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Champagne Benoit Lahaye

mercoledì, Luglio 28th, 2010

Grande vigneron, c’è poco da dire. Benoit Lahaye è uno degli uomini di culto della nuova Champagne. Quella in qualche modo vicina ai dettami del Guru Selosse.
Biodinamico, poco dosaggio, Pinot Nero di altissimo livello (da Bouzy, of course). Lahaye è questo e molto altro.
Ieri mi sono bevuto il Brut Nature, il base dell’azienda. In enoteca potete trovarlo attorno ai 25-30 euro, al ristorante dai 40 in su (il prezzo che ho incontrato alla Badia di Pomaio, nell’aretino). L’importatore in Italia è Teatro del Vino (Calenzano).
Ottantacinque percento Pinot Nero, 15 Chardonnay (le dosi variano di anno in anno). Il 3o percento viene da vini riserva. Sciroppo di dosaggio ai minimi termini, quasi un Pas Dosé.
Se volete un Pinot Nero in purezza, provate il Prestige, ma dovete essere disposti a salire di prezzo (non troppo: tra i biodinamici, è uno dei meno cari). Io vi consiglio anche il Rosè de maceration, tra i migliori del mondo quanto a rosati saignèe.
Gli Champagne di Lahaye sono, anzitutto, minerali. Non hanno molta polpa, in bocca appaiono quasi scarni. Al naso dominano i lieviti. La bollicina è splendida, croccante. Acidità notevole, sapidità perfino superiore. Uno Champagne che non concede molto alla moda, per quanto Lahaye non sia affatto contrario a malolattica e barriques: essenziale, citrino. Do grande beva. Elegante, anche all’esame visivo, ma di una eleganza austera. Bevendolo mi è venuto da usare la parola “sassoso” e mi è venuto da ridere. Poi ho scoperto che anche il portale Intravino, in una recensione di Mauro Mattei, aveva usato quella parola: sassoso. Evidentemente ci sta (o sia io che Mattei siamo malati, e ci sta anche quello).
Non il mio preferito, ma uno dei miei preferiti.