Elogio dell’invecchiamento

«La cosa che amo del vino è quello che mi fa capire. La verità è che amo pensare alla sua vita. Il vino è un essere vivente. Amo immaginare l’anno in cui sono cresciute le sue uve: se c’era un bel sole, se pioveva. E amo immaginare le persone che hanno vendemmiato e curato quelle uve. E se un vino è di annata, penso a quante di loro sono morte.»
Nelle parole che l’attrice Virginia Madsen pronuncia in un divertente film di qualche anno fa, Sideways, c’è forse la chiave per capire che cosa fa del vino qualcosa di veramente unico. «Mi piace che continui a evolversi, che se apro una bottiglia oggi avrà un gusto diverso da quello che avrebbe se la aprissi un altro giorno. Perché una bottiglia di vino è un qualcosa che ha vita: è in costante evoluzione, acquista complessità. Finché non raggiunge l’apice. E poi comincia il suo lento, inesorabile declino.» Il vino è come noi, per questo lo amiamo. E quando per il vino parliamo di invecchiamento, descriviamo un processo di trasformazione che è molto simile alla nostra esperienza, un cambiamento che con il passare degli anni impariamo ad riconoscere e apprezzare.
Scanzi ci insegna a riconoscere e a distinguere, insieme a chi li produce, il Barolo, il Pinot nero, il Sassicaia, l’Aglianico e altri capolavori di una lunga storia fatta di lavoro, pazienza e dedizione. Non senza ironia ci svela, tra una tappa e l’altra del suo viaggio, i piccoli e grandi segreti che ogni sommelier e ogni buon intenditore hanno messo a punto nel tempo e che consentono loro di muoversi con disinvoltura in questo mondo così ricco e variegato. E soprattutto, ci insegna a riconoscere la vita segreta dei vini e ad apprezzare quella sottile arte che ne fa spesso dei capolavori: l’arte di invecchiare.

Andrea Scanzi, appena ritirato il suo diploma da sommelier e il suo attestato da degustatore ufficiale, decide di partire alla scoperta dei luoghi e delle persone dalla cui storia e dalla cui passione nascono i più grandi vini italiani, con la convinzione che analizzare il mondo del vino è un modo per capire cosa proviamo per il nostro passato e cosa stiamo preparando per il futuro. E così si trova ad attraversare in lungo e in largo il nostro paese, dalle Langhe all’Alto Adige, dalla tenuta di Bolgheri a quelle di Barile (in provincia di Potenza), dalla Valpolicella a Pongelli (nelle Marche), dalla Franciacorta a Montalcino, dalle terre del Lambrusco a quelle del Picolit, per raccontare dove e per mano di chi nascono i nostri vini migliori.

17 Comments

  1. Ciao Andrea,
    Ho appena finito di leggere il tuo libro ‘Eligio dell’invecchiamento’ e volevo semplicemente dirti grazie. Di solito impiego dai 10 ai 20 giorni a leggere un libro mentre in questo vado vi ho messi 2 mesi e sai perché? Ho letto ogni singola pagina lentamente e ho riletto spesso capitoli interi . Amo il vino ma non sono he sommelier né tantomeno una grandissima esperta ma adoro berlo studiarlo e lasciarmi travolgere dalle emozioni che alcuni riescono a scatenarmi (non pensare che mi ubriachi intendiamoci é soprattutto la leggerezza che mi suscita che mi piace) ; il tuo libro mi ha divertito insegnato molte cose è fatto tanti sorridere … ecco volevo dirtelo grazie ancora
    Ps che poi prima di passare al prossimo libro penso che rileggerò ancora diversi capitoli

  2. salve Andrea,desidero acquistare il tuo libro elogio dell’invecchiamento,ma a Catania e’introvabile come posso fare?

