Dolcetto RuleZ

Il Dolcetto non tradisce. Mai. E’ il vitigno autoctono italiano che più sento vicino. Ha il giusto frutto, la giusta beva, il giusto prezzo. Va benissimo quando è declinato a quotidiano, va anche meglio (ma non sempre) quando qualche produttore lo rende ambizioso, soprattutto a Dogliani.
E’ un’uva di cui ho parlato tante volte, nei libri e nei blog. Mi piace, che posso farci. Qualche sera fa i miei amici mi hanno detto di portare il vino. Me lo dicono sempre, e anche se non me lo dicessero lo porterei lo stesso: poche cose mi fanno arrabbiare come una bottiglia sbagliata (e i miei amici sanno sbagliare, soprattutto uno di loro, Gianluca Gori).
Ho portato tre Dolcetto, tutti del 2007. Li avevo comprati all’Enoteca Fracchia & Berchialla di Alba.  Il primo era un Dolcetto d’Alba di Elio Grasso, un vino senza pretese di un produttore noto per altre etichette. Ha fatto il suo. Poi abbiamo aperto uno dei Dolcetti più famosi, il Siri d’Jermu di Pecchenino. Succoso e fruttato, ricco, di buon muscolo (?). Garanzia.
Infine, uno dei miei preferiti: il Maioli di Anna Maria Abbona. Questa azienda di Farigliano non finisce mai di stupirmi: è adorabile.
Avrei chiuso volentieri con un Dolcetto di San Fereolo, forse la rivelazione della rassegna Vini Naturali di Roma di febbraio a Roma, ma non ce l’avevo.
Mi rifarò la prossima volta. Di Dolcetti sono ben fornito. Non potrei vivere senza.

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30 Responses to “Dolcetto RuleZ”

  1. Alberto ha detto:

    non lo conoscevo…. mi sa che lo proverò prestissimo..

  2. Dory ha detto:

    Very good!

  3. Andrea Scanzi ha detto:

    Anna Maria Abbona è bravissima. Pecchenino una garanzia. San Fereolo mi ha stupito. Per i Dolcetto ho un debole, li ho provati quasi tutti. Segnalo anche Roddolo, Ca’ Viola, Chionetti, Alario, Bricco Maiolica etcetera.

  4. Davide ha detto:

    Io invece mi sono fissato con il Dolcetto di Dogliani di San Romano. Il Vigna del Pilone in particolare non è proprio economico (almeno per i miei standard), ma lo apprezzo molto.

  5. Speedy ha detto:

    Pecchenino è quello che abbiamo provato a Novello?

  6. Stefano ha detto:

    Io ho apprezzato molto i dolcetto di Vajra, Mauro Mascarello, Bebbe Rinaldi e, forse su tutti, quello di Bartolo Mascarello. Che cosa ne dice?

  7. Mattia ha detto:

    Non sono un grande esperto di vino, ma non temo smentita nell’affermare che le bottiglie di Dolcetto (e non solo) di Roddolo sono semplicemente favolose. Per questo me ne son fatto una buona scorta l’estate scorsa (grazie alla segnalazione tua e di Maurizio).

  8. Christian ha detto:

    Purtroppo Nemo profeta in patria:
    dalle mie parti ( le stesse terre dei dolcetto che hai citato.) c’è un fracco di gente che il dolcetto lo schifa..
    Fa bene al cuore vedere che invece ha moltissimi estimatori..

  9. Andrea Scanzi ha detto:

    Sì Speedy, ma provammo il San Luigi, che è il Dolcetto base. Il Siri è un po’ più caro e soprattutto migliore. Ce n’è anche un altro (più barriccato), ma è più raro, ne fanno pochissimo. Il Siri d’ Jermu è uno dei Dolcetto più famosi. Giustamente famosi. 😉

  10. Rodrigo ha detto:

    San Fereolo è molto buono, così come quello di Boschis…

    consiglio la lettura di questo bellissimo speciale su Dogliani e il suo dolcetto

    http://www.amicidivini.com/dblog/storico.asp?s=DOGLIANI+%2D+SPECIALE

    molto ben fatto!!!

  11. luca miraglia ha detto:

    Mi auguro che anche il Dolcetto di Dogliani (sottozona ancora poco valorizzata) di Pino Ratto sia tra i tuoi preferiti: ha nerbo da vendere e, allo stesso tempo, un’eleganza raffinata.

  12. Ombretta ha detto:

    ….ma un tranquillo Dolcetto di Acqui Terme?? Io me lo bevo tutti i giorni, da piemontese che sono, “estimatrice” magari no… ma si abbina molto bene alle mie cene *-*. Ciao!!!

