E’ rimorto Antonio Gramsci

gramsci1In una parte di Sardegna poco turistica, ma non per questo meno affascinante, si nasconde – ma poi non troppo – la casa in cui crebbe e visse gli anni migliori uno dei più grandi pensatori del Novecento. Ghilarza, altipiano di Abbasanta, provincia di Oristano. Qui Antonio Gramsci, nato nel 1891 ad Ales, arrivò a sei anni dopo la condanna per peculato del padre. La vide un’ultima volta nel 1924. Quella casa, semplice e dignitosa, è anche la Casa Museo di Antonio Gramsci. Prima proprietà del PCI e poi della Fondazione Enrico Berlinguer e dunque dei Ds (che non esistono più, ma come proprietà esistono ancora), è stata totalmente dimenticata dal “partito”. Probabilmente un pensatore così enorme, e così libero, è ancora per molti imbarazzante. E del resto è tutto da dimostrare che uno come Renzi, “cresciuto tra De Gasperi e gli U2” (ma più che altro tra Jerry Calà e Righeira) lo conosca granché. E – sempre del resto – il giornale da lui fondato (L’Unità) ospita ora in prima pagina tal Rondolino, che è come riorganizzare Woodstock chiamando i Modà al posto di Jimi Hendrix. Un tempo luogo di convegni, Casa Gramsci merita ancora – ed eccome – una visita. Riporta le cose care a Gramsci: quelle con cui giocava (poco), quelle con cui leggeva (gli occhiali), quelle con cui sopportò confino e galera (gli oggetti del carcere). Molti di questi documenti, come le lettere e i 33 quaderni, sono arrivati a noi grazie alla cognata Tania Schucht, la sola a restargli vicina fino alla fine. Secondo alcuni i quaderni del carcere, che Gramsci scriveva più per sopravvivere che per ipotizzarne la pubblicazione (e che nondimeno sono divenuti uno dei testi italiani più tradotti al mondo), erano 34. Il 34esimo sarebbe andato perduto per volere di Togliatti, impaurito dal fatto che proprio in quel quaderno Gramsci avesse vergato il suo allontanamento dal comunismo e l’inatteso approdo al liberalismo. Di sicuro Gramsci, anche in carcere, ebbe quasi tutti contro. Compresi i comunisti, quelli duri e puri, che lo ritenevano traditore e “deviazionista” perché a Turi godeva di “facilitazioni” – inesistenti: i fascisti gli concedettero solo quaderni e penna – e perché osava dialogare con due anarchici e “con il social-gramsci2fascista Sandro Pertini”. Prima confinato a Ustica e poi arrestato nel febbraio ’27, il processo al deputato Gramsci cominciò più di un anno dopo perché neanche i fascisti riuscirono a inventare con rapidità reati credibili. Alla fine fu condannato – da quella caricatura chiamata Tribunale Speciale Fascista – a venti anni, quattro mesi e cinque giorni di reclusione per “attività cospirativa, istigazione alla guerra civile, apologia di reato e incitamento all’odio di classe”. Nato nel 1891, al momento della condanna aveva 37 anni. A due anni era stato colpito dal morbo di Pott, una forma di tubercolosi ossea che ne bloccò la crescita – era alto 1 metro e 45 centimetri – e lo deformò: gibbosi, sterno sporgente. A 4 anni, vittima di emorragie e convulsioni, fu dato per morto al punto che la madre comprò la bara. Da bambino, convinti di allungarlo, i familiari lo appendevano al soffitto con pesi alle caviglie. Nella Casa Museo raccontano tutto questo e mostrano poi lettere strazianti, come quella alla madre dopo essere stato arrestato: “Vorrei consolarti di questo dispiacere che ti ho dato: ma non potevo fare diversamente. La vita è così, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini”. La prigiona peggiorò il già precario quadro clinico. Il “detenuto 7047” del carcere di Turi fu minato nel 1931 da arteriosclerosi: ebbe per questo, come “premio”, una cella individuale (fino a quel momento la divideva con quattro detenuti). Dal ’33 soffrì di allucinazione e deliri. Era insonne e le guardie, come ha raccontato Pertini, facevano più rumore possibile per svegliarlo. Solo nel ’35 fu trasferito – comunque sorvegliatissimo – in una clinica, prima a Roma e poi a Formia. Liberato nel ’37 e devastato da gotta, crisi epatiche e ipertensione, morì una settimana dopo – 46enne – all’alba del 27 aprile. Quando il Pm Isgrò ne chiese la condanna, disse: “Per vent’anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare”. Ci riuscirono. Pertini lo descriveva così: “Occorre immaginare il corpo debole di un pigmeo e, su questo corpo, la testa di un Danton (..) Gramsci è stato certamente il cervello più forte, l’uomo di più vasta cultura che io abbia conosciuto lungo il mio cammino”. gramsci3La Casa Museo di Ghilarza riceve una media di 7mila visite l’anno. Il “partito” ha smesso di sostenerla – 15mila euro annui – con la fine dei Ds. Anche la Regione deve ancora dare i 36mila euro annui del 2014. Resistere è dura e di leader nazionali, in giro, non se ne vedono da tempo. Gli ultimi sono stati Diliberto, Bertinotti e Vendola. Mai visto un renziano di grido, a parte una comitiva guidata da Pigliaru prima delle Regionali 2014. “Anche D’Alema non viene dai tempi della FGCI”, raccontano i volontari che ora ne sorreggono,  da soli e senza aiuto, tutto il peso. A fine anno vorrebbero ricordare Nanni Loy, altro sardo dimenticato, nato 90 anni fa e morto due decenni or sono, ma pure quella sarà un’impresa: arduo, al tempo di questa generalizzata idiozia conquistata a fatica, esercitare il rivoluzionario diritto e dovere della memoria. (Il Fatto Quotidiano, 23 settembre 2015)

