Basta con la musica alta nei bar o al ristorante

Schermata 2017-07-03 alle 14.02.08Le bruttezze che caratterizzano questo mondo sono infinite. All’interno di cotanta galassia degli orrori, grandi o piccoli che siano ma pur sempre orrori, c’è l’abitudine colpevole e sommamente empia di tenere alta la musica nei locali. Qualsiasi locale, ma – quel che è peggio – anzitutto bar e ristoranti. Un vero e proprio abominio culturale. La dimostrazione che ogni giornale o programma televisivo dovrebbero avere una rubrica dal titolo: “Meritiamo l’estinzione, please alieni bombardateci”. La musica alta, oltre a essere una cafonata e costringerti a urlare per farti sentire dalla persona che hai davanti, è la dimostrazione che è passato ormai un messaggio tremendo: la musica intesa come tappabuchi. Mero sottofondo, elemento di contorno e arredo, quasi che non fosse un assolo di Jimi Hendrix ma un elemento di tappezzeria. Al contrario, almeno per chi ha un minimo di comprendonio e si vuol bene, la musica è una scelta attiva: sono io che decido se, cosa e quando ascoltare qualcuno. Non certo il barista o il ristoratore. Tale prassi, che meriterebbe con agio qualche anno di galera o – se proprio pretendete un atto inutile di misericordia – un bel ciclo di lavori forzati nonché socialmente utili, si riscontra anche in certi negozi di vestiti. Dà fastidio anche lì, per carità, ma se decidi di vestirti in certi posti il minimo che ti meriti è Fabio Rovazzi a tutto volume. Il peggio però è quando sei al bar o al ristorante. Una musica garbata in sottofondo e a basso volume andrebbe bene, anche se quasi sempre a tavola è meglio il silenzio. Macché: brutta musica, messa a caso e pure ad alto volume. Spesso la scelta è totalmente avulsa dal contesto. Magari sei in un ristorante che ha pure pretese ambiziose, se sei fortunato cucinano bene e la carta dei vini è discreta. Sembra funzionare tutto. Poi però arriva l’armageddon: ti piazzano lì un Despacito a tutto volume e a tradimento, che non c’entra nulla e che si abbinerebbe bene giusto a un 4 salti in padella – scongelato male – di cardi morti al ginseng cucinati da chef Nardella in persona. E’ tutto profondamente volgare, privo di logica e rispetto. La musica è usata come il parmigiano sulla frittura di paranza. E il parmigiano è pure di pessima qualità. Andrebbe organizzato un comitato di resistenza musicale contro tutti i locali che ti costringono a urlare per mangiare, a evitare gli altoparlanti neanche fossero mine antiuomo e a sperare che il proprietario ami i Led Zeppelin e non Giusy Ferreri (quasi sempre è il contrario, perché siamo nati per soffrire e ci riesce da Dio). Un gran bel boicottaggio, da allargare magari a chi tiene accesa la tivù mentre mangi (lì il codice penale dovrebbe prevedere direttamente l’ergastolo). Occorrerebbe fare come a San Francisco, dove ci sono guide che segnalano il grado di rumorosità dei locali. Occorrerebbe restare umani, come diceva una gran bella persona, in ogni gesto della nostra vita. Restare umani. O anche solo un po’ meno deficienti. (Il Fatto Quotidiano, 3 luglio 2017)

5 Comments

  1. Bravissimo Scanzi. Il tuo pezzo è divertente ma drammatico. La musica in un negozio si può tollerare ma mentre mangi e vorresti interloquire ma fai fatica ad ascoltare le tue parole è una mancanza di rispetto verso i clienti. Sogno ristoranti silenziosi o con una musica di sottofondo che al massimo copre il brusìo.

  2. So che quello che sto dicendo non è inerente al post se non per i risultati ‘deprimenti” che ottiene, ma non posso non approfittare dell’argomento ” contiguo “: la confusione che spesso degenera in vero e proprio caos nei locali da lei citati prodotti dal volume delle voci, dai comportamenti assolutamente “liberi” dei clienti che non viene naturalmente mai arginato dai gestori perché se fino ad ora il motto ” il cliente ha sempre ragione” era vero, ora è un vero e proprio “dogma”, naturalmente a discapito dei clienti “pazienti”, che pure pagano…..

  3. è l’ignoranza che domina anche il buon senso, l’ignoranza, quello stato culturale primordiale che unito al progresso tecnologico fa delle persone dei mostri legittimati a diffondere lo squallore in ogni dove.
    Inutile negarlo, ci siamo evoluti tecnologicamente ma rimasti culturalmente cercopitechi.

    • se poi all’ignorante tecnologicamente dotato aggiungi il denaro da spendere e spandere allora nasce il mostro dei mostri in grado di moltiplicare se stesso in tanti emulatori spesso più deficienti dell’originale.
      Il prototipo del miliardario ignorante ma tecnologico lo conosciamo bene da 20 anni, che ha generato su tutti un emulo dell’intelligenza di un mulo!

  4. Ciao, Andrea, a proposito di ristoranti e musica, ti consiglio un posto a Cortona (sempre che tu non lo conosca già…). Si chiama Cortona Bistrot ed è un locale piccolo ma assolutamente accogliente, dove la musica è veramente un garbato sottofondo oltre ad essere totalmente in linea col locale e con il cibo.
    E si mangia pure benissimo.
    Da provare.
    A presto
    Betty

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