  3. Caro Sig. Scanzi….ma perchè NON risponde ai commenti che i suoi lettori continuano ad inviarLe?, alcune richieste di informazioni (vedi “L’elogio dell’invecchiamento”) sono li da 2-3 anni senza esser state mai prese da Lei in considerazione.
    Tutto ciò non è per niente carino nei confronti degli appassionati lettori/fans che bramano i Suoi scritti, deve loro un pò di considerazione, non crede?
    Cordialmente,

    Fulgenzio
    Milano.

  4. Caro Andrea
    Mi unisco al coro… Dove posso trovare l’elogio? E’ prevista ristampa?
    Ho letto il vino degli altri e mi è piaciuto molto…
    Ma adesso devo, devo poter legger l’elogio … E non lo trovo!!
    Grato se potrai farmi sapere
    Saluti
    Paolo

  5. Ciao Andrea,
    sto cercando il tuo libro “Elogio dell’invecchiamento” ma cartaceo non si trova piu. E’ prevista un a ristampa ?????????????

  6. Il libro è veramente molto bello.
    Come tutte le cose belle, lo vorrei condividere con gli amici, ma è pressoché introvabile (stesso post di Fabio).
    Sai dirmi dove posso ordinarlo?
    Grazie, Giulio

  7. Infatti Andrea, non è possibile che il libro sia fuori catalogo e che non sia reperibile da nessuna parte se non in ebook! E’ prevista una ristampa, una nuova edizione? Grazie

  8. mi scusi ,vorrei informazioni sul suo libro “elogio dell’invecchiamento”,perché lo sto cercando nelle varie librerie ed è introvabile .Ne ho letto una parte grazie e l’ho trovato molto interessante e piacevole ,mi farebbe molto piacere poterne avere una copia (avevo trovato il libro in biblioteca a prestito).grazie
    ” Il vino degli altri “è già sul mio comodino a presto

  9. Ho incontrato, o per meglio dire salutato, Andrea dopo lo spettacolo di “Gaber se fosse Gabert” A Vezzano. Mi sarebbe piaciuto scambiare con lui qualche parola in merito ai suoi libri sul vino, che ho letto con piacere, essendo io pure appassionato di vini italiani e francesi; piccolo produttore di vino per passione; visitatore , ogni volta che posso, di cantine. Purtroppo, un po’ perche io sono sempre imbarazzato negli approcci (ho bisogno di un po’ di tempo per sciogliermi) un po’ perhè Andrea non credo ne avesse voglia e tempo, non è stato possibile. Non so nemmeno se lui abbia tempo, vista la sua poliedrica, eclettica, bulimica attività di leggere i blog. Per questo motivo scrivo rivolgendomi non a lui direttamente. Diciamo che il mio è un “message in the bottle” con quasi nulle speranze di giungere al destinatario. Ma tant’è. Qualcuno, chissà chi glielo ha detto, afferma che scrivere sia comunque “liberatorio” e “gratificante”. Non avendo migliore scusa la adottiamo. Ho letto “Il vino degli altri”. Ho letto e riletto “ Elogio dell’invecchiamento”. Con molto piacere condividendo la “flosofia” che li ispira, la stima per molti di personaggi di cui parla, il piacere di aver degustato vini che a lui sono piaciuti. Garbata e gradevole l’ironia e l’autoironia, seppur un po’ autocompiacente. Naturalmente non tutto condivido e mi piacerebbe su questo scambiare con Andrea delle opinioni. Sarebbe interessante porgli dei quisiti… Purtroppo, se sei “nessuno”, interloquire con chi ormai naviga nei mari del successo è impensabile. Mettiamola cosi: io produco un po’ di vino . Quando riterrò che sarà all’altezza gli invierò una bottiglia. Sarà sufficiente ad attrarre la sua attenzione? Andrebbe bene anche nel caso di una stroncatura. Nel frattempo il mio ringraziamento per lo spettacolo su Gaber e un arrivederci a quando lo spettacolo su De Andre transiterà dalle mie parti. Lorenzo

