Archive for Giugno, 2014

Rosato del Campanone – Lombardini

martedì, Giugno 24th, 2014

rosatoNel 2007, mentre scrivevo Elogio dell’invecchiamento, rimasi molto colpito da un Lambrusco consigliatomi dal proprietario del ristorante La Barchetta a Campogalliano (Modena). E’ un ristorante dove mi capita di pranzare, è giusto fuori dall’autostrada e si sta bene. Oltretutto Campogalliano è e sarà sempre il luogo dove Edmondo Berselli è nato, e oggi riposa.
Mi fu proposto, e portato, il Campanone. Azienda Lombardini, Novellara (Reggio Emilia). Non conoscevo né vino né azienda. Mi piacque e presi spunto proprio da quella bottiglia, peraltro particolare anche come forma, per sviluppare il capitolo sul Lambrusco e sostenere come fosse una delle 10 tipologie da salvare e valorizzare in Italia. Molti puristi mi lapidarono (“Ma come, ti piace il Lambrusco???”). Riscriverei lo stesso.
Negli anni ho provato molti altri Lambrusco e so bene che quello modenese, Sorbara in purezza, sia il più elegante. Ho trovato aziende e bottiglie mirabili, e dal rapporto qualità/prezzo onestissimo, a Modena come a Reggio Emilia, a Parma come a Mantova. Qualche sera fa ho aperto un Rosato del Campanone, sempre azienda Lombardini. L’annata ora in commercio ha vinto svariati premi e il produttore, che nel frattempo ho conosciuto, me l’ha consigliata con piacevole insistenza. L’ho provato e mi ha convinto molto più dei precedenti rosati di Lombardini. E’ fresco, elegante, piacevole e di bevibilità suprema. Sarà uno dei miei vini dell’estate.

Diletto 2010 – Pomodolce

lunedì, Giugno 9th, 2014

Schermata 2014-06-09 a 17.31.32Il Timorasso è uno dei vitigni autoctoni più intriganti d’Italia. Alcuni lo reputano, per sentori e potenzialità, in qualche modo accomunabile ai migliori Riesling di Alsazia e Mosella. Il maestro del Timorasso, che trova la sua enclave nei Colli Tortonesi, è senza dubbio Walter Massa. Nel mio piccolo lo citavo già nel 2007 in Elogio dell’invecchiamento. Oscar Farinetti lo ha inserito tra i migliori vigneron del mondo nel suo libro Mondadori.
Massa ha tracciato una rotta e stimolato una serie di allievi. Questo ha fatto sì che, ormai, di Timorasso pregevoli se ne trovino non dico con facilità, ma certo senza neanche più grosse difficoltà. Recentemente, alla Taverna Pane e Vino di Cortona, ho apprezzato particolarmente il Diletto 2010 di Pomodolce. E’ un Timorasso Doc Colli Tortonesi da vigneti a 350 metri sul livello del mare. Val Curone, Montemarzino (Alessandria). Quattro ettari vitati. Il Diletto è il Timorasso base dell’azienda, che produce poi quattro rossi e un cru di Timorasso (Grue). Il Diletto sosta dieci mesi sui lieviti in vasche d’acciaio. Cinquemila bottiglie prodotte, prezzo al ristorante inferiore ai 20 euro.
E’ un gran bianco, di bevibilità spiccata. Buone la freschezza e la sapidità. Naso fruttato, mela e susina, poi un che di liquirizia e finale lievemente (ma proprio lievemente) amaricante. Dei tanti bianchi provati nel 2014, è uno di quelli che mi ha convinto di più.

Non mi hanno convinto/Mi hanno convinto

giovedì, Giugno 5th, 2014

frallucaNelle ultime settimane ho provato non pochi vini. Mi sono stati tutti consigliati da persone fidate, con gusti affini ai miei. Alcuni non mi hanno convinto appieno, altri sì. In questo post ne citerò due della prima categoria e due della seconda.

Non mi hanno convinto appieno.

La Fralluca, Filemone 2013. Un Vermentino della Val di Cornia. Provato alla Taverna Pane e Vino di Cortona. L’azienda è di Suvereto. Ha il pregio non trascurabile di avere un prezzo al ristorante sotto i 15 euro, ma è un po’ troppo neutro. Il naso è lievitoso (intendo dire di lieviti “un po’ troppo” selezionati) e la personalità è poca. Piacevole, quello sì, ma lascia poche tracce. Trovare un Vermentino pienamente appagante in Toscana è quasi un miraggio.
Dornach di Patrick Uccelli, XY Pinot Bianco 2011. Un Igt Vigneti delle Dolomiti. L’azienda è di Salorno. Provato alla Taverna Pane e Vino (eddai). Discreto, e molto appagante per chi non è troppo smaliziato, ma deve ancora smaltire la barrique. Il naso è un po’ piacione, inficiato da sentori evidenti di caffè e vaniglia, che non svaniscono – ma si attenuano soltanto – nemmeno ore dopo l’apertura. Superato l’effetto vanigliato, è un Pinot Bianco di apprezzabile freschezza e sapidità, ma mi aspettavo di più. E’ prodotto in edizione limitata, l’annata 2011 vanta appena 2051 bottiglie (la mia era la 171). Il sito dice: “Fermentazione in piccole botti di rovere francesi, fermentazione malolattica e affinamento sui lieviti per 10 mesi“. Purtroppo – almeno per me . quelle piccole botti si sentono, anche a distanza di quasi tre anni. Al ristorante l’ho trovato attorno ai 20 euro.

Mi hanno (sostanzialmente) convinto.

Collinedellastella-roseAndrea Arici Azienda Colline della Stella, Franciacorta Dosaggio Zero Rosé. Reputo Arici una delle migliori aziende della Franciacorta. Ne avevo già parlato tre anni fa proprio in questo blog. Ho provato il Rosè l’altra sera, ancora alla Taverna Pane e Vino (eddai). Fresco ed elegante, di buona sapidità. Bollicine abbastanza persistenti e sufficientemente fini, grande bevibilità. Discreto, senza raggiungere l’eccellenza. Un rosé con un buon rapporto qualità/prezzo, fatto sostanzialmente raro – ancor più per i rosè – in Franciacorta. Arici mi dà sempre l’idea che gli manchi qualcosa per giustificare cortei di giubilo, ma è un approdo sicuro.
Marko Fon, Malvazija Istriana 2011. Arnaldo Rossi (Taverna Pane e Vino: eddai) me lo ha consigliato e quasi imposto per mesi. Alla fine, pur non avendo un feeling particolare con la Malvasia, ho ceduto. Non grido al miracolo come lui, ma è certo da provare. Inizialmente opulento, ci mette un po’ ad aprirsi e concedersi. Progredisce con spiccate note minerali. La marcata nota aromatica, che non amo mai e ancor meno nella Malvasia, si ingentilisce con il passare dei minuti (ore). Resta vagamente caramelloso, anzitutto al naso. Meglio al gusto che all’olfatto, anche se asserirlo – lo so – è qui pressoché eretico. C’è chi la ritiene una delle migliori Malvasie secche del mondo. Non ne dubito, ma non lo porterei mai nell’isola deserta. Costo impegnativo, al ristorante viaggia sui 28 euro se lo ricaricano onestamente (quindi lo troverete spesso a una cifra maggiore).