Ode breve dei Radiohead (vi amo, vi ho sempre amato)

radioheadVi amo: vi ho sempre amato, sin da quando vi intercettai con Creep e poi con The Bends. Ok Computer è il disco perfetto, il Dark Side Of The Moon degli Anni Novanta e non posso ascoltarvi ogni giorno perché mi strappate l’anima e mi fate male come solo i Pink Floyd o certe cose dei Sigur Ros. Siete come C’era una volta in America o L’età dell’innocenza: dovete essere maneggiati con cautela, perché avete sempre avuto questa maledetta attitudine a devastare il cuore. Vi ho sempre seguito, anche quando avete esagerato con le rivoluzioni, anche quando avete inciso canzoni che piacciono solo a voi (anzi: a volte neanche a voi). Vi ho seguito con Kid A, con Amnesiac, con Hail to the Thief, con In Rainbows, con The King of Limbs. Ogni vostro disco ha almeno 3-4 brani che, da soli, valgono tutto. Quando ho voglia di credere nell’esistenza non tanto di Dio, che Roger Waters lo conosco già, ma dell’Uomo, mi stordisco di Fake Plastic Trees, Exit (Music for a film), The National Anthem, Like Spinning Plates, There There e altri venti brani almeno. Street Spirit (fade out) è inaccettabile per dolcezza e Paranoid Android è la suite che avrebbero composto i Pink Floyd se avessero scritto Ummagumma nel 1997. Mi trovo ora ad ascoltare A Moon Shaped Pool, più o meno per la cinquantesima volta in tre giorni. E vi ritrovo come sempre, uguali e diversissimi, malati e contorti, intrisi di un genio quasi osceno tanto è cristallino, con quei cazzo di suoni e quella cazzo di voce. Thom Yorke non è neanche un cantante: è Leopardi che si è messo a radiohead 2cantare le Operette Morali dopo qualche secolo di letargo. Anche in questo disco avete messo le solite o tre quattro masturbazioni a uso e consumo dei vostri demoni, ma chi se ne frega. Vi perdono, vi ho sempre perdonato. E anche delle vostre paturnie sui social e sulla discografia non me n’è mai fregato nulla. Anzi meno. Burn The Witch crea dipendenza ed è meglio di un trip scritto da Burroughs. Decks Dark e Desert Island Disk hanno una delicatezza che non esiste. Glass Eyes fa piangere a dirotto, The Numbers è drammaticamente perfetta e True Love Waits è l’unico finale possibile. Diranno ancora che siete cerebrali, che siete freddi, che siete autoreferenziali. Lasciateli dire: il cicaleccio degli ignoranti, e peggio ancora degli insensibili, non ha mai fatto la Storia. Voi sì. E’ davvero rassicurante essere coevi: siete la musica migliore per questa nostra contemporaneità quasi sempre asincrona. Per non dire stonata.

(Sì, vi amo. Vi ho sempre amato).

3 Comments

  1. Sono figli degli anni ’90, OK Computer è un buon disco che contestualizzato al periodo ci sta. Troppe odi secondo me. Si sono soffocati spesso con le loro paturnie sonore che a mio parere sono spesso solo autoreferenziali. Kid A altro mattone ambient pop che visse di rendita dai consensi precedenti. La loro musica è molto selettiva, ed occorre avere timpani allenati con Tangerine Dream, Floyd primo periodo, Vangelis anni 70 etc. Molto originali e non prostituiti alle mode passanti.

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