Brunello di Montalcino 2004 – Colleoni

Vedo che da più parti si parla ancora dell’articolo di Jonathan Nossiter su Gq. Anche su questo blog, l’articolo in cui lo “difendevo” (semplifico) ha registrato il nuovo record di accessi. Grazie.
Nossiter- al netto del suo approccio manicheo e integralista – ha scritto cose quasi banali, nella sua conclamata evidenza. Ancora una volta, per disinnescarlo, si sta cercando di focalizzare l’attenzione non sul messaggio, bensì sulla parola forse eccessiva (in questo caso “tossico”). Una vecchia tecnica, adottata dai detentori del potere – o dai servi sciocchi, magari ignari di esserlo – che, consapevoli di avere torto, cercano il pelo nell’uovo e spostano l’attenzione sulla virgola sbagliata (e c’è sempre chi ci casca: sempre).
Che palle. Che due p-a-l-l-e. E che pochezza di argomenti.
Mi è stato anche chiesto di tornare sull’argomento, ma detesto annoiarmi. Non posso permettermelo.
Quindi parliamo d’altro.
Qualche giorno fa ho bevuto uno dei rossi acquistati mesi fa da Arkè, la distribuzione di vini naturali curata dalla famiglia Maule. Era un Brunello di Montalcino 2004, Podere Sante Marie. L’azienda di Marino e Luisa Colleoni. Prezzo sui 25-30 euro.
Sapete che non mangio carne e ho diminuito non poco con i vini rossi. E’ raro che mi colpiscano. Quella sera ho cenato con pici al pesto e un po’ di formaggio (do zero importanza all’abbinamento, ve l’ho scritto solo per la precisione). Con me c’era Perfect39. Ho aperto quella bottiglia, con curiosità e senza sapere cosa aspettarmi. Neanche ho mai amato il Brunello di Montalcino, non particolarmente almeno.
Be’, era una bottiglia meravigliosa. Fresca, emozionante, elegante. Tutto al posto giusto. Grande bevibilità. Bella persistenza. Invidiabile equilibrio. E i 7 anni e più se li portava benissimo.
Ve la consiglio, con grande convinzione.

Tags:

11 Responses to “Brunello di Montalcino 2004 – Colleoni”

  1. benux ha detto:

    ho letto che sei ormai a dieta perenne, ci vorrebbe però anche qualche altra degustazione di whisky

  2. Ele Crealto ha detto:

    Non sono sicura ma penso di averlo bevuto a VinNatur, se fosse lui ( andró a controllare), mi era piaciuto da matti! Sai, anche io ho drasticamente diminuito la carne, ma non riesco ( e non voglio!!) ad uscire dal tunnel dei rossi. In compenso sono entrata di diritto in quello dei bianchi! Sto approcciando con fatica notevole ormai da qualche anno a quello degli spumanti perchè chiaramente non voglio farmi mancare niente!! Ciao Andrea!

  3. hazel ha detto:

    Concordo.Grande vino.E il rosso 2009 non e’ da meno.

  4. Francesco Maule ha detto:

    Il termine tossico sull’articolo era riferito ai prodotti che potrebbero venire utilizzati in vigneto o in cantina: li vendono con dei teschi sulle confezioni…poi restano nel vino…
    Con mio cuggggino medico adesso, con calma, inizio una ricerca sulla tossicita’, in modo da zittire i servi dei servi dei servi che blatterano e annoiano.
    Meglio i vini onesti e fini come il Brunello del buon Marino, uomo dal cuore grande su una dei migliori colli da vino d’Italia.

  5. andrea gori ha detto:

    se posso permettermi, stratosferico anche il Rosso 2009 http://www.flickr.com/photos/burde/6294872438/

  6. amaro ha detto:

    Portentosi i vini di Colleoni, chi beve i vini di Marino fa pace con il territorio di Montalcino!
    Grandioso per me il Brunello del 2004!

  7. Andrea Scanzi ha detto:

    @Crealto. Mai detto che non bevo più rossi 🙂 Ho detto che preferisco di gran lunga bianchi fermi e Champagne/Metodo Classico. I rossi mi piacciono solo se eleganti, dritti, femmina. Pinot Nero, i Barolo deluxe. E non troppo altro (ma qualcosa sì, come vedi). @Benux. I superalcolici li ho abbandonati quasi del tutto, ma ogni tanto compaiono. Vado sul sicuro, a Le Carovaniere di Arezzo non puoi sbagliare. Sono comunque, e ancora, per i torbati (con stile). La cosa del “no torba” è una cazzata. La torba non è la barrique nuova. Va saputa usare, e gli Heavy Peat ben fatti sono strepitosi.

  8. Alessandro ha detto:

    Caro Andrea, sei sempre una fonte inesauribile di spunti, mi andro sicuramente a cercare il Brunello di Colleoni. Speravo di incontrarti lo scorso ottobre ad Alba per la presentazione dell’album di Gianmaria Testa, sarebbe stata una bella occasione per vedere ed ascoltare le nostre cose, prima o poi capiterà.

  9. Nelle Nuvole ha detto:

    7 anni dalla vendemmia, quindi circa 3 di bottiglia, non sono tanti per un Brunello di Montalcino, sono appena sufficienti. Quindi non c’è da stupirsi che un Brunello onesto e ben fatto come quello di Colleoni risulti fresco e piacevolissimo. Idem per il suo Rosso di Montalcino. Sarà interessante riassaggiarlo, insieme a tanti altri, fra dieci anni. Questo in teoria, in pratica sarà finito da un pezzo.

  10. Andrea Scanzi ha detto:

    Concordo, Nelle Nuvole.

  11. Claudio ha detto:

    E’ sempre bene conoscere vignaioli seri in Toscana, specialmente a Montalcino. Proverò presto Colleoni. D’accordissimo sul tuo incipit sulla storia Nossiter, io parlando con amici ho fatto un parallelo tra chi criticava appigliandosi ad inezie e certi politici fumosi (cioè la maggior parte). Una nota: come la torba, anche la barrique nuova va saputa usare. Infatti solo pochi vini se la possono permettere. Proprio come pochi whisky si possono permettere il “peat”.

Leave a Reply