Prosecco Colfóndo #1

Poveri organizzatori, chissà che figuraccia ho fatto. Mettono su una manifestazione encomiabile, Prosecco Colfóndo #1, il 30 ottobre. Non ci vado, perché nel frattempo sono entrato a far parte di X Factor e quel sabato andavamo in onda. Così uno dei fautori, Luca Ferraro di Bele Casel, mi fa avere tutte le bottiglie  a casa. Però le manda all’indirizzo di mio padre, perché io abito in un eremo dove i postini hanno paura a venire, e tra una cosa e l’altra mio padre non mi consegna mai i vini. Decido quindi di degustarli via via, insieme, in cene con 6, 8 o 10 persone. Per avere più pareri su una tipologia particolare e non da tutti conosciuta. Infatti qualcuno, quando li vede sul bicchiere, mi chiede: Scanzi, che è ‘sta roba? Che amici e familiari empi che tengo, mamma mia.
Son passati quasi due mesi e nel frattempo ho parlato di tutto, perfino di Kit Kat e Luca Maroni, ma non di Prosecco Colfóndo. Ora posso parlarne.
Cos’è il Prosecco Colfóndo? Il Prosecco tradizionale, delle campagne, che non segue il classico Metodo Martinotti-Charmat (fermentazione in autoclave) ma la rifermentazione in bottiglia. Quasi come uno Champagne o un Metodo Classico. La parola “colfondo”, scritta spesso tutta attaccata, è il corrispettivo italiano del francese “sur lie“, sui lieviti. In via teorica, questo tipo di Prosecco non è solo da aperitivo ma vanta vita maggiore. C’è chi ha bevuto Prosecchi Colfóndo vecchi di quasi trent’anni e ha gridato al miracolo.
Trovare Prosecchi “canonici” convincenti non è facile. Direi Frozza, Bele Casel e Coste Piane, che però – appunto – non sono canonici ma rifermentano in bottiglia. Quindi torniamo al punto di partenza.
I Prosecco Colfóndo qui degustati hanno come comune denominatore un aspetto iniziale non proprio invitante. Sono torbidi, un po’ sfigati all’esame visivo. La bollicina è ondivaga (?), il naso è gradevole ma non ricchissimo. Il gusto a volte convince e a volte no. E il tappo è spesso da bottiglia d’acqua o birra. In linea di massima, sono Prosecchi che piacciono come approccio ideologico e territoriale, ma non sempre convincono appieno. Hanno anche il problema di una difficile presa sul mercato, proprio perché bruttini e per nulla simili (per fortuna) al Prosecco stitico genere Paris Hilton. Il mio voto di massima è un 9 al progetto e 6+ (di media) alla resa, fermo restando che come bevibilità, rapporto qualità/prezzo e digeribilità (aspetti non proprio marginali) siamo su livelli alti.
Le aziende coinvolte erano Frozza, Casa Coste Piane, Zanotto, Costadilà, Bele Casel, Biondo Jeo, Lorenzo Gatti e Maurizio Donadi (Azienda La Basseta). I Colfóndo provenivano da zone diverse: Valdobbiadene, Conegliano, Asolo, e piana della Marca Trevigiana. All’interno di una delle bottiglie c’era un pezzo di guarnizione bianco, una cosa metallica tonda. Era sicuramente un campione tra Gatti, La Basseta e Zanotto, ma ho perso l’appunto (La Basseta). E’ davvero antiestetico, ma serve per mantenere i microrganismi fermentativi, tipo lattina di Guinness.
Ecco le mie valutazioni.
Casa Belfi – Azienda La Basseta. San Polo di Piave (Treviso), 10 gradi e mezzo. Vino Frizzante Bianco a fermentazione naturale. Poca bollicina, debole l’allungo, rimane più che altro un sentore limonato tanto al naso quanto al gusto. Si beve, ma senza grandi pretese. Qualcuno lo ha definito a tavola “una limonata un po’ alcolica”. La ceramica lisergica, stile Guinness, è spiegata dal produttore Maurizio Donadi in uno dei commenti a questo post.
Zanotto Colfóndo – Azienda San Rocco. Meno torbido di altri, non brilla in personalità. Corto anche lui. Gusto un po’ abboccato che può rendere (ad alcuni) più gradita la beva.
Bottiglia non etichettata – Vorrei sapere di chi fosse, perché era riuscito. Uno dei migliori. Secco, bella freschezza, pulito. (ho poi scoperto che era Frozza).
Bele Casel – Asolo Prosecco Colfóndo. C’è anche qui un effetto dolcino (tipo Champagne Brut con troppo dosaggio) che avrei evitato, ma queste bottiglie hanno spesso vita autonoma. Meno convincente (ma anche meno facile) del più noto Asolo Prosecco Superiore Extra Dry dell’azienda. Costo 8 euro, come quasi tutti i prodotti qui recensiti. Velato, si salva in corner con una buona sapidità.
Prosecco Lorenzo Gatti. Ponte di Piave (Treviso). Meno velato e più gradevole all’esame visivo, ma come impatto gusto-olfattivo delude un po’, per il solito fiato corto di questa tipologia e un naso che non va molto oltre il lime e la pera Williams. Nulla da dire sulla bevibilità, che non manca a nessun vino tra quelli qui recensiti. Si ha però spesso la sensazione di bere una bevanda così naturale e beverina da non sembrare (quasi) neanche vino. E non è detto che sia un problema dei produttori, casomai del mercato che ci ha abituato ad altro.
Prosecco Az. Agr. Costadilà Bianco dei Colli Trevigiani. Un triple A Velier. La macerazione di 15 giorni sulle bucce dona un colore aranciato. Finale amarognolo, buona mineralità. Bevibilità impeccabile. Un Prosecco Colfóndo più ambizioso di altri, che alla degustazione collettiva ha diviso. Come era naturale che fosse.
Prosecco Surlì Biondo Jeo. Montello e Colli Asolani. Fermo restando che rimane l’aspetto torbido, la bollicina esile e il fiato corto, mi è parso uno dei Prosecchi Colfóndo più ispirati, per via di acidità, sapidità e onesto equilibrio.
Casa Coste Piane – Valdobbiane Frizzante Naturale. Il migliore del lotto, e scopro l’acqua calda visto che l’artefice è il plurilodato Loris Follador. Il punto di riferimento dei Prosecco Colfóndo Naturali. Compaiono fiori, frutto più nitido e una bollicina meno timida. Prezzo 10 euro. Ci siamo.
Silvano Follador – Prosecco Metodo Classico 2008 Dosaggio Zero. L’extended play della degustazione. Ieri era un nome che faceva (anche) massa, oggi è un biodinamico coraggioso. Un Pas Dosè ardito, senza paracadute, che racconta benissimo cos’è il Prosecco senza interpolazioni o finzioni. Non per tutti i gusti, ma senz’altro vero.
Mi pare manchi all’appello Frozza. Quest’ultimo è uno dei miei preferiti, avendolo incontrato ben prima di questa degustazione, e dubito che mi deluderà. (infatti non mi aveva deluso. Era la bottiglia non etichettata. Di Frozza conoscevo il Col dell’Orso, un Extra Dry regolarmente etichettato e recensito a maggio).

