Ardbeg Uigeadail

Ho già scritto più volte di quanto detesti la boria con cui i whiskari asseriscano che il vero whisky non è mai torbato. E’ un assioma snob insopportabile.
Mi sono avvicinato alla torba banalmente, bevendo Lagavulin come Fabio Montale. Mi sembrava inarrivabile, il Lagavulin da supermercato.
Poi sono passato al Caol Ila, quindi all’Ardbeg. Acquistavo le bottiglie base. Neanche pensavo che esistessero edizioni limitate.
Ora è passato qualche anno e, come in tutte le cose, il gusto si è evoluto. Affinato. La torba deve avere un tocco particolare, non essere invasiva: impreziosire il tutto.
Quando sali di livello, e incontri capolavori incommensurabili come il Bunnahabhain 1997 Wilson & Morgan Heavy Peat, non torni più indietro.
L’altro giorno, alle Carovaniere di Arezzo, ho acquistato un nuovo whisky. Avevo la tentazione di provare il già provato, ho invece scelto qualcosa che non conoscevo. Edizioni deluxe di Ardbeg.
Il dubbio era tra il Corryvreckan, più morbido, e il Uigeadail. Ho optato per il secondo.
E’ un whisky non tagliato, la gradazione è importante, sopra i 54 gradi. Anche il prezzo è impegnativo, sui 55 euro. Una miscela di tipi diversi di Ardbeg, affinata nelle botti di Sherry. Il nome è quello del lago, “oscuro e misterioso”, da cui proviene l’acqua dell’Ardbeg. E’ stato premiato whisky dell’anno nel 2009.
E’ pieno, oleoso, decisamente affumicato. Chiari sentori di olio di noce, frutta secca. Qualcuno ci ha trovato anche le caramelle alla menta (io no).
Buono, buonissimo. Però, alla fine, la scintilla non è scattata. Mi sembra un Ardbeg pur sempre istituzionale, con pochi spigoli e non troppa anima. Un prodotto di livello assoluto, ma forse ho passato anche la Fase Ardbeg. E indietro non si torna.

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13 Responses to “Ardbeg Uigeadail”

  1. marco sala ha detto:

    devi provare l’highland park. a garganella !!!

    ciao

    PS sai l’indirizzo di Claudio ? mi interessano gli indirizzi per mangiare en Champagne.

  2. Ale ha detto:

    a quando un party intitolato “La finestra sul cortile” per vuotare le dispense?

  3. Michelangelo ha detto:

    Se ho dato una chance al più torbato dei Single Malt scozzesi – e non me ne sono pentito – la ‘colpa’ è tua: chiaramente la meraviglia di cui parli non l’ho assaggiata. D’altronde, sono ancora (felicemente) nella fase “bottiglie di base”. E prima che il mio gusto si evolva, ho ancora parecchie curiosità da soddisfare. 🙂

  4. Carla ha detto:

    turbata dal torbato.

  5. Nicola ha detto:

    Lunga vita al torbato.

  6. Leonardo ha detto:

    Mi considero un “whiskaro” ma non ho mai osato dire che i veri whisky non sono torbati. E’ il solito atteggiamento snob da illuminati che hanno quelli che amano andare contro alla moda, per fare gli alternativi. E’ vero che adesso la torba va alla grande e si richiedono sempre maggiori torbature (Ardbeg per me forse sta nel versante di quelli troppo torbati per i miei gusti).

    Anche io ritengo il Lagavulin 16 inarrivabile e amo alla follia l’equilibrio del Caol Ila.

    Diciamo che di Islay preferisco altro rispetto all’Ardbeg e comunque pur amando i torbati è giusto anche fare una capatina in altre zone: il grandissimo Highland Park 18 delle Orcadi e i fantastici whisky delle zona Speyside (il mio debole è il Glenlivet ma ce ne sono moltissimi validi).
    Infine il peposo Talisker 18, vera perla e facile da trovare anche in Italia.

  7. benux ha detto:

    ci dobbiamo preoccupare sei diventato astemio? o hai deciso di smettere di bere alcolici finchè seppi non vincerà il prossimo torneo?

  8. Luca Miraglia ha detto:

    Islay è tante cose, pregevoli o meno, ma, a mio modesto avviso, due sono i monumenti prodotti nell’isola: Bowmore e Laphroaig, ovviamente oltre i 12 anni di invecchiamento oppure, per gli “uomini veri”, nelle versioni “cask strenght”.

  9. francesco ha detto:

    Ciao Andrea, forse la tua evoluzione del gusto ti porterà ad apprezzare anche i whisky più leggeri e non torbati. Forse succede come nel vino, ed è normale, all’inizio si amano soprattutto i grandi rossi, poi si impara ad amare il vino bianco e le bollicine. Ciao

  10. DIONISIO ha detto:

    Sei diventato brand manager per una multinazionale di acque minerali? Oppure, ti hanno fatto ostaggio in una SPA?