14 Comments

  1. è proprio questo che intendevo nell’altro articolo su Ivan Graziani, non esiste comune in Italia anche il più piccolo e sconosciuto che non nasconda ricchezza culturale che per motivi oscuri si va lentamente perdendo, incuria, ignoranza, interessi speculatori o peggio perchè si prova vergogna della propria storia.
    Questo articolo ben scritto è anche struggente, sapere e veder dimenticare o perdere per sempre la memoria storica che ha reso questa Italia un immenso patrimonio culturale nel quale immergersi e scoprire d’essere possessori di una parte consistente delle scibile umano fa incazzare avvelenare il sangue per come sia possibile avere la peggiore classe politica e dirigente d’occidente, che distribuisce ad alcuni cittadini 80€ ad altri 500 per insegnare cosa, l’ignoranza?

  2. Andrea Scanzi è un giornalista battagliero. Non si può dire che sia ossequiente al potere come dovrebbe chi fa quella professione. E’ anche bravo e documentato nei suoi articoli o quando appare in TV. L’articolo è una denuncia forte e sacrosanta dell’abbandono da parte della cosiddetta sinistra attuale di ogni memoria.
    Ma, sul preteso episodio, accennando ai “Quaderni del carcere, che “Il 34esimo sarebbe andato perduto per volere di Togliatti, impaurito dal fatto che proprio in quel quaderno Gramsci avesse vergato il suo allontanamento dal comunismo e l’inatteso approdo al liberalismo” stiamo fuori strada.
    Sul rapporto Gramsci-Togliatti, anche sulle loro diversità e contrasti, hanno indagato storici insigni come Paolo Spriano e insigni giornalisti come Giuseppe Fiori. Essi hanno dimostrato come al di là dei contrasti non ci fu nessuna separazione. Tanto meno un approdo al liberalismo testimoniato da un fantomatico quaderno che per ultimo avrebbe dovuto contraddire sostanzialmente tutta la riflessione e tutta la ricerca dei precedenti 33 che Gramsci aveva svolto da combattente qual era e fu fino all’ultimo minuto; e non da pensionato o apostata della rivoluzione quale ancora oggi lo si vorrebbe far passare. In questo vero e proprio florilegio di sciocchezze, anni fa ebbe corso anche una pretesa conversione di Gramsci al cattolicesimo negli ultimi giorni della sua vita sofferente nella clinica Quisisana.
    Purtroppo oggi queste sciocchezze storiografiche hanno libero corso nel vuoto di memoria storica prodotto dalla cosiddetta sinistra attuale. Di cui è ultima testimonianza, per non dire ludibrio, l’abbandono della casa-museo di Ghilarza.

  3. Salve,ottima ricostruzione,un aggiunta non avrebbe guastato, Il compito in classe che G. fece al Liceo dal Titolo se non ricordo male ” Oppressi e Oppressori” uno specchio della società attuale.

  4. Buona ricostruzione, anche se sul trentaquattresimo quaderno ci sono misteri e dubbi, la tua ipotesi è la più accreditata. Ma non mi interessava discutere di questo.
    Piuttosto vorrei aggiungere una testimonianza da sarda adottiva da quasi più di quarant’anni.
    Sono andata parecchie volte a visitare la casa di Gramsci che per me ha un fascino particolare, dettato dall’ammirazione per l’uomo più che dalla curiosità di ritrovare i suoi occhiali.
    La casa museo è sempre vuota, i visitatori sono pochi, anzi pochissimi (forse quei settemila si concentrano nell’arco dei due mesi vacanzieri), per il resto, non solo la regione e il pd, ex Ds, ex Pci, non fanno nulla per promuovere visite, ma ho sempre avuto il sospetto che tendano addirittura di ostacolarle.

  5. Non si capisce la ragione per cui oggi come oggi in tante parti del mondo dove il comunismo ha esistito in forme più o meno totalitaristiche, c’è un rifiuto totale di ricordare quelli che hanno lasciato un impronta personale di forte carattere e resistenza.Sembra una forma di negativismo psicologico e di opposizione a qualcosa che
    pur essendo stato un paradosso, porge un limite superiore alla mente umana oltre cui tutto è vuoto.

  6. Questo articolo è molto bello….E’ giusto , anzi più spesso, scrivere su questi uomini di cultura… Pensa ,mi sono anche commosso sulla dichiarazio ne di Pertini…C’è però la situazione togliattiano ..con la quale io non condivido. Sicuramente sbaglio..non sono un intellettuale, però ho cercato di capire alcune questioni. E allora , qualche settimana fa, mi sono ri-letto “Palmiro Togliatti” di Giorgo Bocca…e nell’insieme non mi porta ad arrivare al giudizio antigramsciano. Probabilmente non capisco ma mi adeguo!

  7. E anche se andasse Renzi cosa cambierebbe; è la memoria storica che conta e quindi la nostra cultura e ciò che rimane alle nuove generazioni, a mia figlia. La scuola non dovrebbe servire anche a questo?

  8. Ho avuto il privilegio di vedere e sentire dal vivo ( a Villacidro, in Sardegna) Andrea Scanzi, uno dei pochissimi giornalisti italiani capaci di svolgere il loro mestiere in modo eccellente. Sa ” svegliare” le coscienze, è arguto e preparatissimo.
    Grazie, Andrea, c’è davvero bisogno di professionisti come te in questa italietta dei ex berlusconiani e ora renziani.

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