Casa Caterina (e altro)

Mi è stato chiesto cosa ho bevuto per Capodanno. Nessun segreto: una Magnum di Pas Dosè Cavalleri 2006 e una Magnum di Barolo (Citrico) Rinaldi 2007. Eravamo in sei. Gran bere.
In questi giorni ho letto che, su Intravino, alcuni mi hanno candidato come presentatore di un talk show sul vino. Pare che abbia le credenziali e gli occhi azzurri giusti. Vi ringrazio, e sull’occhio azzurro sento di condividerbi, ma posso accettare solo se c’è obbligo di tacco 15 per le belle donne e se il valletto muto lo fa Luca Maroni. Se possibile, poi, la madrina fetish la scelgo io.
Scherzi a parte (ammesso che stia scherzando), ringrazio del pensiero. E penso anch’io, a prescindere dal presentatore, che un talk show enologico sarebbe ottima idea. Non so, però, quanto appetibile per il mercato. Si vedrà.
Qualche segnalazione ancora.
Ieri ho bevuto un Barolo Villero 2006 di Giacomo Fenocchio: con me c’era chi mangiava carne e la bottiglia ha avuto vita breve. Sempre un buon segno. E’ un Barolo senz’altro dignitoso, nobile, elegante, giovane (come lo era il Rinaldi 2007) ma con tannini comunque “accessibili” e non esageratamente astringenti.
Da provare, come l’altro vino provato ieri, Gattinara Il Chiosso 2007. Di solito, quando ordino Gattinara, mi affido a Travaglini. Non conoscevo Il Chiosso, è stato un regalo degli organizzatori del mio spettacolo Gaber se fosse Gaber a Novara a novembre, e devo dire che interpreta fedelmente la sua tipologia. Nebbiolo ferroso, non facile, ma ben fatto, schietto e non ammiccante. Non ne conosco i prezzi, ma sono due bottiglie che vi consiglio.
Ho qualche remora in più per Casa Caterina. Monticelli Brusati, Franciacorta. Me ne hanno parlato bene (non tutti) e mi è capitato di bere due bottiglie. Una con amici, l’altra con Jonathan Nossiter a Dogliani. Entrambe non mi hanno convinto. Non ricordo la tipologia esatta degustata a Dogliani (credo un Pas Dosè, che non sembrava molto Pas Dosè). Di sicuro la prima bottiglia, donatami da alcuni lettori in occasione di una serata alla Compagnia del Taglio di Modena, era la Cuvèe 60 Nature Brut.  Blanc des blancs 2004, sboccata il 7 gennaio 2011. Bottiglia numero 6576 di 8000.  Chardonnay in purezza.
E’ un’azienda biodinamica, mi si dice rigorosa, sicuramente non economica. Mi aspettavo un vino dritto, femminile, suadente. L’ho trovato un po’ piacione, seduto, in buona sostanza un po’ deludente.
Gusto mio, quindi fallibilissimo, ma se bevo Franciacorta vado su Cavalleri o Faccoli, per dirne due. E ne potrei dire almeno altri quattro o cinque (Il Pendio, Arici, etc). Tra questi, per ora, non Casa Caterina.
Lieto di ricredermi in futuro.

Tags:

39 Responses to “Casa Caterina (e altro)”

  1. Francesco Maule ha detto:

    a Capodanno avete bevuto pochino ma gran bene! Anch’io sono andato a Magnum, ne abbiamo aperti 10, ma eravamo in 11, poi altri 2 che son arrivati, poi altri due…

    Il talk show lo lascerei perdere, o forse no.

  2. Andrea Scanzi ha detto:

    Sono a dieta, Francesco. Non li perdi 10 chili o giù di lì in 3 mesi, se non smetti di bere o quasi.
    Comunque c’erano anche alcune birre artigianali e il Passito di Bea.
    Il talkshow era una boutade di Intravino. Mi manca solo quello, sì. 🙂

  3. Federico ha detto:

    Buongiorno Sig. Scanzi,

    complimenti per la cura e la passione con cui aggiorna il sito. Mi sembra un contenitore originale e interessante, e mi piacerebbe sottoporlo alla società per cui lavoro. Lei eventualmente sarebbe interessato a ricevere offerte per l’inserimento di pubblicità all’interno del sito?

    Federico

  4. Claudio ha detto:

    Casa Caterina l’avevo provato allo scorso VinNatur a Villa Favorita. Considerando la mia (poca) considerazione per i Franciacorta, mi aveva favorevolmente impressionato. Non sconvolto, ma mi erano sembrati vini con qualcosa da dire. Poi ho scoperto i prezzi. E come mi capita spesso con i Franciacorta, faccio paragoni con alcuni Champagne che costano più o meno lo stesso (ce ne sono). E non trovo più nessun motivo per spendere una cifra del genere per altri spumanti. Problema solo mio?

