Tiziana Cantone, la morte della pietà e la cretinosfera

Stamattina ho letto questa definizione dei social network: “Sono una cretinosfera, un ospedale psichiatrico a cielo aperto”. Tenendo conto di quel che leggo in queste ore su Tiziana Cantone, temo che sia una definizione sin troppo benevola. Qua non siamo più al concetto di webete: qua non è più il solito mix di ignoranza & frustrazione, bagagli come noto di anonimi segaioli e mortidifiga. Qua siamo alla mancanza totale di morale, di decenza: di umanità. Sarà che io, a meno che la cosa non riguardi Hitler, di fronte a chi si toglie la vita provo solo pietà e smarrimento. Sarà che forse ho ascoltato troppo Preghiera in gennaio e magari è un limite mio, ma la rumenta che sta circolando – non solo – su Facebook e Twitter è quanto di più abominevole si possa immaginare. Difficile ipotizzare un’umanità più belluina e deficiente come questa. Leggo, nel 2016, gente che arriva perfino a porsi domande sulla liceità di un orgasmo: non oso pensare alla mesta vita che fanno le loro compagne e compagni, sempre ammesso beninteso che una compagna ce l’abbiano.
Mi imbatto in dotte riflessioni secondo cui Tiziana Cantone se l’è cercata, perché “chi si fa filmare mentre fa sesso è per forza una poco di buono”, e penso che neanche ai tempi dell’Inquisizione capitava di imbattersi in punti di vista così bigotti e abietti, formulati peraltro da uomini – e donne – che nella loro vita hanno fatto ben di peggio. Ma è soprattutto questa voglia perversa di dare un giudizio su tutto – questo eterno “espertismo” che tocca persino la morte di un ragazza – che mi terrorizza. E che mi fa paura. Chi fa battute, che la butta sul ridere, chi indossa la maglietta con la frase che Tiziana ha reso suo malgrado celebre.
Viviamo nell’era del perenne cicaleccio morboso, e per colpa dei social network ci tocca pure leggerlo. Non è più il solito disastrato mentale che sproloquia nel bar di provincia: oggi a quel disastrato mentale han detto che esiste il wifi, e da allora è stata una slavina, perché quel disastrato mentale si è convinto che il suo punto di vista sia importante. Che interessi addirittura a qualcuno. E allora scrive, scrive, scrive. Condivide video, asseconda la grande onda del virale e sostituisce al reale il virtuale. E sparge veleno. A getto continuo.
E’ un effetto pavloviano: muore una persona, uccisa spesso da quello stesso veleno e colpevole di niente a meno che godimento e goliardata siano da ritenere “colpe”, ma non fai in tempo a commuoverti che subito parte la legge del branco. Scatta la gara a chi fa più lo stronzo, il cinico, il “fenomeno”. Un’escalation continua e purulenta. Pietà e perdono non sono contemplati. Senz’altro i social sono sempre più cretinosfere e ospedali psichiatrici a cielo aperto, ma temo non facciano altro che amplificare la natura umana. Che è, sempre più spesso, una natura di merda.

6 Comments

  1. mi ripeterò ma, l’essere umano è la peggiore delle bestie su questo pianeta, progredisce tecnologicamente ma non culturalmente, anzi per certi aspetti regredisce utilizzando strumenti sofisticati per espandere e “promuovere” la propria ignoranza o cattiveria.
    Non facciamo l’errore di confondere le cause con gli effetti, il web è l’effetto moltiplicatore, la causa è l’imbecillità di chi lo adopera.

    Questo è il problema dei problemi che assilla la nostra società civile, l’incapacità di chi è preposto a governare il popolo fornendo allo stesso un Istituzione Scolastica in grado di formare le coscienze dei cittadini.
    La crisi multiforme che avvolge e travolge tutti nel declino intellettuale dipende da noi, dal nostro grado di istruzione e livello culturale, in grado di generare follie come normalità e ragionevolezza.

  2. Fra gli innumerevoli libri che raccontano bene quale sia la natura della nostra specie, “una natura di merda” come recita la chiosa di Andrea, segnalo – a chi non lo conoscesse – e volesse prendere “contatto” e fare conoscenza di come la belluinità sia nel nostro dna da sempre e per sempre (fino a che estinzione non ci separi): Un’eterna Treblinka di Patterson Charles
    http://www.ibs.it/code/9788869330230/patterson-charles/eterna-treblinka-massacro.html

  3. Domanda: è meglio l’avvilente e spudorata verità umana che esce dal web, o l’ipocrita finto buonismo del reale?

    PS NON sono Marzullo sotto mentite spoglie 😀

  4. È sempre una schifezza quando qualcuno muore, soprattutto per mano propria.
    Devi però ammettere che ogni volta che fai un video, di qualunque natura, dovresti essere in grado di reggere l’ impatto che prima o poi anche i tuoi genitori lo vedano. E devi sapere che il www non ha una memoria infinita e non perdona mai.
    Non oserei mai dire “te la sei andata a cercare”, sarebbe da iena una cosa simile; mi sento però di dire che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, che se non sbaglio è uno dei principali fondamenti dell’ universo (nel campo delle scienze umane la reazione di solito non è uguale, è parecchio amplificata, e sul “contraria” bisogna sempre avere uno sguardo molto molto ampio).

  5. I social non sono a mio parere un ospedale psichiatrico o un rifugio di pazzi in libertà. Certe affermazioni allucinanti si sono sempre sentite in un qualsiasi bar o tra i pensionati che aspettano di essere visitati dal proprio medico di base. Forse con termini diversi ma la sostanza resta inalterata. Le frasi ” l’ha voluto lei” “la prossima volta impara” sono in circolazione da decenni
    La vera novità è che la parola scritta rimane mentre le parole se le porta il vento. E’ questa la vera differenza. E questo rende gli insulti più pesanti e ancora più drammatici

  6. Più o meno quello che pensavo. In realtà per me sono tutti liberi di scrivere una opinione. Il problema è la continua cattiveria interna all’uomo. Nessuno ha chiesto all’omino il perché della pubblicazione online. Vendetta? Voglia di fare danno?
    Delle cose che stanno accadendo, e su cui non si possono fare paragoni, spaventa una cosa: ci stiamo tutti uccidendo a suoni di cattiveria. In questo particolare caso, è partito tutto dalla volontà di tradire e ridicolizzare il proprio compagno (si dice). Vero o non vero, fa venire i brividi. Una persona si è uccisa in preda al dolore psicologico e tutti gli amici e familiari ne stanno probabilmente pagando le conseguenze. Bisogna sempre che qualcuno si uccida per dare una lezione all’umanità intera.

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