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37 Responses to “Prosecco Colfóndo #1”

  1. Andrea, tutto torna. La bottiglia senza etichetta è Frozza, la vende proprio così 😉

  2. Andrea Scanzi ha detto:

    Yeeeeeeh. Mi fa piacere. Era quello che più mi aveva colpito insieme a Coste Piane. Tutto torna (cit). Non sapevo che vendesse questa tipologia “nuda”, avevo sentito un’altra bottiglia di Frozza (qui recensita) mesi fa e l’etichetta era canonica (Col Dell’Orso Extra Dry). Grazie Alessandro.

  3. Ciao Andrea
    non ti preoccupare, non c’è nessuna fretta, assaggia come,quando vuoi 😉
    Un appunto, questi vini ( i rifermentati in bottiglia) vivono una vita di “alti e bassi” hanno qualità altalenanti durante tutta la loro vita, buonissimi un giorno e discreti due settimane dopo.
    Hai detto una cosa sacrosanta, qui non si cerca finezza ma tradizione e bevibilità, si beve una bottiglia di colfóndo senza rendersi conto, va giù che è un piacere. Residui zuccherini non ce ne sono, il vino fermentando in bottiglia consuma tutto lo zucchero presente 😉
    Per quanto riguarda i produttori, la bottiglia senza etichetta è Frozza, Casa Belfi è l’azienda di Maurizio Donadi ed è lui che (come esperimento) mette quella capsula dentro alla bottiglia, spero riesca a scrivere un commento per spiegarti il perchè di questa cosa). salutami il papà 😀
    Luca

  4. Stefano Caffarri ha detto:

    Andrea, se per “pezzo di guarnizione” intendi un cilindretto forato bianco della dimensione di mezzo ditale, si tratta di un arnese che il produttore mette apposta nella bottiglia, è quello che contiene i microorganismi per la fermantazione.
    Un po’ come accade per le lattine di Guinnes, solo che là serve per la presa di spuma istantanea, qui per la rifermentazione.

