Schiopetto – Collio Tocai Friulano 2003

Non so se è capitato anche a voi, ma i primi bianchi “d’autore” a cui mi sono avvicinato sono stati quelli friulani. i Tre Bicchieri fissi. Jermann, Livio Felluga, Mario Schiopetto, Vie di Romans.
Parlo ormai di quindici anni fa.
L’altra sera, alla Bottega del Vino di Castiglion Fiorentino, mi sono imbattuto in una bottiglia del passato. Mio e suo. Un Collio Tocai Friulano (ancora si poteva chiamare così) del 2003. Uno dei migliori Friulano in commercio. Marco, il proprietario, me l’ha praticamente offerta.
Di quei bianchi, all’inizio, come bevitore poco smaliziato, mi piaceva la loro elegante facilità: fruttati, morbidi, piacioni, ben fatti. Poi sono cambiato io (loro no). Si sa, l’evoluzione del gusto.
Quel 2003 era ancora così. Nulla era mutato rispetto alla memoria che avevo di quei bianchi ben vestiti e premiatissimi.
Da un lato c’erano un bel giallo dorato vivo e un’acidità che aveva tenuto per otto anni. Non è poco e non molti bianchi italiani possono permettersi tale longevità. Oltretutto la 2003 è stata molto calda anche in Friuli.
Dall’altro, nonostante l’età, il legno si sentiva ancora. L’alcolicità era temperata dalla freschezza, ma si sentiva. La morbidezza, per i miei gusti, era ancora un po’ ingombrante. Nocciola, mandorla tostata e un finale dolciastro e non troppo lineare.
Mi chiedo: è davvero necessario che la tecnica, anche nelle cantine migliori, sia così ingombrante (per quanto bene usata)? Domanda retorica, temo. Figlia di un approccio ormai geneticamente e antropologicamente mutato – il mio – negli anni. Pardon, decenni.

Tags:

10 Responses to “Schiopetto – Collio Tocai Friulano 2003”

  1. Adriano ha detto:

    La bottega del vino regna e educa. Lovely (cit.)

  2. mauro ha detto:

    Ciao,
    solo a titolo informativo, visto che il vino in questione lo conosco benissimo, fin troppo, ma sei sicuro che il vino fosse un TOCAI, o era qualcosa di diverso? Perchè la foto postata si riferisce ad un altro vino. Poi posso sinceramente dirti che la 2003 è stata un annata particolarmente calda, forse la prima annata veramente estrema del decennio, però sicuramente l’acidità non spiccava in quel vino e che si senta dopo ancora tanti anni può non essere da tutti vista come un difetto, però quello che trovo strano è che quel vino non ha un litro di affinamento o fermentazione in legno..

  3. Claudio ha detto:

    Perfetta analisi dell’approccio di un gusto evoluto verso un vino che post-corso AIS avrei segnalato con due circoletti rossi sul mio personalissimo cartellino (cit.) Ma come diceva Ampelio Bucci, “noi evolviamo all’indietro”. E meglio così.

  4. Andrea Scanzi ha detto:

    Ribadisco tutto quanto ho scritto, Mauro. Infatti non hai che confermato quando ho già affermato io. Le foto in questo blog rappresentano le aziende, non necessariamente l’etichettà in sé. Era un Tocai Friulano 2003. Caldo, alcolico, ma con una discreta acidità (ottima considerando che aveva 8 anni e veniva da un’annata calda). Poi, ovvio, con la morbidezza e i le note calde ci perdeva. Che poi ufficialmente non faccia legno piccolo, posso anche crederci. Ma allora quel vanigliamento abbastanza spinto – pur essendo passati otto anni – arriva da altro. E non è che sia meglio.

  5. Luca Miraglia ha detto:

    @ Claudio: con tutto il mio rispetto per l’immenso Ampelio Bucci, credo che la primogenitura della frase “io evolvo all’indietro” spetti all’altrettanto immenso Teobaldo Cappellano, pronunciata in un’intervista (una delle poche)concessa all’epoca della querelle fra i barolisti tradizionali (leggi affinamento in botti grandi) e quelli della nouvelle vague (leggi affinamento in barrique).
    Resta, in ogni caso, una visione dell’universo enoico che io amo visceralmente.

  6. mauro ha detto:

    Ciao, ribadisco, il vino in questione non fa assolutamente legno, ne grande, ne piccolo, le note vanigliate che senti sono legate essenzialmente all’evoluzione del vino proveniente da un annata particolarmente calda e secondo me, anche dal territorio, però su questo punto non posso mettere la mano sul fuoco in quanto non ho assaggiato molti tocai di annate vecchie della zona. Non sarebbe male avere l’occasione per poter assaggiare qualche altra annata, sicuramente diversa, forse un vino non pienamente nelle tue corde ma ti posso assicurare dove la tecnica è meno ingombrante di quanto tu pensi. Passi mai in Friuli?

  7. Claudio Pannocchia ha detto:

    I “Tocai”, anche d’autore, non mi hanno mai preso. Troppo standard, facilotti, e in piú presentano (parlo in generale) una botta alcolica non indifferente né piacevole. Puoi spiegare – se possibile – il riferimento al soverchiamento del gusto da parte della tecnica? L’annoso problema grandi cantine – piccolo cuore?

  8. Valerio ha detto:

    Provo a rispondere io a livello più generale, anche perchè il discorso sull’evoluzione del gusto fatto da Andrea in più occasioni lo sento completamente mio. L’uso, o meglio, l’abuso della tecnica fa sì che si producano e, dal lato nostro, si assaggino vino perfetti, fatti senza sbavature, dal gusto rotondo, ben profumati, ben equilibrati etc. etc. Vini che tempo fa apprezzavo tantissimo, e che comunque apprezzo spesso anche oggi (un vino buono rimane comunque buono), ma che poi faccio fatica a ricordare e a distinguere l’uno dall’altro. Il vino fatto meno in cantina e più in vigna, meno dall’ufficio commerciale e più dal produttore, è generalmente meno “preciso”, ma quelle imprecisioni sono quelle che gli danno carattere, che lo identificano e che alla fine me lo fanno ricordare. Per chi ha provato l’esperienza, è un pò come guidare un motore Alfa Romeo oggi (che consuma meno, ha un’erogazione della potenza lineare e una ripresa costante e veloce anche con le marce alte) e guidarne uno di 20 anni fa, prima dell’omologazione FIAT (che beveva come una spugna, mandava la “botta” tutta insieme con conseguente rischio di perdita di tenuta repentina e ci metteva 3/4 d’ora per riprendere con la 5^, però, ragazzi, la scalata 4^-3^-2^ che ti lasciava attaccato al sedile quando dovevi fare un sorpasso sui tornanti era una goduria irripetibile, e ancora me la ricordo, eccome se la ricordo).

  9. Claudio Pannocchia ha detto:

    Io ho un Duetto del ’90 che Vive, Signoreggia e Soverchia. 😉 Nonostante l’omologazione, se non erro all’epoca giá avvvenuta.

  10. Valerio ha detto:

    Sì, se non ricordo male quella dovrebbe essere avvenuta nell’87. Ma magari nel ’90 gli avanzavano ancora i pezzi originali 😉

Leave a Reply