  5. Andrea Scanzi ha detto:

    Può scriverci i prezzi esatti di sua conoscenza, Claudio?

  6. amaro ha detto:

    Gli spumanti di Aurelio Del Bono (Casa Caterina) sono di un altro livello, non temono il confronto con nessun altro italiano (a parer mio!)Possono piacere o no ma lasciano il segno, ho bevuto una settimana fa il 1999 Blanc de Noir sboccato ad aprile 2011…l’ho trovato spiazzante, ha una nota di ossidazione difficile ma che mi ha ammaliato, il prezzo € 45 in enoteca mentre la cuvée 60 € 32.

  7. Claudio ha detto:

    La Cuvèe 60 annata 2006 viene 28/30 euro in enoteca. Le riserve ed i millesimati tra il 97 ed il 2002 stanno tra i 34 ed i 40 euro. Le etichette più prestigiose, affinate oltre 20 anni sui lieviti, sfiorano i 100 euro. Non conosco i prezzi franco cantina ma questi riferimenti ce li ho da enotecari più che onesti.

  8. Andrea Scanzi ha detto:

    Il gusto è quantomai soggettivo, anche per questo rispetto il suo parere e la ringrazio. Ciò detto, secondo me sono gli altri che non temono il confronto con Casa Caterina (parlo dei migliori Metodo Classico, ovviamente). E quell’accenno di nota ossidata, che ODIO nei vini che non devono esserlo (bianchi dello Jura compresi), non mi ha sicuramente fatto cambiare idea. 🙂

  9. Lapo ha detto:

    Parlando di Franciacorta, sono un grande sostenitore di Vezzoli, un rapporto qualità prezzo non comune…..secondo me!!!!

  10. Claudio ha detto:

    Condivido il gusto sui vini ossidati, tempo fa ho aperto un bianco dello Jura di una cantina di cui avevo apprezzato molto i rossi, ed era francamente imbevibile. L’ossidazione nei Casa Caterina non sta a quei livelli ed i vini possono essere senza dubbio interessanti ma io continuo a sottolineare il loro vero limite, cioè il prezzo. Senza scomodare gli Champagne (qualche giorno fa ho bevuto il base di Laherte-Freres ordinato su internet a 24 euro spedizioni dalla Francia incluse, ed era eccezionale) nella stessa Franciacorta esistono prodotti di ottima aderenza al territorio a metà prezzo, come il già citato Faccoli ad esempio. Consiglio invece un’ottima cantina di Trento DOC, si chiama Revì ed i suoi spumanti sono dritti, eleganti, gustosi. E tutti intorno ai 15 euro!

  11. Simonetta ha detto:

    Una curiosità, ma Lei Andrea ha mai bevuto un vino “fatto” in casa solo da uve vinificate senza l’intervento di vinificatori?

  12. Stefano Menti ha detto:

    Ho bevuto Casa Caterina solo una volta. Ne avevo sentito parlare bene ed ero curioso. Con noi in degustazione c’era anche uno dei titolari, il Sig. Aurelio, il quale ha esordito parlando di multinazionali e gusti standard (per me fuori luogo in una serata di spumanti metodo classico dove i degustatori erano li per godersi dei buoni vini).

    Abbiamo bevuto il brut reserve 1999. Vino particolare ma ossidato e ciccione. Personalmente non lo comprerò e non lo regalerò. Questione di gusti. Vorrò comunque provare gli altri prodotti dell’azienda.

  13. Andrea Scanzi ha detto:

    C’è una parola che calza molto bene anche in relazione ai miei due Casa Caterina bevuti: “ciccione”. Non erano ossidati, ma erano “ciccioni”: non molto – il primo era pur sempre un Blanc de Blancs – ma per nulla dritti e verticali. Non avevano tutto questo quid di “particolarità”, mentre non sembravano dei Nature Brut. Paradossalmente, pur presentandosi come anti-industriali, ne hanno (un po’) i difetti. Almeno in relazione alle 2 bottiglie da me degustate (a Dogliani c’erano altri bevitori “illustri”, come Jonathan Nossiter, Giulia Graglia e Francesca Ciancio, e non ricordo certo un travolgente entusiasmo).
    Felice di ricredermi in futuro.

  14. Luca Lopardo ha detto:

    Cavalleri ottunde ed esagita. Il mio enotecaro non la vende perché la ritiene troppo cara. Qual ributtante squallore.

