Vigna del Volta 2005 – La Stoppa

Domani è Natale, e a dirla tutta me ne frega un po’ meno di nulla. E’ però, e forse, una scusa per farsi gli auguri. Bevendo, magari, quello che solitamente non si beve.
Non amo i vini dolci, non li bevo mai e li ritengo quasi sempre dei prodotti ideali per chi muove i primi passi nel mondo di Enolandia. Per i non smaliziati. Vini Obladì Obladà, da Paul McCartney in salsa iper-pop (che due palle, il McCartney più paraculo).
So bene che è un ragionamento manicheo. E soprattutto sbagliato. Esistono vini dolci, passiti e no, splendidi.
Il mio amico Ezio Cerruti, artefice di uno dei pochi passiti che trovo adorabili, mi prende spesso in giro per questo. Nel farlo, prende in giro se stesso, visto che si autodefinisce “uno che voleva fare Barolo, solo che a Castiglione Tinella non si può, e così si è messo a fare il passito”.
Tutto questo per dire che, con il post di oggi, vi consiglio un vino dolce con cui farsi gli auguri. Non è un Picolit, di cui parlavo in Elogio. Non è un Tokaj e neanche uno Sciacchetrà, di cui parlo nel Vino degli altri. E’ una Malvasia Passito dei Colli Piacentini.
Mi ci sono imbattuto alla Bottega del Vino di Castiglion Fiorentino. Martedì, con un amico.
E’ andata così. Beviamo un Metodo Classico Balter Brut, Doc Trento, e lo troviamo oltremodo deludente. Beviamo il Furore 2009 di Marisa Cuomo, ovviamente un gioiello. Poi il mio amico, fissato – lui – coi vini dolci, dice a Marco (il proprietario) di farci provare qualcosa. Lui ci porta due Triple A Velier (Marco è una sorta di abbonato a Velier, credo abbia tutto il catalogo). Il primo è il Passito 2003 di Cascina degli Ulivi, su cui puntava maggiormente. Ora, ragazzi, io non so se mi manchino i cromosomi necessari, ma i vini di Stefano Bellotti non mi prendono mai fino in fondo. Non mi aveva convinto il Bellotti Rosso, non mi convince questo Passito: stanco, senza allungo, per nulla dritto. Eleganza scarsa.
L’altro Triple A, invece, era delizioso. Vigna del Volta 2005, azienda La Stoppa. Rivergaro, Località Ancarano: Val Trebbiola, provincia di Piacenza. Era presente alla rassegna VinoVinoVino 2010 di Vini Veri a Cerea, come pure al Vinitaly quale vincitrice dei Tre Bicchieri Verdi. Il loro obiettivo è fare “vini moderni senza però tradire le memorie e le espressioni del territorio, che qui si manifestano con sfumature e caratteri unici e propri“. Non sono, quindi, né talebani né integralisti. Cercano una sorta di giusto mezzo.
Per quel che vale la degustazione di martedì, col Vigna del Volta 2005 l’hanno trovata. Malvasia 80 percento, Moscato 20 (ma la percentuale cambia sensibilmente di anno in anno). Vigne dagli 11 ai quasi 40 anni d’età. Appassimento al sole, su teli, di 10-15 giorni. Affinamento di dieci mesi in barrique di vario passaggio. Potenziale evolutivo alto. Potete aspettarlo ancora, è in piena rampa di lancio.
Vino da meditazione, per chi crede almeno alla definizione (io no). Più che altro, vino di pregio. Venti euro circa, bottiglia da mezzo litro. Lo consiglio, senz’altro. Per il naso di frutta candita, miele, spezie e tabacco dolce. Per quel sentore di confettura di pesca e albicocca, gradevole e non stuccante. Per il gusto, anzitutto fresco, non sciropposo, magari non drittissimo (il residuo zuccherino è importante) ma dritto sì: sufficientemente verticale, se mi passate l’immagine. Elegante, persistente, di grande beva.
Da non amante di vini dolci, ne avrei bevuto un secchio. Che per me è cosa molto rara. Mi dicono che anche l’Ageno, il loro orange wine, sia encomiabile. Approfondirò. Nel frattempo: bravi.

