Morgon Vieilles Vignes 2010 – Thévenet

Qualche settimana fa, dopo lo spettacolo Gaber se fosse Gaber a Breganze, una signora mi ha regalato una copia della prima antologia Rouge & Blanc in italiano.
Le Rouge&leBlanc è un trimestrale francese che, dal 1983, racconta le realtà vitivinicole francesi (e non solo francesi). Per molti aspetti è ciò a cui Porthos si è palesemente e meritoriamente ispirata.
L’antologia era il regalo di Gianpaolo Giacobbo, amico e collega proprio di Porthos. La signora era sua moglie. La versione italiana è curata da Samuel Cogliati, già autore di uno splendido libro sullo Champagne.
E’ una pubblicazione che vi consiglio.
Nell’antologia c’è anche un lungo speciale su Morgon. E’ la zona d’elezione del Gamay non facile, o quantomeno non necessariamente declinato a Beaujolais Nouveau (il “Novello francese”, per brutalizzare).
Il fascino del Gamay, anche fermo, è quello di essere bevibile: semplice, accessibile. Anche economicamente. Un vino da tutti i giorni, che però alcuni – su tutti Marcel Lapierre – hanno cercato di rendere più longevo e impegnato. Senza snaturarlo.
Proprio in quei giorni ho bevuto un Morgon. Il Vieilles Vignes 2010 di Jean Paul Thévenet. Il costo dei Morgon è onesto: i base attorno ai 7-10 euro, le versione deluxe sui 15.
Mi è parso un vino di meravigliosa piacevolezza. Non ha grande allungo, ma non deve averlo. Fresco, fruttato (in maniera sana), bella mineralità. Bevibilità splendoda. Eravamo in tre ed è finito in un attimo.
Ve lo consiglio. E ve lo dice uno che coi rossi non è tenero.

P.S. Ho bevuto il Morgon la stessa sera delle Trame 2004 di Giovanna Morganti. Al Pane e Vino di Cortona. Vini non paragonabili, diversissimi. Siamo d’accordo ed è giusto ribadirlo. Senz’altro più ambizioso, e complesso, il Le Trame. Ma – lo confesso – se adesso mi chiedete cosa mi andrebbe di bere, e ribere, rispondo Morgon.

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7 Responses to “Morgon Vieilles Vignes 2010 – Thévenet”

  1. Carlo Tabarrini ha detto:

    non posso più perdere certe bevute, lei è un vero sobillatore, chiami , la prossima volta.

  2. Corrado Tedeschi ha detto:

    Una mattina dello scorso autunno a Fornovo per Vini di Vignaioli ho partecipato ad un seminario sulla solforosa dove Samuel Cogliati aveva il ruolo di moderatore. Poi nel pomeriggio l’ho trovato vicino ai tavoli dei produttori con il suo banchetto che vendeva l’antologia de Le Rouge et Le Blanc. Prima di comprarla ho avuto un attimo di titubanza, gli ho fatto notare che per quel prezzo dovevo rinunciare ad una delle bottiglie che mi ero segnato degustando, mi ha convinto il suo approccio da appassionato prima ancora che di giornalista molto competente (e poi avevo già letto il suo libro sullo Champagne). Ho avuto ragione, l’antologia è davvero notevole, il capitolo sull’Aube e sul Morgon sono di notevole spessore. Qualche mese prima avevo bevuto il base di Lapierre – Les Raisins Gaulois – che mi aveva riavvicinato ai Beaujolais con la sua eccezionale bevibilità. Ora sono riuscito a recuperare sul web un Morgon sempre di Lapierre , il Cote du Py di Foillard e vorrei tanto trovare qualcosa dei Thévenet (padre o figlio) ma non è così semplice. Poi sarò pronto per una bella degustazione privata, magari con un pirata (il Brouilly di Lapalu, ce l’ho già in casa). Fanno tutti macerazione carbonica, lo so, ma non necessariamente questa è destinata a togliere personalità ai gamay, come tutte le tecniche bisogna sapersene impadronire e da queste parti hanno una certa esperienza.

  3. Alessandra ha detto:

    A chi lo dici… Un vino sublime, questo.

  4. Carolina ha detto:

    m’è venuta voglia di fare un salto all’enoteca in centro…

  5. Gian Paolo ha detto:

    gran bella scoperta questa conoscenza enograstronomica, molto interessante

  6. Digo ha detto:

    @Corrado: ma quale macerazione carbonica!!!
    Attenzione che ti confondi con il nouveau…
    Anche Scanzi che parla di vino “fermo”, i Morgon sono vini rossi farmi certo, ma non è che i “Nouveau” siano mossi. 🙂

  7. Corrado Tedeschi ha detto:

    @Digo: la fanno, la fanno su tutti i loro vini, Foillard e Lapierre sicuro, su Thévenet non ho la certezza, andrò a controllare. Comunque sono informazioni che puoi trovare in rete o sull’articolo di Le Rouge e Le Blanc riportato nell’antologia italiana curata da Cogliati e citata da Andrea. Beh, non è una colpa a priori, un terroir come il Cote du Py prevale sul fruttato setoso indotto dalla fermentazione intra-acino. Forse però Franceso Maule avrà qualcosa da dire in proposito… 🙂

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