Pinot Nero 2009 – Panizzi

Domani, alle ore 18, presenterò I cani lo sanno presso la mitica Compagnia del Taglio di Modena. Poi ci sarà una degustazione di vini di Angiolino Maule. Qui trovate una piccola intervista fattami da Francesco Maule, che introdurrà la serata.
In questo post voglio parlarvi di un vino che ho bevuto qualche settimana fa alla Bottega del Vino di Castiglion Fiorentino.
Non l’ho scelto io e sulla carta non gli avrei dato un euro. Non per sfiducia nei confronti dell’azienda, che non conoscevo, ma perché si trattava di un Pinot Nero toscano: una stranezza, a volergli bene.
Il prezzo al ristorante è attorno ai 15 euro, forse poco più. Annata 2009.
L’azienda è Panizzi, ha sede a San Gimignano, per l’esattezza Santa Margherita. I vigneti si trovano a 500-600 metri sul livello del mare. Non è un vino naturale, non credo usi lieviti autoctoni e affina in piccole botti di rovere.
Non aveva davvero nulla per convincermi, all’apparenza. Oltretutto, come sa bene chi mi legge con regolarità, bevo sempre meno vini rossi – essere vegetariani comporta effetti collaterali a cascata e l’affinamento del gusto è inarrestabile – e sto dando sempre più importanza al concetto di bevibilità. I rossi, quasi tutti, mi stancano subito.
Ecco: questo Pinot Nero 2009, un Igt Rosso Toscana, si beve benissimo. Non ha ovviamente l’eleganza suprema dei migliori Pinot Noir di Borgogna e Alto Adige, ma si difende eccome. Struttura giusta, colore scarico, profumi facili ma puliti, equilibrio, allungo discreto. Vino giovane, che andava aspettato, ma che già si presenta onesto e e appagante. Eclettico nell’abbinamento.
Provatelo.

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8 Responses to “Pinot Nero 2009 – Panizzi”

  1. ivan ha detto:

    assaggerò anche questo sulla fiducia..anche se devo ancora trovare un pinot nero toscano convincente!speriamo sia la volta buona..

  2. Andrea Scanzi ha detto:

    Non è il vino della vita, e il Pinot Nero non è – né mai sarà – vino da toscani, ma si beve bene. Devi avvicinarti a questo vino apprezzandone la bevibilità e la duttilità a tavola. Se vuoi un vino della vita: no.

  3. ivan ha detto:

    condivido totalmente il tuo inno alla bevibilità e mi schiero tra i bevitori “non campanilisti”.

  4. Luca Miraglia ha detto:

    Caro Andrea, non concordo sulla drastica affermazione “il Pinot Nero non è nè sarà mai vino da toscani”, perchè la Toscana, in particolare nella sua parte appenninica settentrionale (leggi Casentino e Mugello), ha delle caratteristiche pedo-climatiche che ben si attagliano alle esigenze del vitigno in questione.
    Con ciò non voglio dire che in tali zone sarà possibile ottenere vini comparabili a quelli borgognoni, ma d’altra parte neanche i migliori PN altoatesini ne raggiungono le ineguagliabili finezze espressive; credo però che, obiettivamente, esistano buone possibilità di realizzare vini “territoriali” e non delle mere forzature dettate dalle mode.
    Non è un caso se, di recente, si è costituita l’Associazione Appennino Toscano – Vignaioli di Pinot Nero, comprendente un ristretto novero di aziende site in Lunigiana, Garfagnana, Mugello e Casentino, i cui vini hanno già conseguito lusinghieri apprezzamenti da critici non avvezzi a lodi immotivate (uno per tutti, Carlo Macchi su Winesurf), e se alcuni agronomi di nome (leggi Vincenzo Tommasi, consulente, tra l’altro, di Stefano Amerighi) si stanno appassionando alle potenzialità del vitigno in alcuni areali, oltre i 500 mt di altitudine, dalle forti escursioni termiche.
    E’ovvio che dovremo attendere ma, da casentinese per metà ed appassionato del PN, auspico che tali tentativi siano coronati da successo.
    Consiglio finale: “CUNA” di Federico Staderini, Pinot Nero in purezza del Casentino: provare per credere!

  5. Andrea Scanzi ha detto:

    Caro Luca, resto sostanzialmente scettico, ma da sempre do particolare attenzione ai tuoi commenti. E scrive cose tanto condivisibili quanto speranzose. Si spera beneauguranti. Grazie.

  6. Francesco A ha detto:

    Riguardo a questo pinot nero ero molto scettico…vi dirò che ci sono rimasto male quando l’ho bevuto, come scritto dall’autore, nn ha l’eleganza dei pinot nero francesi, ma è anche pochissimo che l’azienda ha iniziato a produrlo; secondo me ci sono possibilità che ne esca fuori un vino di eccellenza.

  7. enrico ha detto:

    e se vi dicessi che in maremma c’è un vignaiolo che fa un grande pinot noir? …quando parlai con questo vignaiolo gli dissi che era un pazzo a cimentarsi in questo vino.. molto difficile!!!! sia per il territorio che per chi lo deve bere….. dopo averlo bevuto mi sono dovuto ricredere…. è davvero strepitoso!!!! ottima la fattezza, incredibili i profumi…. è il pinot nero di riparbella di massa marittima.. provatelo e poi mi dite…..
    ciao enry

  8. alessandro giovannini ha detto:

    Condivido che dobbiate conoscere tutti il Cuna di Dott.Federico Staderini con cui ho avuto modo di parlare insieme a Tommasi Vincenzo presso Paolo Socci di Fattoria di Lamole(e ho detto tutto sui miei gusti dei rossi,omesso che anche Amerighi per vie trasverse e’ presentissimo nella mia cantina..)volevo chiedere personalissima domanda a Amdrea Scanzi,sono vegetariano da 10 anni(ne ho 29) che cosa intendi per bevo sempre meno rossi poiché vegetariano??non critico ne polemizzo semplicemente non sapevo del comune vegetarianesimo e visto che ritengo offensivo quando mi si dice dedicati alle birre volevo un parere da collega…(non sono giornalista sono nel commercio)

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