  13. Andrea Scanzi ha detto:

    @Ombretta. Li conosco un po’ meno, e frequento meno la zona. Sono meno strutturati e più beverini, quasi esili, ma li bevo volentieri. 😉
    @Luca. Bravissimo, Pino Ratto andava citato. Sì, mi piace molto.
    @Rodrigo. Grazie del prezioso link.

  14. Riccardo ha detto:

    Pino Ratto però non di Dogliani ma mi pare faccia un Dolcetto d’Ovada… cosa diversa seppure lo stesso vitigno!

  15. Nic ha detto:

    ahi ahi ahi… Pino Ratto non sta a Dogliani ma a Ovada… tiratina d’orecchi 🙂

  16. Daniela ha detto:

    Visadi 2007 di Clerico….

  17. Andrea Scanzi ha detto:

    E quando mai avrei scritto che Pino Ratto fa il Dogliani? Casomai lo ha scritto Miraglia (ma era un refuso chiaro, infatti parlava di “zona poco valorizzata”, che applicata a Dogliani proprio non aveva senso). In questo post parliamo di Dolcetto, ragazzi, non di Dolcetto di Dogliani (per questo ho citato Grasso, Alario, Roddolo, Bricco Maiolica). Lo so benissimo dove lavora Pino Ratto, eh. 😉 Ahi ahi ahi (cit). Ancora suOvada, vi dico Tacchino. Dolcetto strutturati e un po’ “ferrosi”, ma tipici. Io ho poi un debole per il Langhe Monregalesi Il Colombo (cioè Chionetti 2).

  18. Nic ha detto:

    Su Pino Ratto mi riferivo al commento di Luca Miraglia of course 🙂

  19. Cattamax ha detto:

    Ma il Maioli di Anna Maria Abbona non è un dolcetto di Dogliani anche lui? Comunque lo cercherò e ti ringrazio dell’informazione.
    Nell’enoteca dove vado di solito hanno solo 2 dolcetti:
    Un dolcetto di Alba di Pira Luigi e quelli di Dogliani di Francesco Boschis. Che dici cambio enoteca ?

  20. Andrea Scanzi ha detto:

    Aiuto, ci stiamo perdendo. 🙂 Sì, il Dolcetto Maioli di Abbona è un Dogliani (anche se l’azienda è a Farigliano). Il post però era un elogio del Dolcetto tout court, compreso pure quello di Ormeasco (oggettivamente il più debole). Non so dove abiti, Cattamax, ma fuori dalle Langhe il Dolcetto si trova poco. Ad Arezzo, ad esempio, trovi quasi soltanto Sandrone. Un altro Dolcetto ottimo è quello di Conterno Fantino, ma di quell’azienda (come di Beppe Rinaldi) amo tutto.

  21. Cattamax ha detto:

    Sono di Padova e hai pienamente ragione, i vini piemontesi in generale da queste parti se ne trovano pochi.

  22. gp ha detto:

    La differenza importante tra Dogliani e la zona del Dolcetto d’Alba è che a Dogliani il Dolcetto è la varietà a cui vengono riservate le giaciture e le esposizioni migliori, quelle che altrove vanno al Nebbiolo. Questo spiega anche la struttura, il grado alcolico e la capacità di invecchiamento di molti Dolcetti prodotti a Dogliani, in particolare quelli delle vigne migliori, che da qualche anno la maggioranza dei produttori qualifica come “Dogliani Docg” (vedi l’etichetta di A.M. Abbona sopra riprodotta), lasciando come “Dolcetto di Dogliani Doc” il vino più giovane e più semplice. Data la scarsa fama del vitigno come fonte di vino di qualità superiore, i Dogliani hanno anche il vantaggio di un ottimo rapporto qualità/ prezzo.

  23. luca miraglia ha detto:

    La fatica di vivere il quotidiano in questa città (Napoli) che, al confronto, Saigon degli anni ’60 – ’70 pareva Oslo per la tranquillità, ha causato un ottovolante nelle mie celluline grigie, con conseguente refuso di proporzioni inaudite: ovviamente mi scuso con tutti, ivi compreso Pino Ratto che, oltretutto, vanta in zona un discreto nugolo di appassionati (in primis Mauro Erro di Divinoinvigna).

