Durante una cena tra amici, provate a tirare fuori una Polaroid: i presenti saranno oltremodo rapiti da quell’oggetto così meravigliosamente anacronistico. La fascinazione avrà doppia motivazione: gli over 35/40 si sentiranno catapultati nel passato, mentre i più giovani vedranno qualcosa di così stravagante (e quindi affascinante). E’ il magico mondo delle fotocamere istantanee, e non pensate che sia (solo) un gioco. Lo è, e già questo basterebbe, ma c’è anche chi crea capolavori. Pensate a Helmut Newton e oggi a Maurizio Galimberti, fotografo di fama mondiale. La passione sta crescendo anche tra i fotografi amatoriali. Strano, ma neanche tanto: di fronte al parossismo di digitale, avverti per rappresaglia una gran voglia di analogico. Come per il vinile. Negli Anni Zero, le macchine istantanee sembravano superatissime. Poi, complici anche i venditori ambulanti che con fotocamere analoghe ti scattano foto-ricordo mentre sei a cena, il cambio di rotta. Fujifilm ha reso noto che le fotocamere Instax vendute nel 2015 sono state 5 milioni e 6.5 milioni nel 2016. Le pellicole Fuji Instax sono uno dei prodotti più venduti su Amazon. Ne esistono due formati: il mini, grande come una carta di credito, e il Wide, ovvero il doppio. Lo sviluppo si esaurisce in 3-4 minuti e non c’è più bisogno di agitare la pellicola: sono cambiati i reagenti. Le Wide richiedono fotocamere più grandi e assai meno comode da portare via. Uno dei difetti delle istantanee. Un altro sono i prezzi delle pellicole: se le macchine si trovano anche sotto le 100 euro (ma ne esistono anche da 300 o 400), ogni foto costa 1 euro/1 euro e mezzo. Per le Polaroid il discorso aumenta ancora: 2 euro abbondanti a foto. Qui lo sviluppo torna a essere lento come una volta: sui 10 minuti per il bianco e nero, sui 20/30 per il colore. Il prezzo fa sì che ogni scatto sia prezioso: è il ritorno al “one shot”, al non sprecare le foto come facciamo adesso con il digitale perché “tanto è gratis e poi c’è Photoshop”. Ed ecco l’ultimo difetto, che però per molti è un pregio: la labilità tecnologica. A volte l’otturatore inceppato, in altri casi lo sviluppo difettato. E’ tutto così provvisorio e così stimolante. Anche per questo, quando Polaroid ha smesso di produrre le macchine così in voga negli Ottanta e Novanta, un manipolo di appassionati ha acquistato uno stabilimento olandese Polaroid nel 2008. Ha lavorato otto anni per recuperare il recuperabile e imparare a riprodurre le pellicole. Quindi, nel 2016, si è immesso sul mercato con il nome di Impossible Project, presentando anche una macchina istantanea tutta sua. E’ la Impossible, adesso, a produrre le pellicole buone per tutte le vostre vecchie Polaroid: le 600, le Image Pro, le Spectra e la storica “portasigari” SX70 cara nei Settanta da Warhol. Nel mercato si trovano anche altre proposte: Lomography, Mint. Persino Leica. Le foto istantanee hanno un gusto magico, stupiscono ogni volta, non sono mai fredde e sanno di antico. Proprio un bel mondo. (Il Fatto Quotidiano, 28 agosto 2017)
La contemporaneitá del presente lungo il corso di una pellicola, ferma nel tempo, incastonata tra passato e futuro da un flash. Un lampo dell’obiettivo. E un confronto, tra un attuale, pratico selfie ed una fotografia fatta sviluppare dal fotografo o prodotta dalla stessa macchina fotografica. L’attimo congelato nel tempo seppur in costante movimento, evoluzione, veicolato dalla velocitá incalzante della tecnologia contemporanea. La fotografia scattata e proiettata verso un domani, nell’istantaneitá di un istante, tra una dimensione remota ed una futura. Tra un’immagine colorita di vivida modernitá, catturata anche e solo grazie ad un cellulare e l’ altra distinta dall’opaco binomio bianconero appartenente ad un nostro ieri. Ma ritratto da una Polaroid oggi. Con immutato fascino e pure per la mia generazione che ha avuto origine negli anni ’90, significativo valore, non solo cronologico. Generazione reduce e custode di istantanee dalla superficie lucida e lucida anche nella memoria. Basta uno scatto con una Canon per ottenere un immortalato, immediato passo a ritroso nel tempo, facendola sembrare una fotografia di chissá quanti anni fa. Fa pensare. Specie a quanto sia lontana nel tempo giá la nostra stessa, giovane generazione, rispetto al passo sempre piú incalzante e rapido di questo odierno sviluppo tecnologico. Incedere che non necessita di uno sviluppo in pellicola. Neanche di restare impresso. Sulla pellicola delle nostre rimembranze e nelle nostre menti.