Fenomenologia degli italiani in volo, tra ritardi e applausi

volo4Viaggiare in aereo è ormai prassi, ma per molti il volo resta qualcosa di insondabile. Paura e disabitudine scatenano reazioni bizzarre, che portano anche in Italia alla creazione delle seguenti tribù.
Metallari. Oltrepassano il controllo con le tasche ancora piene di chiavi, monete, smartphone, coltelli, monili in titanio e bazooka. Poi, quando il metal detector suona, si arrabbiano come Cacciari in tivù e gridano che “è uno scandalo, in questo paese non funziona proprio nulla!”.
Zelanti. Non appena vedono qualcuno avvicinarsi al gate, scattano in piedi e si mettono in fila. A quel punto aspettano per ore, devastati nelle articolazioni e straziati dai crampi, ma disposti a tutto pur di non perdere la posizione. Il fatto che, nel loro volo, il posto sia già assegnato e dunque fare la fila non serva sostanzialmente a nulla, è un pensiero che non li tocca. Mai.
Finestrinati. Hanno il posto corridoio, però vogliono stare al finestrino. Arrivati davanti al sedile assegnato fanno finta di nulla e dicono che “avevo chiesto il finestrino, come diavolo è possibile?”. Esaurita la sceneggiata, chiedono – anzi impongono – a chi ha il posto finestrino di cederglielo. Se ciò non accade, gridano teatralmente che “Non c’è più educazione, cazzo!”. E si siedono al loro posto con il broncio di Fedriga quando gli danno torto sull’immigrazione.
volo1Prioritari. Non hanno il biglietto “priority”, ma provano comunque a imbarcarsi prima degli altri. Si mimetizzano con scaltrezza, rubano figli e passeggini altrui per elemosinare pietà, recitano la parte dell’uomo d’affari aduso agli aeroporti. Quindi, un attimo prima della vittoria, porgono con sicumera il passaporto. Scaduto da 19 anni.
Religiosi. Li riconosci perché, prima del decollo e in coincidenza con l’allegra litania del “cosa fare in caso di disastro” recitata dalle hostess, si fanno il segno della croce ripetutamente. Chi li osserva, di rimando, si tocca per scaramanzia i genitali. Ne nasce un mantra di riti apotropaici abbastanza ameno, tipo “Gioca-Jouer ad alta quota”: “Croce!”, “Zebedei!”, “Volare!”, “Cadere!”. E via così.
Plaudenti. Tribù perlopiù italica che, a ogni atterraggio, applaude con fare liberatorio. Si presume che la stessa gente, quando prende un taxi e il tassista li conduce nonostante il traffico a destinazione, per coerenza li ringrazi intonando laTraviata. O, quantomeno, cantando a cappella l’inno di Allevi.
Connessi. Nonostante i divieti più volte ripetuti, si limitano a fingere di spegnere lo smartphone. Lo nascondono da qualche parte, quasi come le caccole a scuola sotto il banco (che bella immagine) e dopo il decollo riprendono a smanettare come nulla fosse. Quando gli viene fatto notare che un messaggio su Whatsapp non vale forse un disastro aereo, replicano stizziti: “Ehi, devo sapere che ha fatto la Roma col Frosinone!”. Ed è lì che capisci, definitivamente, che per l’animale uomo non c’è speranza.
Valigiati. Pretendono di imbarcare, come bagaglio a mano, valigie di otto metri e sette quintali. Di fronte alla fermezza della compagnia aerea, minacciano inviperiti di fare reclamo e lamentarsi con chi di dovere, “non finisce mica qui!”. Mesi dopo, all’apice del loro sdegno civico, li trovi a Forum. Nel ruolo di figuranti ilari.
Spaesati. Non trovano mai il loro posto: “Sa mica dov’è il 7A?”, “Ha per caso visto il 12C?”. Pascolano su e giù per l’aereo, senza pace e più che altro senza che nessuno li aiuti. Alla fine, quasi sempre, viaggiano nella stiva. Per non disturbare.
Rallentati. Impiegano dalle quattro alle sei ore per mettere il bagaglio a mano nella cappelliera. Nel frattempo, sul volo, si è formata una coda enorme: chi sviene, chi bestemmia, chi accoltella il tizio davanti per guadagnare qualche centimetro. Prima o poi il Rallentato riuscirà a mettere il bagaglio e chiudere la cappelliera, ma sarà sempre troppo tardi: il volo sarà già partito, con almeno un terzo dei passeggeri rimasto a terra. Pazienza.
Neanderthaliani. Chissà perché, tutti i piloti si esprimono in un idioma incomprensibile: più che parlare, gorgogliano. Se ad esempio devono dire “La durata del volo è di circa 2 ore”, farfugliano “Ghmgh durghvol circhgmore”. E tu non capisci una mazza e un po’ ti girano, perché magari lui ha appena detto al microfono: “Stiamo precipitando porca troia”. E sarebbe stato forse utile comprenderlo. L’unica spiegazione plausibile è che tutti i piloti siano uomini di Neanderthal in incognito e come maestro abbiano avuto Java, l’amico di Martin Mystère.
volo3Accumulatori. Quando passa il carrello del cibo prendono tutto, ma proprio tutto, “tanto è gratis ah ah ah”. Taralli rinsecchiti si mescolano a frollini tristi, mentre il viaggiatore arraffa birra, vino, Coca Cola Zero (per star leggeri), cioccolatini di ghisa fondente e succo Ace (“Han detto in tivù che fa bene”). Poi, alla prima turbolenza, vomitano anche l’anima.
Taccagni. Pure loro, alla vista del carrello del cibo, perdono ogni contegno e arraffano di tutto, solo che poi scoprono che in quel volo lo spuntino non è gratis. E’ allora che, per nulla imbarazzati, restituiscono la mercanzia: “Sticazzi. Tanto neanche ci avevo fame”.
Dormienti. Imbottiti di melatonina o anche solo naturalmente predisposti al letargo, si addormentano non appena si siedono. Poi, come muezzin rancorosi, cominciano a emettere suoni oscuri. Borbottano, fischiano, russano. E a ben guardarli un po’ sbavicchiano. Ovviamente sono seduti proprio accanto a te. E ovviamente è un gran bel viaggiare. (Il Fatto Quotidiano, 11 settembre 2015)