    Saluti alcolici,

    Dionisio

  11. roberto bona ha detto:

    Per capire il gusto Peaty e la sua filosofia, bisognerebbe arrivare ad Islay con il piccolo bimotore che, condizioni meteo permettendo, parte da Glasgow ed in 3/4 d’ora circa atterra a Port Ellen.
    Appena sbarcato ti avvolge un meraviglioso aroma di Whisky che ti culla per tutto il periodo di permanenza sull’isola.
    E’ il Blend degli effluvi di tutte le distillerie di Islay. Una meraviglia.
    Il matrimonio tra il sentore torbato e lo jodio di Lock Indaal, il braccio di mare che accarezza l’isola. L’autentico “nose” di Isle of Islay.
    Da alcuni anni, una decina circa, ho in affitto, per tre settimane l’anno, un appartamento a Bowmore.
    Io il Whisky lo amo, così come amo profondamente la Scozia e la sua Gente. Io, però, con il Whisky ci lavoro pure e, ovviamente, ci campo.
    Tutte le distillerie di Islay le conosco quasi come la tasca destra dei miei jeans.
    Posso garantire che tutte otto le distillerie in produzione, hanno almeno un asso nella loro manica.
    Nel senso che ogni distilleria produce almeno uno, due Whisky da urlo.
    Ovviamente c’è anche l’aspetto commerciale e, per poter produrre del businnes che consenta loro di stare in vita, spesso la qualità del distillato non è trascendentale.
    Ciò è dovuto in parte al fatto che, per produrre “l’acqua di vita”, spessissimo si usa l’orzo maltato nella stazione di maltaggio di Port Ellen, la vecchia e compianta distilleria.
    E’ quindi immediatamente intuibile che tutte le distillerie che acquistano da DIAGEO (proprietaria di Port Ellen e non solo) l’orzo maltato a Port Ellen, lavorano la stessa materia prima e sono di conseguenza accomunate da un gusto base uguale per tutte.
    A questo punto, per distinguersi l’una dall’altra, si inventano degli escamotage che lasciano il tempo che trovano.
    A settembre avremo l’ulteriore prova di quanto detto con l’uscita sul mercato (release) di Ardbeg Alligator.
    Credetemi! L’ho già assaggiato decine di volte ma non mi garba affatto.
    Cosa hanno fatto?
    Per creare una nuova etichetta ed evitare un doppione, hanno praticamente portato all’estremo la tostatura dei barili dove hanno eseguito l’affinamento del Whisky. Li hanno letteralmente bruciati, carbonizzati.
    Il risultato è un Ardbeg in cui la torba è sicuramente presente, ma sovrastata da un sentore “toasted” che personalmente mi da l’impressione di leccare una griglia non ancora lavata dopo il barbeque.
    Essendo Ardbeg di proprietà francese (gruppo Moet-Hennessy Louis Vouitton) e, come sappiamo tutti, ai francesi commercialmente non gli bagna il naso nessuno, hanno pensato bene di enfatizzare questa sensazione di barbeque come se fosse il più buono dei profumi creati da Dio.
    Il risultato?
    Tutto ciò che uscirà dalla distilleria a settembre è già venduto!
    Questo si chiama businnes.
    Per contro, ogni distilleria ha ancora una piccola, vecchia sala di maltatura dove tutto avviene secondo tradizione.
    L’orzo, spesso è Bere Barley (specie autoctona), la torba è quella estratta ad Islay, il mulino è quello storico, come storico è il forno e sapiente è la mano dell’operatore e paziente è il responsabile dell’affinamento in barile.
    Il risultato?
    Un Whisky da leggenda destinato a pochi fortunati nel Mondo che avranno l’opportunità e la possibilità di accedere al piacere del possesso di queste chicche.

  12. Luca da Parma ha detto:

    ragazzi, arrivo con oltre un anno di ritardo, ma grazie a tutti per i preziosi consigli che avete dispensato, stavo infatti pensando di regalarmi una bottiglia di qualità e da quello che scrivete ho solo l’imbarazzo della scelta. Grazie ancora.

  13. luigi ha detto:

    Caro Andrea, mi dispiace che tu abbia optato per Uigeadail….avesti dovuto provare il Corryvreckan, sicuramente superiore al palato, e da quanto scrivi, credo anche più indicato ai tuoi gusti. Peccato, ma hai sempre tempo per ricrederti. Provalo, aspetto il tuo resoconto.
    Con stima,
    Luigi

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