  10. Ciao Andrea,
    ho appena finito di leggere il tuo splendido libro sul vino e devo ringraziarti.
    Scrivo dalla Sardegna, in passato sono stato per lavoro in Piemonte, Friuli e altre parti del Nord (fine anni ’80). Mi hai costretto a ripensare alla mia vita dal punto di vista del vino e alle sensazioni che regala (Picolit, Schioppettino, Tocai friulano, Barbera etc) dalla patria di Carignano, Cannonau, Monica, Nasco, Nuragus.
    Il tuo libro mi ha commosso e appassionato, essendo un estimatore già dall’adolescenza ed avendo vissuto in una delle capitali del Cannonau (Jerzu), vendemmiato e lavorato quelle vigne da quindicenne (con i magri proventi di allora acquistai la mia prima chitarra Eko Ranger acustica 6 corde).

    Se mai dovessi passare per Cagliari, saresti un ospite estremamente gradito della mia famiglia.
    Ancora grazie per il tuo libro e per la tua attenzione.
    Un saluto
    Giuseppe

    P.S.: detto sardo “indiretto” sul vino se a tavola per pasteggiare viene proposta l’acqua:
    S’abba? A sos frores (L’acqua? Per innaffiare i fiori!).

  11. Volevo solo ringraziarti per avermi portato a conoscere, prima sulla carta e poi dal vivo, un personaggio unico come Flavio Roddolo …. e come il suo Bricco Appiani. memorabile.

    In bocca al lupo.

  12. Salve Andrea, leggendo quanto scrivi sul Pinot nero (è il vitigno più povero con meno componenti…) ho avuto il piacere di vedere confermato quanto da tempo vado inseguendo: estrarre meno per estrarre il meglio. Un miraggio al quale forse forse mi sto avvicinando (penso soprattutto all’annata 2010 che qui nel Mugello ci ha benedetto…)
    Insomma, ti voglio ringraziare di questo seppure involontario sostegno!
    Un caro saluto
    Paolo

  13. Ciao Andrea, sono Andrea. per campare traduco libri per varie case editrici (principalmente Rizzoli), e da una decina d’anni (ne ho quasi 50)i mi è presa la passione del vino (niente corsi da sommelier, giusto qualche corso di degustazione, sono un semplice appassionato, curioso e voglioso di imparare). Scartabellando nella biblioteca del mio Paese (Sesto Calende, alla confluenza tra Lago Maggiore e Ticino) in cerca di qualche testo sull’argomento, ho aperto il tuo “Elogio dell’invecchiamento”, sono capitato per caso sulla pagina che parlava di Haderburg (che pensavo di essere tra i pochi a conoscere e apprezzare) e a quel punto ho deciso che mi eri simpaticissimo e che valeva la pena leggere quel che avevi da dire. L’ho divorato in tre giorni, trovandolo istruttivo e intrigante, e scovandovi inoltre molte conferme a molte cose che, pur da “enofilo” (si può dire?) dilettante, già pensavo. ça va sans dire che adesso sto leggendo il Vino degli Altri.Complimenti vivissimi. Alcune osservazioni, se avrai il tempo e la voglia di leggerle:

    1) Concordo pienamente sul Vinitaly. Permette a chi come me non ha un conto in banca all’altezza di un Biondi Santi e simili (e che berrà un Montrachet solo se un giorno vincerà alla lotteria) di assaggiare vini che altrimenti non potrà mai permettersi. Però, detto tra noi, che tristezza gli stand dei grandi produttori di Brunello, con i “buttafuori” che fanno entrare dieci persone alla volta e ti guardano dall’alto in basso. E quale riconciliazione con il mondo in generale (e con quello del vino in particolare), invece, andare da Di Majo Norante, dove Don Luigi in persona accoglie te (umile appassionato) e i tuoi tre compari (il proprietario di una piccola enoteca, il cuoco di un ristorante e un biker adoratore di Bacco) come se fossimo dei petrolieri russi, costringendoci a sedere, parlando con noi per un’ora per il puro piacere di farlo e facendoci assaggiare tutti i suoi vini, nessuno escluso, fino al mirabile “Don Luigi” e all'”Apianae”, per cui nutro una predilezione sfrenata Tanto di cappello! La signorilità è una merce rara.

