente da bere Pappy Van Winkle.

  10. mimmotron ha detto:

    Va sicuramente aggiunto un elemento che non sembra essere ben chiaro; una cosa sono i bourbon (almeno 51% mais) un’altra i rye (almeno 51% segale).

  11. Daniele Santoro ha detto:

    Ciao Andrea, vorrei segnalare che il Jack Daniel’s e il Southern Comfort non sono Bourbon (curiosamente lo stesso errore con gli stessi due prodotti l’ho visto nel menù di un bar di Portovecchio). Il primo è un Tennessee Whiskey, il secondo addirittura non è neanche un distillato ma proprio un liquore, contiene quindi zucchero, aromi…

  12. Daniele ha detto:

    Ciao a tutti, volevo sapere per quanti anni è lasciato ad invecchiare il Jack Daniel’s. Grazie.

  13. metatroncube ha detto:

    Il jack daniel`s ? ha di bello solo il nome

  14. metatroncube ha detto:

    Il wild turkey mi e finito, seguendo il consiglio ho appena preso una bottiglia di Ardbeg Blasda, non sono un esperto ma ho buon gusto, grazie a tutti per questi nomi di vari superalcolici ma sentiti nominare prima

  15. mimmotron ha detto:

    Il jack Daniel’s invecchia almeno 4 anni, ma e’ poi il Mastro distillatore Jeff Arnett a decidere quando il whiskey e’ pronto.
    Commercialmente parlando e’ forse uno dei prodotti piu’ buoni che si possano trovare sugli scaffali di un bar di periferia, se naturalmente si vuole bere un whiskey.

  16. Robbazzo ha detto:

    Ci vuole tanto a capire che il Jack D. e’ il migliore? Troppo facile e scontato? Come dire che Michelangelo e’ il non plus ultra della scultura. Ma i greci c’ erano gia’ qualche millennio prima….Ma che cxxxx te ne frega dico io!!!!!!!!!!!!!!!!

  17. Sally ha detto:

    Non mi piace per niente il Jack Daniel’s ma ho scoperto, assaggiandolo, che mi piace da impazzire il Jack Daniel’s fatto apposta per Frank Sinatra… quanto darei per sorseggiarlo nuovamente.

    Scotch amo il Glenlivet 12 anni

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