    Scusatemi, ma Scanzi mi ha chiamato in causa.

    (Questa battuta fatico a capirla anch’io)

  15. vincenzo ha detto:

    Io conosco molto bene i vini di Aurelio(perchè li vendo 🙂 ) e conosco anche Aurelio, io non concordo con l’analisi di Scanzi, che rispetto profondamente (“…darò la vita perchè tu possa dire la tua opinione….”).
    Mi fa piacere che concluda dicendo “Lieto di ricredermi in futuro”.
    I vini di Aurelio sono molto personali e autentici, come sono quelli della Cavalleri e di Faccoli ma diversi tra loro…e questo è una cosa positiva.
    La cosa che mi da più fastidio ( che leggo sempre più spesso) e giudicare il vino in base al prezzo, questo scusate non lo sopporto e lo trovo davvero poco elgante.
    Il rapporto qualità prezzo è fondamentale ma spesso ,come ho letto una volta, il prezzo del vino dipende dal desiderio del “bevitore” .
    Scusate Aurelio se una volta vi ha disturbato durante una degustazione, parlando di alcuni produttori, e forse dicendo la verità.

  16. Stefano Menti ha detto:

    @ Vincenzo, sono d’accordo con te circa il valutare un vino indipendentemente dal prezzo. Non sapevo quanto costasse il Casa Caterina che ho bevuto (pensavo comunque fosse costoso visto la lunga permanenza sui lieviti), e ora che so che era anche costoso, non peggiora il mio giudizio a riguardo.
    Circa l’essere stato disturbato durante la degustazione, dico solo che l’intervento in partenza a gamba tesa di Aurelio contro le multinazionali, è stato inopportuno, la situazione non lo richiedeva e non è stato neanche di aiuto per meglio il suo vino e la sua filosofia di produzione.
    Detto questo, confermo la mia volontà di approfondire la conoscenza dell’azienda.

  17. Claudio ha detto:

    Si può anche non giudicare il vino dal prezzo però sta di fatto che se i vini di casa caterina costassero meno probabilmente li comprerei. A quel prezzo nella stessa tipologia invece compro altro. E visto che i soldi li spendo io sinceramente mi dispiace ma dire che è poco elegante guardare il prezzo mi sembra veramente stare fuori dalla realtà.

  18. Andrea Scanzi ha detto:

    Be’, Vincenzo, considerando che tu vendi i vini di Casa Caterina, mi preoccupperei molto se fossi d’accordo con la mia recensione. 🙂
    Giudicare il vino in base al prezzo sarà poi poco “elegante”, e basarsi SOLO sul prezzo è sicuramente sbagliato. Ma il prezzo è parte integrante di una valutazione e va tenuto eccome in considerazione. Ancor più in questo periodo. Se fai un vino che costa 30 euro, o 50, o 100, e poi si rivela pure deludente: be’, è un’aggravante non da poco rispetto a un vino deludente che però costa 5 euro. Non sto dicendo che un vino non deve essere caro, dico però che il rapporto qualità/prezzo è fondamentale.

  19. vincenzo ha detto:

    Mi dispiace Claudio non volevo offenderti, non fa parte del mio carattere.
    Ho molto rispetto per Aurelio so come lavora quindi mi è sembarto giusto prendere le sue difese, spero di non aver fatto peggio che meglio, mi dispiacerebbe 🙂 .
    I vini di Aurelio sono piccolissime produzioni che varia dalle 8000 bottiglie dellla cuvee60 alle 400 del brut 1990 quindi i prezzi non mi sembrano esagerati, se poi il vino non piace per quelle caratteristiche che ha, è un’altro discorso.

  20. Andrea Scanzi ha detto:

    I tuoi interventi sono civilissimi, Vincenzo, e ti ringrazio.

  21. Claudio ha detto:

    @Vincenzo: credo che nessuno abbia offeso nessuno e sono io a scusarmi se la mia risposta avesse dato un’impressione sbagliata. Non volevo intendere che questi prezzi non sono giustificati dal lavoro, tra l’altro ho conosciuto anch’io Aurelio e mi è parsa persona onesta ed appassionata. Dico solo che da consumatore che per forza deve fare i conti, prima di spendere 30 e ben oltre euro per una bottiglia valuto con molta attenzione cosa posso comprare con quella cifra, alla quale per i miei gusti ho un’ampia gamma di scelte superiori tra gli spumanti. Poi spero vivamente che tu possa vendere tante bottiglie di Casa Caterina e che più in generale la gente possa apprezzare i vini fatti con onestà e passione.