  5. Ah, Andrea
    ricorda, la parola magica è colfóndo 🙂

  6. Andrea Scanzi ha detto:

    Ciao Luca. Grazie delle risposte. So che i residui zuccherini non ci sono, ma in alcuni casi i Prosecco sembrano davvero abboccati. L’accento di Colfondo è troppo lungo da mettere, accontentiamoci che sia scritto così.
    Riguardo alla guarnizione magica, speravo fosse una cosa tipo Guinness, ma a mio avviso è davvero improponibile a livello di mercato. Comunque ho aggiornato il post e ti ringrazio una volta di più per la gentilezza (idem per Cattarri). In bocca al lupo.

  7. Maurizio Donadi ha detto:

    ciao,
    qlc chiarimento: sono Donadi Maurizio, la mia az. si chiama La Basseta e il vino colfondo è Casa Belfi… quel pezzo di metallo o gomma non è caduto erroneamente in bottiglia ma è stato messo appositamente (E.M.ceramica) per capirne l’evoluzione e la maturazione del vino stesso. dimentico che stiamo lavorando in biologico sia in campo sia in cantina utilizzando microrganismi per aumentare il caos/biodiversità, per limitare antiparassitari,fitofarmaci, anidride solforosa, …

    Buona limonata a tutti
    MD

  8. Andrea Scanzi ha detto:

    Gentile Donadi, avevo già aggiornato il post (forse lo ha letto prima del refresh), ma la ringrazio per gli ulteriori chiarimenti.

    Buone ceramiche lisergiche a lei.

  9. Roberto ha detto:

    Non me ne vogliano i produttori, ma questi Prosecco mi sembrano molto strani ma poco buoni. Ho anch’io avuto le stesse perplessità di Scanzi, che credo sia stato fin troppo buono. L’unico che mi convince è quello di Follador.

  10. ciao Roberto
    Questo è un vino che o piace o non piace, non ci sono mezze misure, io stesso la prima volta che l’ho bevuto non l’ho apprezzato molto, adesso ti assicuro che per me è un droga, assaggio più prosecchi colfóndo possibile.
    posso essere curioso e sapere che prosecchi colfóndo hai assaggiato?
    LF

  11. Andrea Scanzi ha detto:

    Io credo sia una tipologia da seguire con grande partecipazione. E’ sbagliato ritenere a prescindere buonissimo il Colfondo, solo per la sua valenza ideologica, ma è altrettanto ingiusto ritenerli solo delle stranezze.
    Come ho scritto nel post, sono vini che spiccano se non altro – e non è poco – in territorialità, bevibilità, digeribilità e rapporto qualità/prezzo.
    Io ho trovato notevoli Coste Piane e Frozza (e Silvano Follador), discreti Bele Casel e Biondo Jeo, un po’ dietro gli altri. Ma è una tipologia senz’altro da approfondire.
    Riguardo poi al discorso sul “dolcino” e il residuo zuccherino: intendevo alludere all’effetto che (mi) danno alcuni Champagne o Metodo Classico, Brut o Extra Dry, il cui dosaggio (anche se minimo) inficia la naturalezza del gusto. Ma lì si va molto sul soggettivo, io ormai bevo quasi solo Pas Dosé o Brut spietati.

  12. Fulvio ha detto:

    oftopic- dimmi cosa ne pensi del Charles Clèment -qualità prezzo…io lo trovo quasi insuperabile tra i meno conosciuti…….

  13. Andrea Scanzi ha detto:

    Buono, Charles Clement. Conosco il Gustave Belon (solo Chardonnay) e la Cuvèe Tradition Brut. Di pregio, senz’altro.