  24. Nic ha detto:

    Sai qual è forse il problema Andrea Admin? Che qualcuno ha messo il link a questo post dal sito di intravino dove si parlava solo di Dogliani … Comunque tornando a bomba non riesco ad appassionarmi al dolcetto … e ne ho provati diversi … boh … non è il mio vino… comunque preferisco il dolcetto di dogliani (Pecchenino, Einaudi, Chionetti) … aridaije co sto’ dogliani 🙂 scusa …

  25. Andrea Scanzi ha detto:

    @Nic. Probabilmente hai ragione, il casino è nato dal link di Intravino (e hai ragione anche su questo “admin”: fa un po’ schifo, vedo di mutarlo in Andrea o Bischero). @Gp. Grazie per l’analisi concisa e precisa. @Luca. Non hai nulla di cui scusarti, sono un maestro anch’io in refusi e topiche (spero marginali e perdonabili). 😉

  26. Nic ha detto:

    meno male che sei tornato Andrea… sugli altri blog di vino sembra che non si faccia altro che litigare… 🙂

  27. Nic ha detto:

    In colpevole ritardo ho appena assaggiato (e immediatamente comprato) il Valdibà di San Fereolo… è forse il migliore che abbia mai bevuto (ma siamo sempre a Dogliani)…giuro che non ricordavo questo post… casualmente ad una degustazione di vini biodinamici oggi pomeriggio mi è capitato di assaggiare un bianco eccellente (Coste di Riavolo) da uve Riesling e Gewurztraminer (langhe quindi fuori zona)… non conoscevo la produttrice e quando ho saputo che era di Dogliani ho ovviamente chiesto di assaggiare anche il dolcetto … ed eccolo lì … il Valdibà che mi piace di più del crù da vigne vecchie … mi son preso un paio di bottiglie e tornato a casa a cercare conferme su internet…bello averle trovate quì !

  28. Riccardo ha detto:

    @Nic perché intravino lo consideri un blod “di Vino”??? a me sembra un’esagerazione.
    Anche perché quando si cerca di parlare di vino o di Dogliani subito si punta il dito su qualcuno o qualcosa!

    @Cattamax il Dolcetto di Boschis è uno di quelli che amo di più! Vai tranquillo….

  29. Agostino ha detto:

    Lettori del blog, devo fare una confessione, non sono stato un amante del Dolcetto fino al mese scorso. Tutto è successo quando a febbraio 2009 aprii una bottiglia di Dolcetto d’Alba (si potranno fare i nomi? ma si)Bricco di Vergne 2007 di Batasiolo, era il primo che assaggiavo, ero orientato verso altri vini langaroli, ebbene, in quel momento ho deciso che dovevo continuare con gli altri vini fino a quando ho scoperto il sito “elogio dell’invecchiamento” in cui si parlava molto bene del Dolcetto. Mi sono detto, stai a vedere che non ho capito niente o magari o scelto la bottiglia sbagliata. Ebbene, il mese scorso sono stato nelle Langhe a trovare la mia compagna (si, sono fortunato lo so)e mi sono comprato in enoteca un Dolcetto d’Alba di Roddolo e uno di Dogliani di Einaudi (quello base).Una rivelazione, anche se ho preferito di gran lunga Roddolo, una decina di giorni fa mi sono imposto di alzarmi da tavola altrimenti rischiavo di finirmi, da solo, un Dolcetto di Dogliani “San Luigi 2008” di Marziano Abbona. Siccome errare umanum est, perseverare est diabolicum (scusate il latino maccheronico), il fine settimana scorso sono tornato nelle Langhe a trovare la mia compagna e sono andato direttamente in azienda nell’ordine di: F.lli Pecchenino (San Luigi e Sirì d’Jermu), San Fereolo (tutti i Dolcetto più il bianco e il nebbiolo) e da Flavio Roddolo(Dolcetto, Barolo e Cabernet S.) e in enoteca a Monforte ho preso il Barturot di Ca’ Viola. Che ne dite, vado bene così, posso sperare di recuperare?
    Saluti a tutti, grazie Andrea, per i libri (troppo corti), per il sito e per i consigli.

  30. Sergio ha detto:

    Ciao Andrea. Da appassionato di Dolcetto ho riscontrato che si esalta di più con bicchieri a calice piccolo rispetto ai supercalici di cui faccio quotidianamente (troppo…) uso. Ho stappato un Diano D’Alba Intreccio dei F.lli Abrigo che ho trovato anonimo e amorfo bevuto nel big calice da Barolo, mentre il giorno dopo il calicino Bormioli lo ha esaltato di quei gusti che mi avevano affascinato quando lo ho degustato al ristorante. E’ una mia impressione oppure il Dolcetto è più adatto a bicchieri di piccola dimensione? Grazie e scrivi ancora libri sul vino: sei e sono notevole fonte d’ispirazione.

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