  22. gianni z. ha detto:

    ho assaggiato su sollecitazioni un casa caterina un ann fa, perchè lui e il pendio sono tra i più portati dai naturalisti..(.tra l’altro anch’io sono un naturale e dissento fortemente dall’ articolo di scanzi nella sua logica di valutazione dei vini naturali) devo dire che sono rimasto molto ma molto deluso, non sono arrivato a metà bottiglia.
    Sul franciacorta devo dire che per il mio modesto parere meglio ne bevo meglio è.Gianni Z.

    N.B. valutare un vino naturale con i medesimi parametri di un tecnico è per me fondamentalmente un grave errore del degustatore.

  23. Andrea Scanzi ha detto:

    Mah. Lei ha scritto tutto e il suo contrario. E la storia del “valutiamo i vini naturali condonandone le imperfezioni per motivi etici”, è tanto culturalmente figa quanto concretamente inaccettabile. Un vino va bevuto e non tutti (anzi quasi nessuno) ha la cultura per sapere cosa sia un vino naturale. Lei propone un vino naturale in una tavolata di “consumatori comuni”. Loro la bevono e la trovano torbida, con sentori strani, “sbagliata”. Non gli piace. Cosa rispondiamo? “Ehi, ma è un vino naturale, anche quello che per te è un difetto in realtà è segno di naturalità?”
    Ma de che? Via, su. 🙂

  24. FABIO ha detto:

    LEGGO CON PIACERE LA SEGNALAZIONE AL RIGUARDO DEL TRENTO CLASSICO REVI E CONCORDO CON IL GIUDIZIO POSITIVO. HO RECENTEMENTE BEVUTO UN BASE SBOCCATO NEL 2008 E MI è PIACIUTO MOLTISSIMO….

  25. Paolo Cogorno ha detto:

    Sento parlare di prezzi esagerati per La Cuvee 60 di Casa Caterina , ma 30 euro davvero non mi sembrano eccessivi per un ” 5 anni sui lieviti”.
    Non credo neppure sia giusto il paragone con altri DOCG tipo Cavalleri e company, Casa Caterina è fuori disciplinare e questo implica lavorazioni e scelte differenti.

    Per il resto a me piace, la nota ossidativa esiste cosi’ come esiste in alcuni champagne,ma la freschezza c’ è sempre e questo equlibrio di contrasti ne fa un prodotto davvero unico.
    Recentemente è stato premiato da Massobrio.

  26. vincenzo ha detto:

    Bravo Paolo, pensavo di essere l’unico bischero a cui piaceva Casa Caterina!!!
    E’ vero può non piacere ma non si puo pretendere che le bolle di Aurelio siano :”….un vino dritto, femminile, suadente” 🙂

  27. marcello travenzoli ha detto:

    cari ne-mici bevitori più o meno critici, io vendo i vini di Aurelio, la sua intera gamma di prodotti. la cuvée 60 è il suo base e consideriamo che fa 5 anni su i lieviti, è nature ed è “semplicemente” chardonnay…beh trovatemi un’altra azienda che lanci sul mercato un base simile (6000 bott.). poi si passa alle riserve del 1999 e 2002: pinot noir pinot blanc e chardonnay in differenti percentuali e direi che sono piuttosto interessanti, ma il bello arriva con il pinot meunier del 1994 e il pinot noir del 1990 che nessuno di voi ha nominato. rispettivamente tira 500 bott. di PM e 800 di PN. per chi non sapesse contare sono un po’ di anni passati sui lieviti e tutti sboccatura 2011, quindi possono avere delle tendenze ossidative, ma che ossidative non sono, considerate che non aggiunge solforosa. io nel mio ristorante vendo il cuvée 60 a 35 euro, il 1999 e il 2002 a 45 e i due top gamma a 100 euro. direi che è inutile confrontare questi prodotti con gli altri franciacorta, andiamo a paragonarli con gli champagne…un pinot meunier del 1994 in champagne cosa lo paghereste? e quello di aurelio non ha nulla da invidiare. il costo dei suoi vini è relativo alla struttura aziendale (11.500 bott. di bollicine e qualche altro migliaio con le ferme) in tot circa 15000 bott. deve star in piedi no? voi lavorereste gratis? io no. rese per ettaro? costi di stoccaggio del vino fermo in cantina? sboccatura a la volée? tutte queste particolarità che rendono un prodotto unico e realmente artigianale non le consideriamo? e se l’annata non è buona non vinificano e sopratutto nel liqueur d’expedicion non mette acqua distillata, metabisolfito e acido ascorbico come la maggior parte delle aziende di franciacorta… ma rabbocca. perché questo? perché non ha paura delle proprie uve, ed è sicuro della stabilità del suo vino. chi non usa la chimica per stabilizzare ha bisogno di tempo e il tempo è il miglior amico del vino. andate pure a chiedere a un certo Fulvio Bressan se non è così!