  14. Fulvio ha detto:

    non avevo il minimo dubbio che mi avresti risposto cosi,ho comprato qualche cartone di Cuvèe Tradition Brut e volevo sapere come la pensassi……

  15. Giovanni Corazzol ha detto:

    essendo nato in zona ed avendo quindi sparpagliato la giovinezza in birra e prosecco o birra e prosecco, essere faticosamente arrivato ai colfondo ha significato passare dalla bocca impastata ed al mal di testa assicurato, ad un superbo mondo croccante ed acidino prima sconosciuto.
    w i surlie (ops)

    Info utili:
    all’orizzonte si staglia nitida una nuvola bianca di pandorico zucchero velo. urgono contromisure:

    Champagne 1:
    gli antipaticissimi Gatinois astutamente contattati con un approccio alla “Bonjour je m’apelle Ponchià” propongono il loro base a 14,80 euri + spedizione (assai cara si parla di un 100 euri ca., ma ragionevolmente ammoritizzabile sulle quantità fino ad incidere per 2 euri ca. sul costo della bottiglia)

    Champagne 2:
    i gradevolissimi e comprensivi Laherte Frere hanno uguali prezzi sia di bottiglia che di spedizione.

    meditate gente meditate.

    Buon Natale

  16. […] This post was mentioned on Twitter by Davide Cocco, roberto colombo and luca ferraro, luca ferraro. luca ferraro said: Andrea Scanzi parla di #colfondo1 https://www.andreascanzi.it/ilvinodeglialtri/?p=1075 […]

  17. giodemu ha detto:

    @ Giovanni Corazzol: La citazione da “Marrakesh Express” mi ha mandato in estasi da saudade.
    – Erano aaanni…
    – Cos’erano?
    – AAAANNI che non sentivo citare Ponchia.
    E scusate per il fuori tema…
    Comunque anch’io ho assaggiato qualche mese fa il prosecco Costadilà, in una serata dedicata ai vini biologici, biodinamici e naturali, unitamente agli “indigeni” Dettori e Pane&Vino. Veramente un bel prodotto, purtroppo di non facile reperibilità qui in Sardegna.
    Auguri a tutti

  18. Gianni ha detto:

    il prosecco classico di Silvano Follador migliora notevolmente col tempo,talaltro il prodotto è un assemblaggio di uve della zona, solo con l’aasemblaggio delle varie uve nasce il vero prosecco, penso il 2008 srà ottimale nel corso del 2011..per i sur lie il migliore è sicuramente coste piane… da trevigiano devo dire che tolti i citati, e solo zona Valdob biadene-conegliano- e pochi validi commerciali il resto della produzione in commercio è un oltraggio al pudore.
    Gianni Z

  19. Gianni scusami, stai dicendo che i prosecchi buoni sono solo quelli di conegliano valdobbiadene? perchè ti assicuro che anche la docg Asolo produce degli ottimi prosecchi, colfóndo e non 😉

    @Andrea
    non voglio prendere per forza le difese di Maurizio ma credo che quella bottiglia che avete bevuto sia stata difettosa, tra tutti quelli assaggiati nelle varie degustazioni è sempre uscito a testa alta e considerato tra i migliori.
    Luca

  20. Andrea Scanzi ha detto:

    Caro Luca, si può scrivere rispettosamente che un vino non ci ha esaltato, senza con questo ricevere le reazioni piccate del produttore o l’allusione a bottiglie difettose?
    E’ una situazione che mi ricorda la musica, con il giovane artista che ti manda il disco e poi si inalbera se nella recensione non scrivi che è l’erede di Lennon o Springsteen.
    Se si fa vino, musica, cinema: se ci si espone al gusto del pubblico, bisogna mettere in conto anche le (peraltro qui minime) critiche. Serenamente. Altrimenti tanto vale farsi il vino e berselo da soli, come diceva di fare Ornette Coleman coi suoi dischi.
    Ho solo scritto il mio parere, fallace e discutibile come tutti i pareri.
    Non ho dubbio che Donadi sia bravo e sarò felice di assaggiare un’altra sua bottiglia, quando capiterà.
    Un saluto e grazie ancora per la spedizione (è rimasto solo il Fortana Sur Lie di Mirco Mariotti).

    p.s. Ho messo l’accento a Colfóndo nel post. Per chi ne volesse sapere di più, anche sull’importanza dell’accento acuto, rimando a questa bella recensione.
    http://www.soavemente.net/soavemente/2010/11/colf%C3%B3ndo1-il-prosecco-con-laccento-acuto.html

  21. Claudio ha detto:

    Però io i dischi di Ornette Coleman li ascolto in religioso silenzio e con grande partecipazione. La passione sta nel fare ciò che piace. Poi se piace anche agli altri, tanto meglio. In ogni caso rispettare una critica è un dovere di chi si espone. Ad esempio io personalmente apprezzo lo sforzo di questi produttori che stanno cercando di ridare al Prosecco quello spessore che i prodotti di massa gli avevano tolto. Allo stesso tempo però, pur bevendo volentieri alcune delle etichette da te citate (Coste Piane su tutte) giudico il Prosecco in generale un vino che non può andar oltre certi suoi impliciti limiti sensorial-territoriali. Ma magari è solo una mia errata convinzione.

