Fognini e il confine tra maledettismo e maleducazione

The Internazionali BNL d'Italia 2014 - Day TwoIl confine tra maledettismo e maleducazione è labile, e Fabio Fognini lo oltrepassa spesso. Ultimamente quasi sempre. Per la prima volta dai tempi di Panatta e Barazzutti, sembrava possibile che un tennista italiano tornasse nei top ten. Il momento chiave era la primavera, Roland Garros e dintorni, ma Fognini (13 al mondo a marzo) ha sbagliato quasi tutto, raggiungendo livelli di masochismo becero al cui confronto Canè pare quasi un lord. A Parigi ha sprecato un tabellone irripetibile e ad Amburgo – dove difendeva il titolo – è riuscito a perdere al primo turno con Krajinovic, serbo 149 al mondo. Ora l’obiettivo non è più entrare nei 10, casomai restare nei 30. Mercoledì Fognini si è pressoché suicidato mediaticamente, più di quando Bracciali pose di fatto fine alla sua carriera di singolarista, sciorinando a Wimbledon 2006 una liturgia di bestemmie contro Bjorkman (Gianni Clerici interruppe la telecronaca). Fognini, con Krajinovic, non si è “limitato” al rosario immutabile di doppi falli e monologhi, warning e racchette spaccate, falli di piede e parolacce, multe e 6-0 (o per meglio dire “sei-neuro”). Ha pure bofonchiato uno “zingaro di merda” rivolto al serbo. E per questo si è guadagnato titoli e (giusti) strali di tutti, a partire da coloro che magari neanche l’hanno mai visto giocare. Fognini, forse per disinnescare le critiche, è solito retwittare la babele di insulti che riceve. Poi, sempre su Twitter, posta una foto con McEnroe, di cui condivide irascibilità ma non grandezza. E’ l’italiano più futuribile dai tempi di Camporese e fuori dal campo non è né maleducato né razzista, al massimo un po’ sbruffone e noiosamente frignone con i giornalisti. Travolto dalle polemiche, ha elaborato scuse sgrammaticate ma sincere: “Sarò folle, antipatico e starò anche sprecando il mio talento, ma una cosa non sono, razzista. Ho detto zingaro in un momento di rabbia e sicuramente non ho dato un peso culturale e “geografico” alla parola. Le mie scuse le faccio al mio avversario e a tutte le persone che si sono sentite offese per queste pur consapevole che non nutro nessuna forma di razzismo verso ogni persona animale sesso idee…”. E ancora: “Bene, dato che è la cosa più importante cui parlare non mi vergogno a dirlo: HO SBAGLIATO, non volevo offendere nessuno, conosco FILIP (Krajinovic) molto bene e chi fa sport sa che a volte si va oltre dicendo cose senza senso (vedi il calcio); “Non volevo offendere nessuno, RIPETO ho sbagliato!!! Spero che voi giornalisti riportiate anche questo!!! Grazie”. Sorta di Balotelli della racchetta, Fognini ha l’attenuante di praticare uno sport non di squadra (dunque risponde solo a se stesso) e l’aggravante di frequentare una disciplina in cui il garbo è quasi un obbligo (anche solo una parolaccia è percepita come irrituale e sgradita). Nel tennis puoi permetterti l’abbonamento al delirio solo se ti chiami McEnroe o Nastase, e Fognini non è né l’uno né l’altro. Non ha neanche mai brillato per gusto. E’ poco elegante persino il suo soprannome, “Fogna”, che scriveva goffamente a penna sulla maglietta nelle prime uscite al Foro Italico. Non fa più notizia per i risultati, bensì per altro: le foto nudo per beneficenza, il fidanzamento con Flavia Pennetta, le sclerate a getto continuo. Merita di più, meriterebbe di più: la speranza è che lo capisca, o che qualcuno lo aiuti a capirlo. Il tennis non è un presepe e il “pazzo” serve alla trama: sia benedetta la follia, a patto però che non si riduca a mera maleducazione triviale e irricevibile. (Il Fatto Quotidiano, 18 luglio 2014, Extended Version)

One comment

  1. Fognini è solo la personificazione di un sistema Tennis maschile che da anni non da frutti. O meglio, ne da ma non sono all’altezza. Non ci sono buoni esempi, non c’è umiltà dietro a questi personaggi. Si salva, a mio parere, solo Seppi sotto questo punto di vista. La figura dell’educatore è venuta a mancare ovunque nella società e il tennis, che credo sia la cartina tornasole della sportività, ne ha risentito con maggiore evidenza. Forse bisognerebbe iniziare a pretendere un po’ di più da noi stessi e dagli altri, senza accontentarsi di dar la colpa all’erba scivolosa, alle scarpe, alla racchetta ecc… per puntare a migliori risultati e ad un generale balzo in avanti di civiltà. Mi fa piacere comunque che si parli un po’ di tennis. è un grande sport, un maestro di vita (se si impara ad ‘ascoltarlo’).

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