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Tenuta Migliavacca

giovedì, Dicembre 9th, 2010

Luigi Brezza è stato il primo vigneron biodinamico italiano. I dettami di Rudolf Steiner li ha portati lui, nei Sessanta. In tanti sono stati suoi allievi, anche Stefano Bellotti di Cascina degli Ulivi. Se n’è andato quattordici anni fa, a ereditarne l’arte è stato il figlio Francesco.
L’azienda si chiama Tenuta Migliavacca. Il luogo, poco battuto dai turisti, San Giorgio Monferrato nell’alessandrino.
Non avevo mai bevuto i loro vini. L’ho fatto l’altra sera perché, a Luserna San Giovanni, un appassionato torinese me ne ha fatto dono. Si chiama Paolo Rossi, ringrazio lui e sua moglie.
Le bottiglie erano una Barbera del Monferrato e un Grignolino del Monferrato Casalese. Entrambi 2009. Nove euro il primo, dieci il secondo (prezzi da enoteca onesta). Ottimo rapporto qualità/prezzo.
La Barbera è come deve essere: semplice, verticale. Schietta, direbbero le guide. Buona (non buonissima) bevibilità. A colpirmi maggiormente è stato il Grignolino: tra i migliori che abbia bevuto (un altro è quello di Luigi Spertino). Il Grignolino è uno dei tanti autoctoni rossi “minori” piemontesi. Per forza: quando hai il nebbiolo, tutto il resto pare una diminutio. Questa cosa, a me, fa un po’ rabbia. Tendo a inalberarmi quando non si dà il giusto risalto a Dolcetto, Freisa, Ruchè, Pelaverga. E Grignolino. Un vitigno all’apparenza senza pretese, ma capace di conquistare con discrezione, grazie a tannini nevrili (?) e un che di speziato. Frutto non scontato, alcolicità giusta, bevibilità suprema.
Se il Barbera Migliavacca è un bel vino, il Grignolino di Francesco Brezza è un inno ai piccoli piaceri della vita.