14 Comments

  1. I chiaccheroni ( di cui faccio orgogliosamente parte) solo per distrarsi durante il volo e non pensare che di essere a tot metri dal suolo. Una volta atterrati non ti filano più , il tuo compito di averli distratti tra il decollo e l’atterraggio si esaurisce appunto una volta toccato terra.

  2. Esercito la professione di Neanderthaliano da un po’ più di dieci anni e devo dire che questo articolo è ritratto eccellente e spiritoso della clientela media (e del pilota medio, arghfhggg).
    Lavorandoci un po’ sopra potremmo arricchire lo spettro fino ad essere quasi capaci di riempirci un mazzo di carte per il Mercante in Fiera: “ho qui tre carte…. le più fortunate! Un “rallentato”, uno “zelante” e un “religioso”. No, non è vero che il religioso esce sempre per primo! Partiamo da 3 euro!”

  3. dopo migliaia di ore di volo mancano…
    1) i frettolosi: si alzano in piedi già quando l’aereo inizia la discesa e si mettono in coda alla porta nella speranza di “chi prima arriva meglio alloggia” ( poi finiscono in fila come gli altri ad aspettare la valigia ).
    2) i poliglotti: qualsiasi sia la lingua anche l’italiano non capiscono, non sanno leggere un tabellone e si lamentano

  4. Gli infanti!!! Ti sei dimenticato degli infanti!!! Quelli che iniziano a frignare non appena chiudi gli occhi. E non importa se il volo è di 1 o 8 ore, e neanche che loro non ti riescano a vedere. Puntualmente, appena stai per chiudere gli occhi, un bambino seduto proprio nel posto dietro al tuo, che al momento nel decollo era occupato da un businessman, inizia a piangere, urlare, chiamare la mamma, il papà, la maestra, il cane etc facendoti ricordare la mancata beatificazione di Erode.

    • 😀 😀 😀

      Attento che ora arriva l’esercito delle “FARE-LA-MAMMA-è-IL-LAVORO-PIU’-BELLO-DEL-MONDO-ED-E’-FATICOSISSIMO!-COME-TI-PERMETTI-DI-IRRIDERE-IL-MIO-SANTISSIMO-PARGOLO?”

  5. Aggiungerei anche la categoria dei Telefonanti: sono sempre costantemente al telefono con qualcuno, dal check-in all’imbarco financo in autobus, con qualche familiare oppure piu’ spesso per lavoro (e solo loro lavorano, tutti gli altri passeggeri viaggiano per divertimento), ma in entrambi i casi devono utilizzare un tono di voce che permetta a tutti di cogliere ogni singolo dettaglio della conversazione, che si tratti della regolarita’ intestinale dei bambini oppure della stronzaggine del cliente oppure di quanto si e’ mangiato male all’estero.

  6. Hai dimenticato la categoria ” fai come se fossi a casa tua”. Gente che sale sull’aereo e si toglie le scarpe (mostrando quasi sempre calzini di colori improbabili, bucati o con piacevoli chiazze di sudore variopinte), stende le gambe invadendo lo spazio del passeggero accanto e inizia a scaccolarsi di nascosto fingendo di grattarsi il naso.

  7. e quelli che appena i carrelli toccano terra, sono già in piedi a fare la fila per scendere e restano 20 minuti in piedi spingendosi !!!

  8. D’accordo su tutto, ad eccezione di quello scritto sugli “Zelanti”. C’è chi si mette in coda nonostante il posto assegnato per evitare di dover imbarcare in stiva il proprio trolley quando si supera l’eventuale limite deciso dalla compagnia (ad esempio, Ryanair oltre il 90esimo trolley, li fa mettere tutti nella stiva)

    • Ne manca uno: quelli che odiano i connessi! Ad ogni volo evidentemente sfiga vuole che sia vicino ad uno che gli puzza la vita e non spegne il cellulare. Fulminò con lo sguardo, a volte mi lascio scappare pure commenti a voce alta, ma niente. Io darei licenza di ‘togliere lo smartphone e buttarlo fuori dall’aereo in corsa’

    • hai dimenticato quelli che hanno una paura fottuta e si reggono ovunque tremanti per tutto il viaggio presi in giro da tutti (io)

      • Non sono solo gli italiani, purtroppo. Questi tipi umani me li ritrovo tra le palle ad ogni volo, con qualsiasi compagnia, qualsiasi destinazione, e di qualsiasi origine siano i viaggiatori medesimi.
        E comunque hai dimenticato la categoria peggiore di tutte: quella dei genitori di pargoli che strillano a pieni polmoni per tutta la durata del volo (specie se intercontinentale), e che non fanno una beneamata mazza per calmarli e/o stordirli… perché, ovvio, se loro hanno deciso di procreare, tutti dobbiamo pagarne le conseguenze

        • E comunque ti sei clamorosamente dimenticato gli “esperti” di volo, quelli che danno il voto al pilota e discettano di bravure o stroncature del cockpit in ogni volo della loro avventurosa vita di viaggiatori originali a Miami/Ibiza/Palma/Londra/Sharm. Peccato non sappiano neanche cosa sia la portanza alare e che siano vittime (in)consapevoli di analfabetismo funzionale…

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