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20 Responses to “Vigna del Volta 2005 – La Stoppa”

  1. Simona ha detto:

    ageno n. 1

  2. Simona ha detto:

    L’Ageno è fantasticiccimo!!! è stata la mia prima AAA, amore a prima vista..

  3. Aldo ha detto:

    a me piace molto il passito. Anche se non mi ricordo che qualità fosse, quelle due volte che l’ho bevuto.

  4. Rosalba ha detto:

    Adoro il passito accompagnato ai formaggi..Non so se si fa, ma a me piace.

  5. Giallu Gori ha detto:

    Io i passiti non li capisco

  6. Guido ha detto:

    Grandissimo Ageno,
    bevuto il 2005 qualche mese va…aveva ancora vita davanti, spettacolo! approfondisci e poi dimmi!!

  7. hazel ha detto:

    La mia Top 5 dei vini dolci nostrani:

    Recioto-Maule(che proprio dolce non e’…)
    Passito Pantelleria-Ferrandes
    Sol-Cerruti
    Sagrantino passito-Bea
    Vigna del volta-La Stoppa.

    perdonatemi non e’ bello fare classifiche, non amo molto i vini dolci come Andrea,ma quando trovo quello che mi piace e’ una festa.

  8. Andrea Scanzi ha detto:

    @Hazel. La tua classifica somiglia spaventosamente, e ribadisco spaventosamente, alla mia. La mia cinquina è praticamente identica, anche se troverei un posto per lo Sciacchetrà di De Batté.

  9. Giovanni Corazzol ha detto:

    Ad ogni modo auguri cari.

  10. Andrea Scanzi ha detto:

    Per dire dei cambiamenti del gusto. Ieri sera ho aperto un Picolit 2008 di Ermacora. Me l’aveva regalato un ragazzo a Tolmezzo, Luca Lopardo (assiduo di queste zone, oltre che dei forum femministi col nome di Marco Poltiglia).
    Avevo messo un’annata precedente tra i 10 vini da raccontare in Elogio. E lo rifarei. Bella storia, bella azienda. Picolit vino raro e affascinante.
    Ieri però l’ho trovato troppo dolce, poco fresco, un po’ stancante. Forse era l’annata, forse sono proprio cambiato io.

  11. Marco Poltiglia ha detto:

    Sul Troppo dolce dissento, ma lievemente. Sul Poco fresco e sull’Un po’ stancante, pienamente concorde. Dopo il primo calice mi son detto Ottimo, ma non ne berrei sino allo sfinimento. Resta, secondo me, migliore del Picolit aperto a Tolmezzo. Non so tu (cit.). 🙂

  12. hazel ha detto:

    In effetti.Me ne sono accorto dopo che avevi elogiato tutti quei vini nel tuo ultimo libro,ma e’ stato casuale,almeno spero.
    Come gli ultimi di Johnny Cash possono piacere anche a chi odia il folk e il country,quei vini sono talmente buoni da andare oltre la tipologia.

  13. Antonio ha detto:

    L’Ageno è un macerato o “orange” delizioso, Elena Pantaleoni (proprietaria de La Stoppa) e Giulio Armani (il consulente in vigna dell’azienda o enologo)nonchè proprietario e creatore di un altro grande macerato “Denavolo” sono dei grandi!!Il Vigna del Volta ha una beva impressionante, comunque trovo che anche gli altri vini della Stoppa siano di livello superiore alla media in primis la Macchiona (barbera e bonarda).
    Tra i vari vini dolci o da fine pasto italiani io metterei ai primi posti anche il picolit di Marco Sara,il Barolo Chinato di Cappellano, il Vecchio Samperi di Marco De Bartoli e la Malvasia di Bosa dei Columbu,(questi ultimi 3 è un pò riduttivo chiamarli vini dolci!!)