  28. […] guide e non ha un sito internet, ma in compenso ha alcuni blogger che l’adorano (1,2,3,4,5), e un Andrea Scanzi decisamente meno […]

  29. Davide ha detto:

    ho avuto la sfortuna di assaggiare Casa Caterina a villa Favorita. Lui oltre ad essere abbondantemente sovrappeso e simpatico come un orso siberiano, se la tira parecchio. il vino è da dimenticare

  30. […] its own internet site, but to make up for it there are bloggers who love it (1,2,3,4,5), although Andrea Scanzi is clearly not so […]

  31. Mauro ha detto:

    Aurelio sei magicoooooo…

    Provate il 2002 cremant sboccatura 2011 (freschisssimo) 1000bott.
    O il Blanc de Blanc 2000 sbocc. 2011 solo magnum 100 bott
    i bianchi, il non c’è e l’estro…

    Roba seria 😉 Salut a tutti, Mauro

  32. […] (e non economiche) dei nomi più griffati tipo Uberti (Sublimis); a parte alternativi che dividono (Casa Caterina); a parte i vari panda qua e là, come la mettiamo? Voi, se bevete Franciacorta (non Oltrepò […]

  33. adriano ha detto:

    ho un ristorante è vendo benissimo casa caterina ed è un grande franciacorta voi parlate male perche non sapete bere e Aurelio ha fatto bene a parlare delle multinazionali perchè producono solo chimica.Poi se è sovrappeso non sono affari tuoi

  34. valentina ha detto:

    Ho assaggiato domenica scorsa a Piacenza tutti i vini di Casa Caterina: il base e il Pinot Meunier 2002 buoni ma non esaltanti. Ho preferito, tra i Franciacorta, il Pinot Nero 2004, anche se ritengo superiori Faccoli e Arici. Invece mi ha entusiasmato molto l’Estro di Casa Caterina, un bianco fermo a base di marsanne, viognier e sauvignon.

  35. Massimo Marchi ha detto:

    Casa Caterina non è assolutamente biodinamico. Basta chiedere ai proprietari, i quali definiscono la loro produzione “naturale”, cioè vini proprio come venivano fatti da loro padre seguendo le regole della natura.

  36. cristian ha detto:

    Buon giorno, vorrei dire al signor, scanzi come può mettere al confronto un faccoli, che per berne una bottiglia discreta bisogna andare sul dosage zero, 48 mesi in lieviti, mentre casa caterina ha il base a 60 mesi, in chardonnay in purezza, mi scusi ma è un paragone per me fuori luogo, anche se mi piacciono i suoi giudizi in generale….grazie

  37. Andrea Scattolin ha detto:

    Ho conosciuto personalmente i fratelli Dal Bono, ho visto come lavorano in pianta e in cantina, i loro prodotti sono per palati esperti e non per chi guarda solo il prezzo, poi è tutto soggettivo.
    I loro prodotti sono entusismanti e sopratutto sani, per quanto riguarda il discorso delle multinazionali, gli dò pienamente ragione.
    Se poi vogliamo confrontare un produttore come Faccoli, che quest’anno in un’intervista, ha esordito…..un’annata fantastica per lo Chardonnay!!!!! e ha iniziato a vendemmiare l’ 11 Agosto…………………ma per cortesia!!!!!!!!!!!!!!!
    Ha tirato giù l’uva verde?????

  38. paolo ha detto:

    buongiorno sig. Scanzi. Casa Caterina è un vino che è cambiato in peggio.
    La cosa divertente è che più peggiora più piace.
    Personalmente i loro vini rossi sono più “VERI” delle bollicine che producono.
    Io ho delle bottiglie del 1990 che non sono neanche parenti del 60 mesi odierno.
    E che dire poi del PINOT MEUNIER in purezza a Monticelli Brusati?

  39. roberto rodella ha detto:

    Il problema di Casa Caterina è la poca chiarezza circa l’origine dei vini. Quante bottiglie produce? Compaiono vecchie annate di quando ancora non producevano vini. Ci sono bottiglie di Pinot Meunier del 1990 e poi anni in cui non compare piu’ questa uva. Dove è finita? io credo che Aurelio sia un ottimo compratore in catasta. ed a questo gli do un grande merito.

Leave a Reply