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Archive del 25 aprile 2014
Barbaresco Cascina Roccalini – Paolo Veglio
Oggi è il 25 aprile e non trovo modo migliore che parlare anche qui di Langa e Resistenza. Lunedì ho trascorso Pasquetta visitando la cantina di Paolo Veglio a Barbaresco. Ci sono stato a pranzo con Perfect39. Alla fine non abbiamo pranzato ma solo bevuto, che è poi la cosa che preferisco.
Ho scoperto i vini di Veglio quasi due anni fa, durante una cena tanto notevole quanto drammaticamente alcolica da Ezio Cerruti. Una mattanza di bottiglie come mai più mi è capitato – per fortuna mia e dei miei trigliceridi. Quella sera c’era Christian Bucci, importatore di Caves de Pyrene, che ogni volta che mi vede si dice terrorizzato perché “Scanzi non beve vino rosso e detesta le scarpe aperte negli uomini, quindi non so che bottiglie portare e d’estate non posso mettere le infradito“. E’ stato Bucci, nel febbraio 2010, a credere nei vini di Veglio al punto da decidere di importarli. Bucci ha anche imposto che le vecchie etichette, francamente non memorabili, cambiassero.
La storia della cantina di Paolo Veglio, denominata Cascina Roccalini, la potete leggere qui e qui. Veglio è nato nel 1978 e ha dunque qualche anno meno di me. Fa l’agricoltore da quando ha 14 anni. Dal 1993 le uve di famiglia venivano conferite a Bruno Giacosa, che – anche se non lo ammetteva in pubblico – raccontava in privato che da quegli appezzamenti provenissero alcune tra le uve migliori di tutta la zona del Barbaresco. Non è un caso che, proprio attaccati ai possedimenti di Veglio, svettino i vigneti che danno vita al Sorì Tildin di Angelo Gaja. I vigneti della famiglia Veglio sorgono nella strada che da Alba porta a Tre Stelle entrando a Barbaresco. Col navigatore non ci arrivate, ma potete digitare “località Pertinace”. E’ un luogo fuori dal tempo, che compare anche nelle scene iniziali del film Il partigiano Johnny. E c’è molto di Beppe Fenoglio, ovviamente, in quelle terre. Consiglio di visitare la cantina di Veglio anche per ascoltare le molte storie su Fenoglio (e sul suo amico fotografo Aldo Agnelli) narrate dal padre di Paolo, architetto ed ex assessore alla Cultura di Alba. Sono storie e ricordi preziosissimi.
Dal 2004 Veglio ha deciso di ballare da solo. Lui e mamma Luciana. Ha sfidato crisi e diffidenza iniziale, e non è stato facile. E’ persona umile e appassionata, piacevole e garbata (lasciatevelo dire da uno che ha ormai la pazienza di Jack Nicholson in Shining). Inizialmente si è fatto aiutare da Dante Scaglione, a lungo enologo di Giacosa. Per un po’ ha militato nell’associazione Vini Veri, adesso non più; ha partecipato all’edizione 2014 del Vinitaly nel padiglione dei produttori “naturali”. La sua è una piccola produzione sorretta da una filosofia personale e fortemente tradizionale, divenuta sempre più chiara anno dopo anno. Veglio ama parlare delle sue terre, dei suoi vigneti, di come questa o quella botte (rigorosamente grandi) donino caratteristiche oltremodo particolari e differenti tra loro. Produce circa 5mila bottiglie tra Dolcetto e Barbera e 7mila – che diventeranno 12mila grazie a nuovi vigneti – di Barbaresco. Quest’ultimo è il suo vino più nitido, più ispirato: più riuscito. Quello che maggiormente caratterizza Paolo.
Nella grande distribuzione circola un Barbaresco che ha lo stesso nome, Roccalini (Mainerdo). Non gli è neanche lontano parente, anzi non c’entra proprio niente, però costa meno di otto euro e un Barbaresco a quella cifra può solleticare la voglia di molti: lasciate stare. L’annata ora in commercio del Barbaresco Cascina Roccalini di Paolo Veglio è la 2010. La produzione è risicata e trovarlo non è facile. Occorre cercarlo alla fonte o con Caves de Pyrene. Franco cantina costa 22 euro e li vale.
L’altra sera l’ho provato con due amici, Giallu e Rambino: cinque minuti dopo avevamo già deciso di ordinarne 18 bottiglie. Per quel che vale il mio giudizio, e anche considerando il rapporto qualità/prezzo, il miglior Barbaresco che conosca. Sapete bene come non ami più granché i rossi, fatte salve alcune eccezioni. Ed è questo il caso: per freschezza, eleganza, longevità e bevibilità. Si ama semplificare la differente potenzialità del Nebbiolo asserendo che il Barolo è maschio e il Barbaresco femmina. Vuol dire tutto e vuol dire niente, ma se il Barbaresco Cascina Roccalini fosse donna avrebbe fascino raro e sarebbe sexy da morire.