  22. Andrea Scanzi ha detto:

    Sono d’accordo su tutto, Claudio. E infatti mi pare di avere scritto e riscritto quanto questi produttori vadano seguiti e incentivati. La stima per il coraggio, e il rispetto di natura e tradizioni, non vuol però dire a prescindere che tutto quel che fanno è Nettare Divino.
    Sottoscrivo il tuo commento.

  23. Lorenzo ha detto:

    Ho letto il tuo articolo lo trovo come sempre integro sincero onesto MA devi storicizzare il metodo col fondo o come lo chiamiamo noi “metodo familiare”!
    Il vero sistema antico ma non obsoleto per produrre prosecco con le bollicine (bromboe in veneziano)è questo.
    L’attesa per un prodotto col fondo o surlì che dir si voglia è molto più lunga e il rischio di un risultato meno accattivante
    maggiore,ma vuoi mettere la digeribilità e la serbevolezza di un vino così!!!!
    Spero ne potremo riparlare, nel frattempo ti auguro
    BUONE FESTE
    con stima Lorenzo

  24. Andrea Scanzi ha detto:

    Bel commento, caro Lorenzo. Ho comunque già sottolineato quanto tu giustamente scrivi, a partire dalla grande bevibilità/digeribilità (belle doti) e dalla familiarità del “metodo”, sia nel post che in questi commenti.
    Ti ringrazio per il contributo.

  25. GIANNI ha detto:

    per scanzi…avresti dovuto farti mandare di biondo jeo una bottiglia vecchia di bianchetta…
    confermo per me solo zona collina saccol-guia…il rimanente pronto provarlo per cambiare idea
    Gianni Z.
    N.B. considero il classico di Follador decisamente superiore al bacato franciacorta e company.

  26. GIANNI ha detto:

    PS. ho bevuto un prosecco di 30 anni con col fondo…eccezionale.
    Gianni Z.
    (basta per oggi)

  27. zanotto col fondo ha detto:

    Andrea
    il corto zanotto ti ringrazia e ti invita quando sarai in veneto a rifarti il sapore con la sopressa di selezionezanotto.com
    Per info sulla sopressa, chiedi a Franco Ziliani
    ciao zanotto col fondo

  28. Caro andrea,
    intanto grazie davvero di pensarci sempre…preannunciavi un mese di relax con spina staccata, ma stai sparando a raffica (pessima metafora, convengo) post interessantissimi e i commenti fioccano….
    Ho in cantina proprio un frizzante naturale Coste Piane, esaltato dal tuo commento non vedo l’ora che arrivi la cena…
    …se poi si abbinasse anche un brindisi di sapore politico..ma lasciamo stare…
    L’ho preso nelle settimane scorse da un piccolo selezionatore\rivenditore di verona, che distribuisce solo poche piccole aziende (italiane haderburg, coste piane, trabucchi) e quasi tutti champagne (marie-courtin, pierre bertrand, chardonnet e fils, l.hout fils, veuve eleonore, alexandre filaine oltre al mitico, e da te ben descritto nel libro, Andre Beaufort).
    Da grande appassionato delle bollicine d’oltralpe, consigli qualcosa tra questi francesi ad un neofita veronese che per ora ha fatto grandi scorte del pas dosè di haderburg?
    Ciao e grazie (

  29. Andrea Scanzi ha detto:

    Caro Lorenzo, parlavo di letargo geografico, non di abbandono del lavoro. 🙂 Ho solo deciso di viaggiare di meno questo mese, non ne potevo più. Adesso ho pure più tempo di prima, quindi scrivo di più. C’è anche un mio pezzo sulla Stampa.
    Ti ringrazio delle belle parole.
    Degli Champagne citati, conosco ovviamente bene Beaufort. Degli altri, direi Chardonnet et fils e Filaine, ma il livello mi pare alto e spostato su cantine e vignerons coerenti.
    Haderburg forever, a proposito.
    @Corto Zanotto. Non mangio carne, ma grazie dell’invito e in bocca al lupo.