    2) Interrogativo: tra i pinot neri che hai menzionato, hai tralasciato Hofstatter, come mai? Il “Barthenau” è il miglior pinot altoatesino che abbia mai assaggiato (ma non ho mai avuto il privilegio di bere il Gottardi). Mai provato il pinot nero di Maso Thaler ( e il suo sauvignon?) Secondo me, se ne sentirà parlare in futuro.

    3) Mi sembra di aver colto che il Muller Thurgau non sia tra i tuoi vitigni preferiti. Lo pensavo anch’io, ma poi ho assaggiato il “Sass Rigais” di Manni Nossing (che personaggio!) e mi sono ricreduto. Io però non faccio testo, perchè sono un adoratore senza speranza dei vini della Valle Isarco, e in particolare di quello che chiamo il “quadrilatero di Varna” (Novacella, Pacherhof, Kofererhof e Strasserhof). Sono anche un amante del trekking, e la passeggiata tra le quattro cantine (con soste obbligatorie durante le quali amo pascermi di Kerner e Veltliner) è una vera delizia.

    4) Diatriba sulle cantine della Franciacorta: un mio amico sostiene che per valutare la cantina bisogna assaggiare i vini di punta, mentre io (che però ne capisco poco) preferisco provare i brut base per giudicare. Sbaglio io?

    5) Mi è parso di comprendere che in generale i supertuscans non ti facciano impazzire e ti definisci un autoctono (sono pienamente d’accordo con te). Ma sii sincero, ordineresti mai al posto di un “Siepi” di Fonterutoli un frappato di Vittoria di Valle dell’Acate (che costa tra gli 8 e i 9 euro, e che io, da neofita, trovo eccellente)?

    6) Mio nono era di Viale d’Asti e, quand’ero piccolo, oltre a una chimerica malvasia dolce (okay, un vino da contadino, ma ne sento ancora in bocca il sapore, una sorta di personale madeleine proustiana), faceva il grignolino. Ebbene sì, lo ammetto, sarò poco nobile, ma a me il grignolino piace, o meglio, mi piacerebbe, visto che non riesco a trovare qualcuno che lo faccia ancora (e che lo faccia bene). Qualche dritta?

    7) Gioco a tennis (a infimi livelli) da quano ho dodici anni, e sono d’accordo sul rovescio di Gasquet, ma è quello di Edberg che mi rimarrà sempre scolpito nella memoria. Detestavo Lendl e idolatravo McEnroe. Ma Henry Leconte che vino sarebbe?

    8) Prometto solennemente che non ti minaccerò mai inviandoti una bottiglia di Ronchi Varesini. Ok, noi varesotti eravamo in pratica gli unici a non avere una Doc, ma era necessario?

    Scusa se mi sono dilungato, ma leggendo il libro mi sembrava di ascoltare un amico, che mi ha insegnato a capire un po’ meglio il vino, della qual cosa ti ringrazio. Se prima o poi ti andrà di rispondermi, sarà un piacere,

    Andrea Zucchetti

  14. Salve, ho trovato questo libro molto interessante, utile (ho imparato molte cose) e divertente.

    Complimenti sinceri per uno dei più bei libri sul vino che mi ssia mai capitato.

    Grazie

    Saluti
    Alessandro Guglielmi

  15. Sera Andrea,
    sono una aspirante sommelier AIS. Il tuo libro mi ha colpito molto e volevo elogiarti per averlo scritto. Mi piace pensare che un giorno la mia copia porterà la tua firma con dedica.
    Buon Natale

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