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Cabo da Roca, Fenoglio e i 37

venerdì, Maggio 6th, 2011

L’Oceano, visto dalla costa di Lisboa, parla.  Cabo da Roca racconta malinconie, solitudini, incognite. Le conosco bene, le ho visto spesso. Anche lo scorso weekend. Mi hanno visto nascere e morire, chissà quante volte.
Ho appena compiuto 37 anni. E ho pensato che l’unica maniera di festeggiarli fosse tornare nella Terra Madre.
Ne conosco tre. La prima sono io. E’ terra friabile, anche se non sembra. La seconda è Lusitania. E’ terra che i capelli son sempre spettinati. La terza è Langhe. E’ terra che resiste.
Stasera saremo da Maurizio a Cravanzana. L’osteria dell’anima. Sabato saremo a Mango. Il luogo in cui Beppe non è mai morto.
Ci saranno amici, non tutti, sarebbe impossibile. Mancheranno uomini che non possono esserci. Mancheranno maestri che ho perso. Mancherà Eddy, mancherà Massimo, mancherà José. Mancheranno chi voglio che manchi. E son tanti.
Ci saranno barolisti, fratelli, eretici. Ci saranno vini, bottiglie, Bellezza. Sempre troppi e troppe, perché è l’unica maniera che conosco di essere vivo.
Ci sarà chi conosco da sempre. Ci sarà Tavira, la Sorella. Non ci sarà Zara, ma sarà come vederne il profilo a sbalzo.
Ci sarà mio padre, invincibile. Ci saranno i passeri sul ramo, sempre ultimi. I lavori che verranno. Gli incontri che scalderanno.
Il compleanno non può che essere là dove Johnny è vissuto e Milton non più. Per questo, lì, brinderemo.
Saranno Metodo Classico, Champagne, Loira, Borgogna, Barolo, Pinot Noir.
Saranno piatti verdi, perché ho smesso di uccidere.
E poi sarà il libro che ho sempre sognato, in cui mi vedrete specchiato a settembre.
E brinderemo ancora, forse con ciò che bevo adesso, Calvados Pays d’Auge Les Vergers De La Morinière 1998. Bello come Noodles che piange. Oscenamente sensuale come Rosario Dawson ne La 25a ora. Definitivo come la donna che si alzò con un gesto – non meno finale – in un’imprecisata canzone di Guccini.
Oggi compio 37 anni e le Langhe sono ancora nostre. I ventitré giorni della città di Alba non sono stati vani. Nel nostro mondo non si contemplano fascisti e nessun polacco rifarà il trucco alle troie di regime.
Oggi compio 37 anni e con voi è stato tutto molto più bello. Mi avete portato sin qui, che neanche so cosa sia e dove si collochi, ma ha bouquet complesso e buon sapore. Persistenza, coscienza, armonia.
Sarà un weekend di mattanza. Ve lo racconterò, il raccontabile almeno. Incontrerò peccatori e guitti, prestigiatori e anime salve. Ascolteremo insieme Hard Sun cantata da Eddie Vedder e non ci vergogneremo di piangere. Willy De Ville suonerà Bamboo Road. Perfino Giovanni Lindo Ferretti smetterà di blaterare su Papa Ratzinger, di nuovo cantando Irata nella Chiesa di San Domenico di Alba. Tornando a essere Gorgo, come chiunque abbia letto Fenoglio e mai ne sia uscito.
Saremo liberi e, quando le pantere ci morderanno ancora il sedere, gli diremo che i poteri buoni non sono mai esistiti.
Incontreremo i Roddolo, i Beaufort, i Perda Rubia. Walt Kowalski avrà al suo fianco la sua Daisy.
E berremo, ancora, buon vino. Facendo nostri gli scritti di Christopher McCandless, sperando che nessuno ci avveleni, in Alaska come qui. Anzitutto l’anima. Leggeremo: “C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà, non esiste niente di più devastante che un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura”. E ci sentiremo quasi pronti per un’idea qualsiasi di volo.
Auguri, grazie, a domani.

(De André, Fenoglio, Fossati, etc. Prima o poi smetterò di citarvi. Prima o poi. Poi).