  30. zanotto col fondo ha detto:

    Andrea
    allora ti farò avere della verdura Bio vera che coltiva il mio amico Stefano a S.Rocco a Pilli
    grazie per gli auguri e speriamo bene per il corto a London

  31. Grazie Andrea, prendo nota e poi riferirò.
    In effetti sono solo prodotti di fascia alta, selezionata e con particolare attenzione ad una cura il più naturale possibile della vigna (biologici, biodinamici o altro che siano). Ho avuto il nome di questo piccolo distributore direttamente dalla cantina Haderburg a cui avevo scritto per sapere dove reperire i loro vini in zona Verona. Visto che hanno un basico sito internet e fanno spedizioni, ti lascio il loro riferimento, http://www.hasard.it, non si sa mai ti servisse nelle tue scorribande in rete alla ricerca di bollicine…scrivendo mi hanno mandato via mail il listino prezzi e mi pare piuttosto onesto rispetto alla validità dei prodotti, poi tu avrai sicuramente maggiori termini di paragone, nel caso.
    AVVISO: naturalmente in fase di moderazione valuta se è il caso di pubblicare questo mio messaggio, non voglio certo fare pubblicità mascherata a nessuno e non ho certo scritto per questo, è semplicemente una dritta personale per te dopo tutte quelle che mi hai dato con libri e post…
    ciao lorenzo

  32. carolina ha detto:

    🙂 ottima recensione, grazie!
    la mamma del Prosecco Gatti. 😉

  33. luigi-CH ha detto:

    Prosecco col fondo, OK, perfetto.
    Ma tutte queste aziende che hai citato nell’articolo, si può sapere come lavorano nel vigneto e quali interventi effettuano; metodo naturale senza interventi chimici? e in cantina?
    Bisognerebbe spiegare al consumatore anche questo, direi.
    Sperando nell’onestà e trasparenza dei produttori …..

  34. @Luigi
    parlo per la mia azienda, convenzionale fino alla stagione scorsa, in conversione da quest’anno biologica fra 3 😉
    @Andrea
    corretto il tuo commento, le critiche servono per crescere.
    Luca

  35. Maurizio Donadi ha detto:

    @ Luigi
    Lavoro da qualche anno in biologico con uso di E.M. , in cantina vinificazioni e fermentazione naturali… Tra qualche giorno metterò analisi dei residui antiparassitari…

  36. luigi-CH ha detto:

    Maurizio
    Interessante il discorso dei microrganismi effettivi.
    Aspetto di vedere le analisi. Sarebbe bello condividere le tue esperienze con altri viticoltori che usano già EM sia in vigna che in cantina. E’ un discorso che mi piace e sempre più naturale.

  37. Simone ha detto:

    Caro Andrea, ti rinnovo l’invito (posto in un altro topic riguardante Casa Caterina) a passare dalle parti di Mestre nel ns ristorante, per assaggiare il nostro prosecco col fondo. Ci riforniamo da 5 famiglie tutte in zone vocatissime (Guia, Saccol, S.Stefano), facciamo una cuvée e imbottigliamo annualmente dalle 35000 alle 40000 bottiglie, che poi fermentano nella ns cantina. Ebbene mio padre lo fa da 40 anni e ti assicuro che fino a poco tempo fa quando qs vino non era di moda come adesso, ha dovuto vincere lo scetticismo e la diffidenza di tutti i produttori della zona (essendo lui molto conosciuto) perchè il vino col fondo a livello commerciale “rende meno”(una volta aperta la bottiglia bisogna finirla,il colore può “scoraggiare”, nn è molto adatto all’export perchè è un vino che soffre più degli altri condizioni nn ottimali di conservazione, richiede un’attesa più lunga rispetto ad un prosecco fatto in autoclave).Non parliamo poi del fatto che le grandi cantine adesso imbottigliano una parte di produzione col fondo perchè va appunto di moda ma hanno la fastidiosa abitudine di metterci il loro vino più scadente,quando invece dovrebbero fare il contrario.. Ti dico solo il venditore della nostra zona di Coste Piane (la Caneva di Mogliano) quando ha preso la rappresentanza del loro sur lie per prima cosa l’ha portato a mio padre per un’assaggio e per sentire il suo parere… Da queste lo chiamano il Mago Sur Lie… 🙂

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