  14. Andrea Scanzi ha detto:

    Il Barolo Chinato di Cappellano tendo a metterlo fuori categoria, non nei vini dolci ma casomai liquorosi o meglio aromatizzati. Che è un’altra cosa. In ogni caso è un vino che adoro. Eccome se va citato. Anche il Vecchio Samperi – come scrivi – è una cosa diversa, il Marsala (vero) per antonomasia. Malvasia di Bosa Columbu vive e signoreggia, senza dubbio. Sono alla ricerca del Picolit della vita, ma non so se esiste: in ogni caso, è un vino raro e costoso, ma comunque vada gradevole. Poi, sì, per il Picolit dell’anima tocca cercare tanto. Quello di Marco Sara non lo conosco a sufficienza per poterlo recensire “affettivamente”.

  15. simona ha detto:

    Ma la malvasia non è un vino “dolce”.

  16. Andrea Scanzi ha detto:

    Se lo vinifichi passito sì, Simona. Non sto parlando di Malvasia Istriana secca, che peraltro ho bevuto stasera (Venica & Venica).

  17. Massimo ha detto:

    Mai bevuto la Malvasia Passita del Negrese? Colli Piacentini. Averne a casse.

  18. littlewood ha detto:

    ma il n.1 dei dolci di elena pantaleoni e’ il buca delle canne semillon botritizzato prodotto in circa 400 bottiglie all’anno(quando va bene!) io l’ho bevuto a casa sua spettacolo!vi consiglio di provare anche lo sweet clare bronner passito di liserehof sul lago di caldaro sembra di mangiare una fetta di gubana(dolce tipico delle valli del natisone in friuli)

  19. luigi fracchia ha detto:

    Esaltante l’Ageno, però a titolo informativo è un vino bianco di macerazione e come tale è un prodotto che va capito, difficile e scontrosetto, non lo consiglierei ai neofiti.

  20. roberto bona ha detto:

    Vigna del Volta è senza dubbio un grandissimo “vino da seduzione”.
    Non ci sono dubbi!
    Del resto, come vado pontificando da tempi non sospetti, passando anche per pazzo, la collina piacentina, unita alla Malvasia di Candia e al sapiente lavoro di mani capaci, può dare vita ad alcuni tra i migliori vini “dolci” d’Italia.
    Penso proprio di avere avuto il grande piacere di degustarne la produzione sin dalla prima vendemmia, il 1995.
    Vigna del Volta è sempre stato grande, a volte anche con punte di eccellenza.
    Altrettanto non mi sento di definire il resto della produzione.
    Nel corso degli anni, la filosofia produttiva de La Stoppa, ha dato vita a vini concettualmente sbagliati. Spesso puzzolenti e di sovente sgraziati e sgarbati.
    Sicuramente dotati di grande personalità; ma questo non significa eccellenza!
    Il caso lampante è proprio l’Ageno.
    A mio avviso, imbevibile.
    Un vino che fa dei propri difetti delle virtù.
    Ossidato, torbido, con una volatile che punge le narici.
    Personalmente non ci laverei nemmeno la selvaggina.
    Un brutto vino, come spesso capita di trovare nelle produzioni caratterizzate dalle Triple A.
    Saranno pure vini difficili e da capire, ma quello che gradisco in un vino è l’immediatezza, la piacevolezza dell’approccio e il piacere della degustazione.
    Ageno e buona parte dei vini prodotti negli ultimi anni da La Stoppa, a mio avviso, sono in picchiata.
    Ora io non so se le vendite di questa azienda danno ragione alla loro strategia di cantina, quello che io percepisco è una disaffezione di aprecchi Clienti storici, nei confronti di questa bella azienda di Ancarano.
    Il tempo, e le vendite, saranno giudici inappellabili!

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